Le persone omosessuali. Il punto di vista della psichiatria
Abstract* tratto da Omosessuality articolo scientico della psichitra Patricia H Bazemore MD. Coautori: William H Wilson MD, Douglas A Bigelow, PhD pubblicato su emedicine.com
Nonostante l’omosessualità non sia un disturbo psichiatrico, gli psichiatri possono contribuire in modo importante al benessere psicologico delle persone omosessuali che spesso possono avere problemi psicologici dovuti al contesto sociale o famigliare poco accogliente che può provocare in loro varie situazioni di sofferenza. Scopriamo insieme queste problematiche.
Il concetto di omosessualità nella teoria psichiatrica è stato profondamente rivisto negli ultimi 35 anni (Krajeski, 1996). Per la maggior parte del ventesimo secolo, l’omosessualità è stata considerata un disturbo della personalità, sintomo di malattia psichiatrica o malattia psichiatrica essa stessa.
All’inizio degli anni Settanta, l’omosessualità è stata rimossa dalla lista delle malattie mentali della Associazione Americana di Psichiatria con il riconoscimento che l’omosessualità di per sé non rappresenta una malattia mentale. Tale punto di vista è continuato fino ad oggi rafforzandosi sempre di più. Ancora oggi una minoranza di psichiatri sostiene, tuttavia, che l’omosessualità sia sinonimo di malattia ma si tratta di voci esterne al pensiero psichiatrico contemporaneo.
Prima degli anni Settanta, la maggior parte degli psichiatri sposava la tesi comune secondo la quale l’omosessualità era un fatto immorale ed espressione di qualche difetto dello sviluppo della persona (Silverstein, 1996).
Freud aveva preso posizioni più favorevoli pensando all’omosessualità come alla conseguenza di uno sviluppo interrotto. Egli non riteneva che tale interruzione del percorso di sviluppo della sessualità fosse estremamente deleteria poiché gli omosessuali potevano essere psicoanalisti. Altri psicoanalisti vedevano l’omosessualità come l’espressione di problemi più profondi (Socarides, 1978).
Sulla scia di queste opinioni furono pensati ed offerti trattamenti per le persone omosessuali. Psicoanalisi e psicoterapie furono intraprese con l’obbiettivo di curare dalla omosessualità e dalla patologia psicologica che ne era alla base.
Con l’avvento delle teorie cognitive alcuni approcci comportamentali furono proposti (Cautela, 1967; Feldman, 1971; McConaghy, 1972). Talora venivano riportati risultati positivi, fatto non sorprendente, dato il largo numero di pazienti trattati.
Per i soggetti con una solida identità sessuale le prospettive di una “cura” apparivano rare. Ci sono autori e terapeuti che continuano su questa direzione (Nicolosi, 1991). Attualmente questi tentativi si configurano come degli sforzi fuorvianti e non dovrebbero essere ripetuti. Interventi ormonali e chirurgici bizzarri sono stati praticati ma essi non hanno spazio nella moderna medicina.
Negli anni Settanta iniziò la nuova era dell’omosessualità come condizione non morbosa. Nonostante la comunità psichiatrica abbia rivisto le sue posizioni la società persiste nel concepire l’omosessualità come un’anomalia, come conferma una casistica canadese (Sutherland, 2005): 495 degli intervistati ritiene un’anomalia l’essere omosessuale.
Nonostante l’omosessualità non sia un disturbo psichiatrico, gli psichiatri devono contribuire in modo importante al benessere psicologico delle persone omosessuali. Le persone omosessuali possono avere problemi psicologici specifici derivati dal contesto sociale non favorente.
Non è un caso che gli omosessuali siano a più alto rischio di suicidio, depressione ed ansia (Bailey, 1999). L’aumentato rischio di suicidio sembra sussistere in particolare tra i gay più giovani, sotto i trenta anni.
Nel 2004 uno studio inglese riportava che almeno 43% degli uomini e donne gay avevano un problema psicologico e 30% circa aveva tentato il suicidio. Perciò l’attenzione della psichiatria si è rivolta non più all’omosessualità come malattia, ma al trattamento di malattie e disturbi che originano frequentemente in rapporto alla condizione omosessuale che comporta un’ostracizzazione dell’individuo dalla comunità in cui vive.
Al fine di trattare efficacemente le persone, gli psichiatri devono capire la cultura omosessuale ed essere liberi da reazioni emotive verso l’omosessualità per interagire con i loro pazienti in modo compassionevole e professionale. Gli psichiatri devono ascoltare il paziente e comprenderne la cultura, i valori, il contesto esistenziale.
