Padre Martin: ogni coppia omosessuale che celebra il suo matrimonio, piaccia o non piaccia,”è sposata”
Articolo di padre James Martin SJ* pubblicato sul sito gesuita Outreach il 23 gennaio 2023, liberamente tradotto da Andrea del gruppo Cristiani LGBT+ Sicilia
Lo scorso fine settimana ho twittato quello che pensavo fosse un tweet innocuo e ovvio: una dichiarazione oggettiva. La Lega Cattolica (degli Stati Uniti) aveva twittato quello che io consideravo un commento sgradevole sul matrimonio di Pete Buttigieg, il Segretario ai Trasporti dichiaratamente gay. Hanno scritto che, pur essendo legalmente sposato, il matrimonio era una “finzione legale“.
Il fatto che l’affermazione fosse autocontraddittoria non sembrava preoccupare nessuno, ma a me è sembrato un altro tentativo gratuito di denigrare le persone LGBTQ.
In pratica la Lega Cattolica sostiene che il matrimonio di Pete Buttigieg con suo marito Chasten non esiste. In questo senso, mi ha ricordato quello che i cattolici dicono delle persone transgender, in sostanza, non esistono o non dovrebbero esistere.
Francamente ho provato un senso di compassione per il segretario Buttigieg, che ha appoggiato infiniti commenti omofobi negli ultimi anni.
Così ho twittato una risposta ovvia: “Pete Buttigieg è sposato”. Come chiunque altro in questo Paese il cui matrimonio sia stato registrato in municipio, lui e suo marito Chasten sono legalmente sposati.
La reazione è stata quasi isterica. Mi hanno dato dell’eretico, dell’apostata, del falso sacerdote, del serpente, del cane, dello stronzo, del lupo, del “profeta di Satana” e così via, oltre a quello che i giovani di oggi chiamano “l’insulto con la F” (1), e molto peggio. (Sentitevi liberi di dare un’occhiata a Twitter, se non siete troppo deboli di stomaco).
Sono state avanzate richieste per la mia immediata riduzione allo stato laicale, come anche ho ricevuto alcune minacce di morte nel mio ufficio, oltre a innumerevoli messaggi minatori attraverso i miei altri account sui social media.
Per un breve momento “P. Martin” probabilmente è stato in voga su Twitter, il che, dato che portava a commenti omofobi da parte di molti cattolici, non mi ha fatto piacere neanche un po’.
Inizialmente è stato difficile capire l’isteria per una dichiarazione oggettiva. Per me era come dire che il sole sorgerà domani.
Il Segretario Buttigieg è, volente o nolente, legalmente sposato.
L’idea del matrimonio omosessuale può non piacervi, potete anche opporvi con forza, come fa la Chiesa Cattolica, ma non è una provocazione rivolta alla dottrina della Chiesa dire che, per quanto riguarda le leggi degli Stati Uniti, Pete e Chasten Buttigieg sono legalmente sposati, così come innumerevoli altre coppie dello stesso sesso.
Forse, ho pensato, l’isteria era dovuta al fatto che il tweet originale non era abbastanza preciso, anche se prima vista sembrava una dichiarazione chiara. Così l’ho chiarito il giorno dopo, dicendo che il Segretario Buttigieg era legalmente sposato e che il suo matrimonio era riconosciuto non solo dallo Stato, ma anche dalla sua Chiesa. (Lui e suo marito si sono sposati nel 2018 nella Cattedrale episcopale di St. James a South Bend, Indiana).
Eppure l’isteria è continuata. “Caro eretico: pentiti”, era un commento tipico. (A quel punto, la maggior parte dei commenti erano ad hominem).
Una domanda è: perché altri matrimoni che non sono matrimoni sacramentali cattolici, ma comunque riconosciuti civilmente, sono accettati dai cattolici come matrimoni? Quando una coppia di ebrei viene sposata da un rabbino in una sinagoga, la maggior parte degli invitati cattolici dirà “Mazel tov!” (2) e non “Brucerete all’inferno!”.
