Coming out? A volte per dirlo basta farci un video
Articolo di Nicola Bruno tratta da Panorama.it del 23 Novembre 2007
Antonio Ruggin, 21 anni, l’ha detto in televisione, il 19 novembre, a Ciao Darwin. E il parroco l’ha cacciato dal coro. Ma il vero confessionale pubblico, anche per dichiarazioni di omosessualità, oggi è internet.
Vanny l’ha utilizzato appena maggiorenne, con un video lasciato sulla scrivania della madre e poi pubblicato online. Titolo: Quello che non ti ho mai detto. E, dopo, è stata “una vera e propria liberazione. A 19 anni sono rinato”.
La sua è la storia di un coming out sofferto, ma a lieto fine, che ci parla di una generazione cresciuta a pane e YouTube, con molte più possibilità espressive ripetto al passato. Niente discorsi imbarazzati intorno a un tavolo nel tentativo di trovare il tono e le parole giuste.
Ma un video montato da solo in un pomeriggio di “ordinaria sofferenza”. Il tutto anche per dare un calcio a un passato di “discriminazioni e molestie” subite nei “cinque anni di inferno” trascorsi in una scuola di Napoli.
“Ho deciso di preparare questo filmato con le foto dei più bei momenti passati in famiglia. Sotto ho messo una canzone di Thalia, la mia cantante preferita, che piace molto anche mia madre. E, dopo sette ore di lavoro al pc, era tutto pronto”.
Il risultato è una lunga video-dichiarazione, con fotografie prese dall’album di famiglia, colonna sonora toccante e un testo letto ad alta voce: “Mamma, scrivo queste parole con le lacrime agli occhi, vorrei già conoscere la tua reazione per sapere se mi caccerai di casa, mi odierai, se mi terrai alla larga, se non mi rivolgerai più la parola o un semplice ma importante sguardo”.
La mattina seguente Vanny ha lasciato il Dvd sulla scrivania ed è uscito di casa, convinto di non rimetterci mai più piede. Ma il video ha sortito l’effetto contrario: “Mia madre mi ha telefonato. Era in lacrime, non perché ero gay, ma perché commossa. Sono rimasto due giorni dal mio ex ragazzo, parlando sempre al cellulare con lei. E così mi sono convinto a tornare. Mio padre si è avvicinato per dirmi ‘Ho visto il video. Sappi che ti considero sempre mio figlio, che ti voglio bene e non cambierà niente da parte mia’. Dopo di che è uscito piangendo per andare a lavoro”.
Spinto dagli amici, Vanny ha poi deciso di pubblicare il filmato anche su YouTube “per dare una mano a chi vive la mia stessa situazione e sensibilizzare il mondo eterosessuale”. Il successo è stato immediato: diecimila visite in pochi mesi e tanti “bravo!” nei commenti.
“Non immagini quante mail sto ricevendo: coetanei che devono ancora confessarlo e chiedono supporto psicologico, mamme addirittura. Un ragazzo siciliano mi ha fatto parlare con sua madre per spiegarle che l’omosessualità non è un male”.
Vanny, per ora, è l’unico in Italia ad aver fatto coming out attraverso un video. Ma negli Stati Uniti la pratica è già diffusa da tempo. In occasione dell’ultimo “National Coming Out Day“, è stato lanciato un appello a “uscire fuori” anche su YouTube. E le risposte non si sono fatte attendere, con decine di dichiarazioni arrivate da adolescenti seduti in camera davanti alla web-cam.
Segno che i “nativi digitali” vivono la rete come uno spazio intimo e pubblico allo stesso tempo; un luogo dove costruire la loro identità, condividere dubbi e trovare le “parole giuste per dirlo”.
Sui forum di Gay.it e i blog italiani il tema appassiona, spesso nascono discussioni animate: “Dirlo o non dirlo? ” chiede un blogger; su Yahoo Answers si trovano molte domande del tipo “Lo avete comunicato a entrambi nello stesso momento o uno per volta?”, “Come dirglielo senza farli soffrire?”.
C’è poi chi chiede ai genitori come reagirebbero “in caso di”. E, via, nei commenti, ognuno a raccontare la propria esperienza, alcune drammatiche, altre comiche, molte, comunque, a lieto fine. Come nel caso di Vanny.