I problemi che lo psichiatra incontra sono spesso in relazione con la fase della vita del paziente. Negli adolescenti il riconoscimento dell’identità sessuale è di frequente riscontro, e la psicoterapia deve fornire il supporto sufficiente per sviluppare un senso di sé più forte e sicuro. Nei soggetti adulti le relazioni familiari e sociali possono rappresentare fonte di problemi e situazioni di sofferenza.
Gli omosessuali possono presentare disturbi di adattamento, risultante di stress cronico in relazione alle stigmatizzazioni e alle violenze sociali di cui sono oggetto. La discriminazione della società verso gli omosessuali è una realtà.
Gli omosessuali subiscono più violenze degli eterosessuali (Russell, 2001). In più, gli omosessuali si portano dietro un’immagine negativa di se stessi e devono lottare contro forme di autopersecuzione.
Come le coppie eterosessuali anche quelle omosessuali possono avere problemi relazionali. La terapia di coppia può essere di aiuto. Le terapie di coppia sono simili a quelle proposte per gli eterosessuali e mirano a sviluppare le capacità di comunicazione, l’esplorazione dei valori positivi della coppia, le aspettative all’interno della relazione e le problematiche di realizzazione come singolo e come coppia (Glick, 2000).
Nonostante queste somiglianze ci sono poi delle diversità specifiche nel cotesto delle relazioni omosessuali che meritano attenzione.
Negli Stati Uniti l’omosessualità continua ad essere oggetto di controversie. Molti si oppongono all’omosessualità adducendo ragioni etiche e religiose. Gay e lebiche rimangono emarginati e oggetto di discriminazione, Il termine di omofobia è nato per esprimere il contesto negativo in cui gli omosessuali vivono.
La maggior parte delle persone si trova a disagio nel trattare temi relativi all’omosessualità e nell’interagire con omosessuali. Essi superano il disagio evitando l’argomento. L’omofobia fa riferimento anche agli atteggiamenti di autodisprezzo e autocommiserazione delle perone omosessuali.
La società sta, in ogni caso, iniziando a rispondere ai bisogni legittimi delle persone omosessuali in molti modi importanti. Molte associazioni umanitarie come Amnesty International e l’Unione Americana delle Libertà Civili si stanno battendo per i diritti legali degli omosessuali.
Tematiche attuali sono l’estensione dei benefici delle assicurazioni sanitarie ai patners e ai figli di coppie omosessuali e l’introduzione di leggi che proteggono dalla discriminazione. Il cambiamento è stato promosso anche dal riconoscimento del forte potere di acquisto delle comunità gay.
Molte attività economiche hanno come oggetto i bisogni ed i desideri degli omosessuali, dal turismo agli investimenti sulla casa. I pubblicitari cominciano a dipingere ritratti positivi delle coppie omosessuali, incluse coppie con bambini.
In popolazioni confinate, come le comunità delle prigioni, comportamenti omosessuali sono frequenti. Essi prendono la forma, spesso, di violenze sessuali perpetrate dai più anziani che si percepiscono eterosessuali nei confronti dei più giovani o di soggetti da poco arrivati, specialmente se questi ultimi hanno atteggiamenti passivi ed effeminati o sono percepiti come deboli.
Lungi dall’avere qualcosa in comune con l’omosessualità del mondo esterno tale fenomeno trae le sue radici dall’assenza di soggetti di sesso opposto e dalle dinamiche di potere e di affermazione reciproca che non sono regolate e sorvegliate adeguatamente.
Le coppie di omosessuali si formano per soddisfare i seguenti bisogni: cibo, casa, sicurezza, espressione sessuale, procreazione, assistenza reciproca, stato sociale, comunione interiore, amore, affetto, pienezza di sé. La natura ed il grado di coinvolgimento variano da coppia a coppia. I due soggetti possono vivere insieme e formalizzare la loro unione con cerimonie civili o religiose.
Tali coppie sono sempre più presenti e riconosciute dalla legge, come attestano la legislazione del Vermont e del Connecticut che promuovono le Unioni Civili. Nel Novembre del 2004 in occasione delle elezioni, 11 stati hanno approvato emendamenti alla propria costituzione a favore dei diritti dei gay.
La maggior parte degli Americani pur continuando ad essere contraria al matrimonio gay vede con favore l’esistenza delle Unioni Civili.La coppia omosessuale inizia su di un terreno particolare (Coleman, 1996; Herbert, 1996; McWhirter, 1996).
Mentre gli eterosessuali all’interno del disegno di coppia accettano acriticamente ruoli, immagini e competenze, gli omosessuali compiono scelte più consapevoli e decidono e dirigono in modo più attivo la vita relazionale.
