Mons Anatrella sospeso per abusi sessuali. Fu l’inventore del Gender e teorico della cura dell’omosessualitá
Riflessioni di Massimo Battaglio
Ieri, dal Vaticano, è giunta la notizia delle pesanti sanzioni erogate dal Dicastero per la Dottrina della Fede a mons Anatrella, il famoso prete-psicoterapeuta che, anni orsono, si dedicava alla cura delle persone omosessuli. Lo faceva in modo molto singolare: da una parte prometteva loro di sollevarli dalla loro “tendenza”; dall’altra, se ne approfittava.
Non ho paura a metterla in questi termini perché è tutto appurato. I reati imputatigli, e cioè di aver molestato diversi suoi “pazienti” tra i quali uno minorenne, sono stati riconosciuti. Li aveva esaminati innanzitutto il tribunale penale di Parigi (Anatrella vive e opera in Francia), dove tuttavia sono caduti in prescrizione. Ma anche il competente foro ecclesiastico aveva preso in carico le denunce e, dopo averle vagliate nel luglio 2016, non ha potuto fare a meno di interpellare l’ex Sant’Uffizio (quello che una volta si chiamava tribunale dell’inquisizione).
Lì, le cose si sono mosse più celermente. Un primo processo canonico si è concluso nel 2018 con la sospensione di mons Anatrella dalla pratica pastorale per aver abusato sessualmente di almeno cinque persone da lui assistite, tutti giovani adulti.
Ora, precisamente martedì 17 gennaio 2023, l’arcivescovo di Parigi informa che l’imputato ha subito ulteriori provvedimenti disciplinari: non potrà più esercitare attività correlate alla psicoterapia, né pubblicare opere o partecipare a convegni ed eventi pubblici. Inoltre dovrà rinunciare a confessare e a presiedere celebrazioni pubbliche o concelebrare. In pratica, anche se il verbale di ammonizione non lo dice esplicitamente, il prete psicoterapeuta è sospeso a divinis.
Perché interessarsi del caso di mons Anatrella? In fondo non è che uno dei tanti preti abusanti. Tra l’altro, non è nemmeno chiaro se le sue lunghe mani abbiano stretto anche minori o no. Cos’ha di speciale?
Ha di speciale che è il più grande teorico delle battaglie contro la “ideologia del gender”. Volendo, possiamo dire che, il “gender”, lo abbia inventato lui.
Nel 2002, in occasione dell’apertura del Sinodo sulla Famiglia, mons. Anatrella aveva partecipato alla stesura di un documento chiamato “Lexicon. Glossario critico di neologismi, termini ambigui e concetti difficili frequentemente usati nei fori istituzionali“. In particolare, in questa specie di enciclopedia dei problemi famigliari, si era occupato proprio di “omosessualità e omofobia”, usando, per la prima volta in sede ufficiale, il termine “teoria del gender”.
Qualunque persona di buon senso avrebbe capito che il neologismo commentato da Anatrella non era da prendere sul serio. Bastava dare uno sguardo alle enormità contenute nello scritto, per capire che l’autore affermava tesi oltre il limite dell’incredibile. Diceva per esempio che le coppie gay vogliono adottare bimbi per esercitare la pedofilia. Identificava omosessualità con la pedofilia, che non è una variante naturale dell’orientamento sessuale ma una malattia e un reato. E avanti così.
Ma le destre francesi, alle prese con la battaglia contro il riconoscimento delle Unioni Civili, ne approfittarono. Il “Lexicon” diventò il loro libretto rosso e la “teoria del gender”, immediatamente diventata “ideologia del gender”, divenne la sintesi teorica dei loro bersagli, cioè le persone LGBT+ e le loro organizzazioni.
E’ singolare che mons Anatrella, quando scrisse le sue castronerie, era già stato denunciato da una delle sue vittime. Un ragazzo lo aveva citato in giudizio sostenendo di essere stato masturbato da lui durante un colloquio di carattere psicoterapico. I fatti risalivano a qualche anno prima e la denuncia era del 2001. Ma forse il Vaticano non aveva a disposizione consulenti altrettanto fantasiosi che potessero mettere per scritto ciò che, in fondo, tutti desideravano. E mons. Anatrella potè proseguire indisturbato.
L’impresa del “Lexicon” rese celebre il monsignore, che da lì cominciò a scrivere diversi testi contro i suoi fantasmi. Nel 2007 uscì con un saggio dal titolo “Felici e sposati. Coppia, convivenza e matrimonio”, in cui ribadiva le sue posizioni anche sul “gender”.
Più tardi, nel 2014, dette alle stampe “Il regno di Narciso. Una società a rischio di fronte alla differenza sessuale negata”. Sulla quarta di copertina, vi si leggeva quanto segue:
“Può un orientamento sessuale ricevere riconoscimento sociale fino ad essere trasformato in una istituzione? Il matrimonio e l’adozione sono possibili a qualunque condizione? È sufficiente l’amore? Si può affermare che un “duo” di persone dello stesso sesso sia equiparabile a una coppia formata da un uomo e una donna? Quale relazione può essere posta a fondamento del legame sociale? Cos’è l’omosessualità? Quali sono le conseguenze della negazione della differenza sessuale a livello sociale e sulla psicologia del bambino?
Nella società contemporanea, si pretende che tutti dispongano degli stessi diritti, indipendentemente dalla propria situazione. Si esige che la società garantisca la realizzazione del desiderio soggettivo, senza considerazione per l’interesse generale. Di fronte alle rivendicazioni dell’attivismo omosessualista (in particolare l’accesso al matrimonio e all’adozione nel contesto di un’unione omosessuale), Tony Anatrella ne affronta i nodi problematici sul piano psicologico e sociale. Un libro per tutti coloro – genitori, educatori, insegnanti, medici o rappresentanti politici – che si interrogano su questo delicato argomento”.
Favoloso. Ancora nel 2015, quando il suo processo stava per cominciare, Anatrella pubblicò ancora un saggio: “La teoria del «gender» e l’origine dell’omosessualità. Una sfida culturale“, che venne lodato dall’allora arcivescovo di Milano mons. Scola come “un esempio emblematico di cosa significhi l’inestirpabile proposta culturale della fede cristiana”. Accipicchia!
Ora, sono gli stessi vertici della Chiesa a fare chiarezza su quale fosse l’esempio del teorico dei “valori non negoziabili”, di fatto confermando che l’ideologia del gender medesima non è che un’impostura uscita dalla mente di un personaggio quantomeno ambiguo.
E non ci si dica che bisogna separare il peccato dal peccatore, l’autore dalle sue teorie e bla bla fratelli. Un conto sarebbe se un intellettuale avesse il vizio del fumo o dell’alcol. Altro è che propaganti una morale sessuale di un certo tipo (peraltro storta e discriminatoria) e poi ne segua un’altra di segno opposto, non solo mettendo in pratica tutto ciò che condanna ma facendolo nel più esecrabile, disordinato, schifoso dei modi, cioè abusando di persone fragili che a lui si erano rivolte con fiducia.
D’ora in poi, chiunque abbia intenzione di prodursi in convegni, prediche, iniziative culturali o politiche “contro il gender”, si ricordi di mons Anatrella.