Linda Pines. Quando la vita si fa romanzo
Dialogo di Katya Parente con Linda Pines
Alcuni personaggi hanno una storia così sfaccettata che è impossibile confinarla in un unico volume. Ne sa qualcosa Linda Pines che, per raccontare la storia di Aisha, profuga eritrea, è dovuta ricorrere ad una trilogia. Ma procediamo con ordine.
Chi è Linda?
Sono nata in un’isola del Friuli Venezia-Giulia, 46 anni fa. Già all’età di tredici anni scrivevo. Inizialmente creavo poesie che abbracciavano gli argomenti più disparati. Crescendo, mi ritrovai con la penna in mano, a raccontare il mio pensiero, attraverso una narrativa breve. Narrativa che poi, si è evoluta in romanzo.
Cosa ti spinge a scrivere – e in genere perché lo si fa?
Ciò che mi spinge a scrivere è il bisogno di aprirmi al mondo, di comunicare con la società e di mettermi in discussione. Credo che un po’ tutti, scrittrici e scrittori, avvertano questa spinta, mossa da una forza interiore, dalla ricerca di empatia con le lettrici e i lettori e, molto probabilmente, dal bisogno di cambiare il sistema.
Parte della tua produzione è a tematica LGBT. Quanto di te c’è nei tuoi libri?
Nei miei libri, è chiaro che c’è molto di me. Il mio pensiero femminista, di una palese corrente politica e di genere, mi rappresentano. Ogni opera che produco è in qualche modo, una mia fotografia.
Ti consideri un’attivista?
Certamente. Combatto tutti i santi giorni, contro l’illegalità, le discriminazioni e convengo nella salvaguardia di tutte le minoranze. Ma, sono battaglie che non gestisco da sola. Al mio fianco, c’è sempre e solo lei: mia moglie Emanuela.
Ultimamente tu e tua moglie siete state protagoniste di un episodio deprecabile. Te la senti di raccontarcelo?
Per raccontare l’episodio accaduto l’undici febbraio 2023, mi vedo costretta a fare un passo indietro di cinque anni. Era il febbraio del 2018, quando mia moglie venne picchiata a sangue insieme a me, dai vicini di casa. E, tutto questo perché noi siamo omosessuali ed unite civilmente. Fu una tragedia che ci portò a spostarci di paese per poter trovare la tranquillità.
Tranquillità esauritasi l’undici febbraio 2023 alle 19.50. Spacciandosi per delivery ed attaccandosi al campanello di casa, dei malviventi ci hanno fatto scendere ed aprire la porta. A quel punto cominciano le botte (pugni e calci ovunque), per mia moglie Emanuela. Entro in casa e recupero una mazza da baseball. Scendo e inizio a brandire la mazza di legno.
I due uomini mascherati che stavano picchiando Emanuela, scappano verso una macchina che sgommando, sopraggiunge sul luogo. Era una macchina nera, a cinque porte. A quel punto, corro incontro alla macchina ed un uomo armato mi punta una pistola addosso. Penso proprio in quel preciso momento che la vita di mia moglie, vale molto di più della mia e continuo a brandire la mazza da baseball.
In tutto, sono in quattro. Due seduti davanti e due di dietro. Emanuela mi si avvicina e mi ruba la mazza dalle mani. Si avvicina al parabrezza, il quale viene colpito almeno due volte ed anche rotto. Viene rotto anche il fanalino posteriore. Un’ altra aggressione, ma questa volta dal sapore intimidatorio.
Infatti, il 17 di febbraio, cioè questo venerdì, andremo all’udienza che si svolgerà nel Tribunale di Asti alle 11.45. In tale sede, affronteremo i soggetti della prima aggressione. Secondo noi, i mandanti volevano che non ci presentassimo all’udienza, ma noi saremo presenti. Come da cinque anni facciamo, visti e considerati i notevoli rinvii a causa dell’assenza degli imputati.
Stai lavorando a qualcosa?
In questo momento sto lavorando su un nuovo progetto ambientato a Torino. Il passato si incontra col presente nello spazio di una notte. Passato rappresentato da cinque personaggi tutti al femminile e con cinque morali differenti da lasciare ai lettori.
Le vicende di Aisha si possono leggere nella trilogia a lei dedicata: “La bicicletta bordeaux”, “In fondo a Corso Roma” e “Nel medesimo istante“; Linda ha anche scritto: “L’unica. Storia vera di un viaggio“, dai risvolti autobiografici, e “Un’amara Polonia” – una storia d’amore gay ambientata durante la seconda guerra mondiale.
Auguriamo a questa donna forte e coraggiosa di aver ragione della violenza che ha sopraffatto lei e sua moglie e di non fare venire meno il suo amore, tenace, per la vita.