Essi decidono in maniera più consapevole il grado di indipendenza reciproca, la distanza emotiva da rispettare, e altri attributi della vita di coppia.
Almeno nel mondo occidentale, gli omosessuali più frequentemente scelgono consapevolmente la quantità e la qualità dei rapporti con altri soggetti, l’attribuzione dei ruoli interni e dello stile di vita, in generale. In più le coppie omosessuali elaborano al loro interno più di quelle eterosessuali strategie e modalità di rapporto al mondo esterno, probabilmente perché quest’ultimo è più ostile e difficile.
Anche se ogni coppia omosessuale è un mondo a parte, si possono fare alcune generalizzazioni. Ad esempio, le coppie gay differiscono da quelle lesbiche. Nelle coppie gay tendenzialmente maggiore enfasi hanno i rapporti sessuali, più deboli sono i legami tra coinvolgimento sessuale ed emotivo, c’è meno esclusività quanto a patners, più importanza per l’autonomia e l’esplorazione di esperienze diverse. Anche i primi studi sull’omosessualità sono influenzati da questi aspetti e si sono concentrati su esperienze di piacere al di fuori di un contesto relazionale più complesso e duraturo. Gli omosessuali maschi hanno, generalmente, molti più patner sessuali degli eterossessuali.
Uno studio sui disturbi della erezione e della eiaculazione ha mostrato che la disfunzione erettile aumenta con l’età insieme all’ansia da prestazione sia in maschi omo- che etero- sessuali. Nel complesso mentre i maschi gay hanno livelli più elevati di ansia da prestazione, l’eiaculazione precoce affligge più frequentemente maschi eterosessuali (Bancroft, 2005).
I problemi legati al rischio AIDS sono motivo di paure e soffrenza per le coppie gay, specialmente quando uno dei due patner ha contratto l’infezione da virus HIV oppure ha comportamenti a rischio.
Le forme più frequenti di attività sessuale nei gay maschi sono la masturbazione ed il rapporto orale, la frequenza di pratiche sessuali a rischio di trasmissione di malattie infettive, come rapporti anali non protetti, o l’avere più patners, è cambiata in rapporto allo spettro della AIDS. Tuttavia, mentre dapprima la paura sembrava aver rafforzato comportamenti più prudenti, recentemente, sono ritornati prevalenti comportamenti più a rischio, associati ad indifferenza nei confronti delle campagne informative (Seal, 2000).
Se la malattia e la morte sono inesorabilmente presenti nella storia di ogni relazione, L’AIDS ha anticipato questo incontro per moltissime coppie gay.
Le coppie lesbiche hanno invece tipicamente espressioni diverse, dando meno importanza ai rapporti sessuali, e sottolineando gli aspetti di intimità ed esclusività della relazione, con una tendenza a mantenere rapporti fissi nel tempo. Molte sono le donne omosessuali che hanno avuto precedenti relazioni eterosessuali, matrimoni e anche figli. Alcune di queste donne ritornano a relazioni eterosessuali al termine di un rapporto omosessuale.
Le più frequenti forme di attività sessuali tra le lesbiche sono rappresentate dai rapporti ora-genitali, e dalla masturbazione reciproca. L’autostimolazione è generalmente preferita. L’uso di peni artificiali, stimolazione anale e altre pratiche è decisamente meno frequente.
Quando si prendono in considerazione i bisogni medici degli omosessuali, si esaurisce spesso l’argomento riferendosi all’AIDS. Gli omosessuali hanno altrettanti bisogni come gli eterosessuali ma spesso richiedono attenzione ancora più particolare per la maggiore problematicità sociale della condizione omosessuale, la maggiore frequenza di problemi di natura psicologica.
Medici ed infermieri sono, spesso, impreparati di fronte a pazienti gay e aspetti emotivi non elaborati da parte dei medici e dei pazienti possono compromettere la possibilità di una comunicazione efficace e di un rapporto proficuo.
Per questo motivo, i medici devono conoscere la realtà gay, favorire un clima di distensione e di apertura che consenta al paziente di affrontare tematiche legate alla propria sessualità che possono rimanere altrimenti celate per paura. I medici devono andare oltre i propri pregiudizi culturali e comprendere la persona gay nel rispetto dei suoi valori e delle sue scelte e cercando di alleviarne anche le sofferenze psicologiche che la condizione omosessuale può aggiungere a quelle fisiche per le quali il paziente si presenta all’attenzione dell’operatore sanitario.
* Tradotto a cura di Francesco nell’ambito del progetto “traduttori di… buona novella”