A Parma con “Genitori fortunati”. Per vivere da credenti l’omosessualità dei figli
Articolo di Maria Cecilia Scaffardi pubblicato su VITA NUOVA, settimanale della diocesi di Parma, del 5 marzo 2023, pag.4
AI Centro pastorale, in una Sala Bonicelli ricca di presenze, è avvenuta la presentazione a più voci del libro “Genitori fortunati” (editrice Effata, 2022). Introdotta da Pietro Cocconcelli, membro del coordinamento del gruppo diocesano “Parliamone”.
La serata – così nel saluto iniziale – «è espressione di una Chiesa accogliente, dalle porte aperte», in cammino, nella prospettiva di «una pastorale con le persone omosessuali e non solo per».
La parola è passata alla pedagogista e consulente familiare Alessandra Bialetti, coautrice del testo, che è partita dalla domanda: «Cosa accade quando un figlio Lgtb fa Corning out? Ospite inatteso – così l’ha definito – che irrompe a destabilizzare l’equilibrio e il concetto di normalità, che vede l’eterosessuale come unico (orientamento) esistente».
E se fare coming out significa «uscire dalla clandestinità», occorre avere la consapevolezza che si tratta di «un processo senza fine». Decisione, questa, accompagnata spesso dalla «paura di compiere un passo irreversibile, senza ritorno (ad esempio, che porta a perdere i legami familiari), e di subire uno stigma sociale». Processo non solo del singolo, ma di tutta la famiglia, che «si colora di omosessualità».
Dono, risorsa, «perché si inizia una relazione più autentica e d si vede per quello che si è», ma anche possibile «trauma per l’equilibrio familiare», che si vede «sotto i riflettori» e deve fare i conti con «l’elaborazione di un lutto».
Processo che richiede diverse tappe, anche apparentemente contradditorie, sia da parte del figlio/a che da parte dei genitori. Parole chiavi: accoglienza, rispetto reciproco dei tempi, dialogo, stare accanto, esserci. In una alleanza positiva.
È Corrado Contini a parlare della sua esperienza di padre (con un figlio LGBT), non senza aver prima ringraziato, «perché ci sentiamo a casa, accolti dalla Chiesa di Parma che ci accoglie e abbiamo vinto il silenzio, che è una violenza».
Riprende quindi il titolo “provocatorio” del libro, chiedendosi se doveva concludersi col punto di domanda o col punto esclamativo. Ha dato voce alle domande che abitano un genitore e un genitore credente: «Come possiamo mettere d’accordo l’amore per i nostri figli con l’amore per la nostra Chiesa?».
Domanda, anche questa tappa di un cammino, che ha portato a trasformare il punto di domanda «Genitori fortunati?» in punto esclamativo: «Genitori fortunati!».
Fortunati, spiega, «perché abbiamo capito che il figlio omosessuale è un dono, una opportunità di crescita e di ascolto della vita; un ascolto che ci ha cambiato il cuore e lo sguardo.
Fortunati perché abbiamo tenuto con
una mano i nostri figli e con I’altra la Chiesa: la speranza è che queste due mani si intreccino».
Parla di un esodo, accompagnato dalla certezza della presenza del Signore. «La realta dei nostri figli ci in
segna ad accettare e ad amare il mistero che ogni persona è.
«Fortunati – ha concluso auspicando che
nessun genitore si senta solo – perché questa esperienza ci ha fatto
crescere non solo come genitori, ma anche come sposi».
La parola quindi a don Gian Luca
Carrega, della diocesi di Torino, coautore del libro, che ha sottolineato l’importanza e la svolta impressa dal pontificato di papa Francesco, citando sia il testo di Amoris laetitia, che il documento della Pontificia commissione biblica “Che cosa è I’uomo”.
Riprendendo alcune pagine bibliche, ha invitato a «contestualizzare quello che è stato detto e perché», invitando a fare «attenzione ad un modo ingenuo di leggerla» e cercando di «comprendere quello che ha valore perenne e quello che è frutto di una cultura particolare».
Diverse le domande e le ulteriori riflessioni che sono scaturite dai relatori.