Quando una coppia atea si sposa davanti a un giudice di pace, la maggior parte dei conoscenti cattolici dirà “Congratulazioni!”, non “Siete satanici!”. Quando un pastore della Universal Life Church (3) presiede il matrimonio di un amico, la maggior parte dei colleghi cattolici dirà: “Com’è stato il matrimonio?”, non “Pentiti!”.
Di solito, nel caso di matrimoni non cattolici, la maggior parte dei cattolici dice fra sé: “Anche se non è un matrimonio nella mia tradizione religiosa, sono legalmente sposati, quindi rispetterò il loro matrimonio e sarò felice per loro“.
Naturalmente, la differenza è evidente: l’idea di due persone dello stesso sesso che si sposano ripugna ad alcune persone. E ancora, non sto contestando la dottrina della Chiesa, che si esprime contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma sto sottolineando la grande differenza nelle reazioni ai matrimoni non cattolici. In un caso, tolleranza o accettazione; nell’altro, indignazione o isteria.
C’è qualcosa nel matrimonio tra persone dello stesso sesso, e nelle relazioni tra persone dello stesso sesso, che destabilizza alcune persone, che le fa infuriare, che le spinge all’isteria, tanto da minacciare di morte le persone che dicono semplicemente che è un fatto, e che tali relazioni esistono.
Ormai sono abituato a questo tipo di reazioni. Quando è necessario, cerco di chiarire i commenti che possono essere stati in qualche modo confusi, ma allo stesso tempo nessun chiarimento sarà sufficiente per persone la cui rabbia è alimentata dall’omofobia e dall’odio. Nessuna questione fa infuriare alcuni cattolici – né la Messa in latino, né il Sinodo, né Papa Francesco, né l’ordinazione femminile – più delle persone LGBTQ. È quello che i sociologi chiamano “panico morale“.
Più semplicemente, è odio. Ed è un odio che sembra senza fondo. È difficile leggere tweet come “Jimmy, sei proprio un piccolo F-o” e credere che questa persona stia agendo per un qualche impulso cristiano. Questo non è cristianesimo: è bullismo da cortile. Ed è qualcosa che le persone LGBTQ sperimentano da tempo: l’odio verso l’altro.
Ogni volta che questo accade, cerco di ricordare due cose. Primo, ogni volta che si estende la misericordia alle persone ai margini (o anche solo si riconosce la loro esistenza), alcune persone si arrabbiano.
Nel racconto evangelico di Zaccheo, Gesù incontra il capo degli esattori delle tasse di Gerico, che probabilmente era ai margini della sua comunità, poiché era considerato colluso con i romani e sospettato di frode (Luca 19:1-10).
Un giorno, passando per la città, Gesù chiama Zaccheo, seduto su un sicomoro: “Scendi presto, perché devo fermarmi a casa tua questa notte!”. È un pubblico segno di benvenuto.
Qual è la risposta della folla? Luca ce lo dice in una delle mie frasi preferite dei Vangeli: “Tutti quelli che lo videro cominciarono a brontolare”. E questo davanti a Gesù! Quando gli chiesi di questo passo, il compianto studioso del Nuovo Testamento Daniel J. Harrington SJ disse che la parola greca “panta”, che significa “tutti“, avrebbe incluso anche i discepoli.
Mostrare misericordia a coloro che sono ai margini, persino mostrare loro un minimo di rispetto, fa sempre infuriare alcune persone, compresi alcuni dei seguaci di Gesù.
In secondo luogo, ricordo ciò che mi disse una psicologa qualche anno fa, quando iniziai a svolgere il mio ministero con le persone LGBTQ. Stavo tenendo un discorso tratto dal mio libro “Un ponte da costruire” sul ministero LGBTQ, in un sobborgo benestante del Connecticut, in una parrocchia largamente accogliente. Il 99% dei parrocchiani è stato aperto, amichevole e attento, e ha anche posto alcune domande importanti e stimolanti, alle quali sono stato felice di rispondere.
Ma in seguito, una donna ben vestita con un abito di Chanel si è avvicinata al tavolo delle firme del libro e ha iniziato – letteralmente – a urlare a squarciagola: “Mi fa schifo! Dovrebbe vergognarsi di se stesso!”. Ancora una volta, né il mio libro né io avevamo messo in discussione alcun insegnamento della Chiesa.
