Cari pastori aiutateci a far sentire ai nostri figli LGBT+ l’amore di Dio!
Lettera aperta ai pastori* di Mara Grassi e Agostinello Usai, genitori cristiani con un figlio LGBT+ de La Tenda di Gionata
È un momento di Sinodo quello che stiamo vivendo ora e come ci ha ricordato Mons. Erio Castellucci domenica 8 gennaio scorso nella Piccola Scuola di Sinodalità è necessario un ascolto profondo dell’intero popolo di Dio. Il Sinodo è un cammino e la Chiesa che si pone alla sequela di Gesù non può essere statica, la scuola di Gesù è la strada, anche se scomoda e rischiosa.“Gesù si lascia provocare, si lascia, potremmo dire anche cambiare i programmi dalla gente che gli viene incontro nei villaggi sulle rive del lago, nelle case”.
Come non pensare all’incontro di Gesù con la Cananea. Le parole di questa mamma lo scuotono, perché nel suo amore materno, viscerale, forte, insistente vede il Padre che gli sta dicendo: Tu non sei stato mandato solo alla casa dei figli di Israele, sei stato mandato a tutti, anche ai pagani. «Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’, il demonio è uscito da tua figlia» (Mc 7, 24-30).
Gesù è attento alla Parola che la realtà esprime. Per noi, genitori di un figlio gay, la parola di Dio che ci ha cambiato la vita, è stata proprio nostro figlio. Genitori fortunati, perché siamo stati costretti ad andare sotto la tavola e lì, vi assicuriamo, le cose si vedono diversamente. Cambia lo sguardo, purificato dalle lacrime.
Anche noi come la Cananea abbiamo un obiettivo chiaro davanti: salvare i nostri figli dalla sofferenza che gli è stata inflitta anche per la scelta che molti hanno dovuto compiere tra la fede e la loro condizione di vita”.
“Papa Francesco, ci ha ricordato mons. Erio, ha richiamato la necessità di una ermeneutica pellegrina, cioè di una di una lente di lettura della realtà, che si metta in cammino.
Noi cristiani non possiamo pensarci come semplici detentori di una verità da divulgare agli altri rimanendo noi stessi tali e quali prima, quasi fossimo immutabili. La sequela scomoda anche noi, deve scomodare tutta la Chiesa.
La verità si realizza in cammino. I discepoli e le discepole di Gesù cambiavano nel cammino, imparavano, maturavano perché si lasciavano provocare dalle situazioni differenti che incontravano e dalle parole sempre nuove e provocatorie di Gesù”.
Potete immaginare lo sconvolgimento che porta in una famiglia credente la scoperta di un figlio gay, altro che provocazione!!! Ma è una fortuna, dicevamo, perché di sicuro non potevamo rimanere come prima, nelle sicurezze di una religiosità in cui avevamo già tutto chiaro. “Cosa vuoi Signore in questa realtà che ci sconvolge?”.
Nel nostro caso ci siamo resi conto che avevamo un’immagine sbagliata di Dio perché non era concepibile un Padre che non amasse tutti i suoi figli “così come sono”. Allora abbiamo provato, anche se con grande travaglio e continuiamo a farlo, ad ascoltare la voce dello Spirito, nel tentativo di cercare la verità e il bene e da questo bene nostro figlio e il suo modo di amare non possono rimanere fuori.
Vorremmo che questo momento rappresentasse una contaminazione di esperienza. Ricordiamo il brano in cui Gesù incontra Filippo e lo chiama. “Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi»”. (Gv 1, 46).
Natanaele contrappone alle parole di Filippo il suo pregiudizio sugli abitanti di Nazareth.Ognuno di noi non è mai imparziale quando pensa o giudica qualcosa, ma è sempre dentro un condizionamento, un pregiudizio che si è venuto a creare proprio a causa della vita che ha vissuto fino a quel momento. La cosa più sbagliata che possiamo fare è chiamare Verità solo le convinzioni che si sono sedimentate dentro di noi. Non esiste modo migliore per conoscere la Verità se non quello di lasciarci mettere in discussione dall’esperienza: “Vieni e vedi” gli dice Filippo. Sappiamo che Natanaele accetta e proprio per questo incontrerà un uomo che gli avrebbe cambiato la vita, Gesù il Figlio di Dio. Ma tutto questo non sarebbe stato possibile se si fosse accontentato dei suoi pregiudizi.
Ascoltare la realtà significa ascoltare Dio. “La realtà ci mostra un lato nuovo e mai considerato delle nostre presunte conoscenze che si scontrano con la forza dell’evidenza ( d. P. Cugini).
Fortunati perché la realtà di nostro figlio ha smantellato quelle interpretazioni, assimilate fin dall’infanzia, che noi ritenevamo verità e professavamo insieme a chi condivideva la nostra vita.
Raccontandovi le nostre storie, noi vogliamo farvi partecipi della bontà del vissuto dei nostri figli quando possono vivere in pienezza la loro vita, essendo se stessi e uscendo dal nascondimento.
Per noi è importante parlare a dei presbiteri, perché è a voi che noi genitori cattolici e i nostri figli cresciuti in parrocchia si rivolgono per primi. Vorremmo risparmiare a tanti quello che noi abbiamo vissuto.
Accoglieteli come dice il Catechismo (n.2358) con rispetto, compassione, delicatezza.
Il Card. Semeraro nella prefazione al libro di don Fumagalli scrive: “Com’è possibile che, invece di accompagnare situazioni già di per sé estremamente complesse, noi rendiamo addirittura inestricabile tanta complessità?” e più avanti dopo aver raccontato dell’incontro con un giovane omosessuale scrive: “ E io rimasi lì, col dolore di quel pianto, con l’impossibilità di aggiungere una sola parola, con lo sbigottimento di chi si accorge di essere parte di una Chiesa che, invece di consolare, è stata causa di ulteriore dolore e sofferenza”.
Nel Vangelo di oggi Gesù incontra il lebbroso: “Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!» (Mc 1,40-45).
Compassione cioè patire con. Gesù tocca il lebbroso. È un gesto proibito e soprattutto pericoloso visto l’alto rischio di contagio Quest’uomo si vede guarito ma soprattutto si sente amato da qualcuno che non inizia ad amarlo dopo la guarigione, ma proprio mentre è lebbroso. Ed è proprio questo amore la causa della sua guarigione.
I nostri figli non hanno bisogno di guarigione perché non sono malati, ma come tutti hanno tanto bisogno di amore, aiutateci a far sentire loro l’amore del Padre.
* Testimonianza originariamente preparata per la Giornata di formazione presbiterale dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola e della diocesi di Carpi (12 gennaio 2023)