Il giorno dopo parlai con una mia amica psicologa, poiché si trattava di un’esperienza nuova e francamente inquietante per me. Le chiesi: “Da dove viene questo tipo di rabbia?”. “Da lei” (dalla donna ben vestita, n.d.r.), ha detto semplicemente.
Una cosa è il disaccordo, un’altra è la rabbia, disse. La donna – suggerì – molto probabilmente stava affrontando alcuni sentimenti intensi e irrisolti sulla propria sessualità complicata. “Altrimenti”, ha detto la psicologa, “ti avrebbe semplicemente fatto una domanda“.
Forse covava pulsioni lesbiche che la spaventavano. Forse un membro della famiglia era gay. Forse un’altra donna aveva espresso un affetto romantico per lei. In questi casi la persona, terrorizzata dal suo tumulto interiore, cerca di imporre “ordine” al mondo esterno. E spesso la loro rabbia, troppo travolgente per essere diretta verso l’interno, viene diretta verso l’esterno. Questo non descrive tutti coloro che reagiscono in questo modo, ma certamente ne descrive alcuni.
Negli ultimi anni, infatti, ho ricevuto diverse note (forse quattro o cinque) da giovani uomini che dicevano, in sostanza: “Mi dispiace di averti attaccato sui social media qualche anno fa. Ero giovane e stavo affrontando la mia sessualità. Ma ora ho fatto coming out, e mi dispiace“.
Quindi, nonostante la rabbia, Pete Buttigieg è ancora legalmente sposato con suo marito Chasten, e hanno due figli piccoli che amano. Questi sono semplicemente fatti. Si può essere contrari al matrimonio omosessuale, come si può essere contrari a due persone che non si sposano con un’unione sacramentale in Chiesa, ma sono comunque legalmente sposate.
Per quanto riguarda l’odio che mi viene rivolto da ogni sorta di persone e associazioni omofobe, sia all’interno che all’esterno della Chiesa, mi ci sto abituando. Forse non arriverei a fare come Franklin D. Roosevelt, un mio eroe personale, nel 1936, ma il suo coraggio contro l’odio mi ispira.
Parlando dei ricchi finanzieri che si erano schierati contro il suo New Deal, che mirava ad aiutare i poveri in difficoltà durante la Grande Depressione, Roosevelt disse in un discorso elettorale: “Sono unanimi nel loro odio per me, e io accolgo il loro odio!”. Io non lo accolgo, ma lo considero un costo necessario da pagare per trattare le persone LGBTQ con il “rispetto, la compassione e la sensibilità” che meritano.
Tutto questo è un piccolo assaggio di ciò che molte persone LGBTQ – sposate, single o una via di mezzo (2) – devono affrontare ogni giorno. E in queste situazioni abbiamo due posizioni da prendere, come nella storia evangelica di Zaccheo.
Possiamo stare con la folla che brontola e minaccia di morte, oppure possiamo stare con Gesù, che vede Zaccheo, lo chiama e lo tratta con dignità.
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(1) “F-slur”: quello che nella nostra cultura è l’insulto omosessuale più comune e più offensivo (ovvero “frocio”), nella cultura e lingua inglese è faggot o più semplicemente abbreviato fag a essere ritenuto un grave insulto nei confronti della comunità LGBTQ (n.d.t.).
(2) In ebraico: Auguri, congratulazioni, buona fortuna (n.d.t.).
(3) Chiesa che ordina pastore per corrispondenza chiunque lo voglia, con la facoltà, nella maggior parte degli Stati Uniti, di celebrare matrimoni (n.d.r.).
(4) Il riferimento è probabilmente da intendersi ai diversi modi di vivere l’affettività nel mondo LGBTQ (n.d.t.).
* Il gesuita americano James Martin è editorialista del settimanale cattolico America ed autore del libro “Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgbt” (Editore Marcianum, 2018). Padre James ha portato un contributo sull’accoglienza delle persone LGBT nella Chiesa Cattolica all’Incontro Mondiale delle Famiglie Cattoliche di Dublino e ha portato una sua riflessione anche al 5° Forum dei cristiani LGBT italiani (Albano Laziale, 5-7 ottobre 2018).
Testo originale: Like it or not, Pete Buttigieg is legally married