Quando l’arte si fa portavoce del messaggio cristiano
Riflessioni di Marco Fumagalli
Il sentimento religioso alberga nelle anime più vicine al divino, e si esplica concretamente nelle azioni ed opere degli uomini. Tra queste ultime è da annoverarsi l’arte, che oltre ad essere frutto dell’ingegno umano, si fa portavoce dei più profondi sentimenti devozionali dal punto di vista iconografico.
Tra questi, l’adorazione dei pastori esprime efficacemente l’intensità dell’amore per Cristo. Il celeberrimo episodio del Vangelo, in Giorgione è ambientato di giorno; infatti, nell’opera la luce solare allude alla grazia divina che si spande per tutte le terre. L’opera, esposta alla National Gallery di Washington, è colma di simboli religiosi. La strada sinuosa allude al percorso devozionale del cristiano, mentre il ruscello è strettamente connesso alla copiosa simbologia dell’acqua, riscontrabile sia nel Nuovo che nell’Antico Testamento.
La sacra venerazione di Cristo si manifesta in maniera altrettanto significativa nell’adorazione dei Magi. Anche in questo contesto si ritrova una sovrabbondanza di simboli, consoni alla sacralità del momento.
Dall’osservazione dell’ “Adorazione dei magi” di Albrecht Dürer emerge quanto finora esposto. La capanna di recente costruzione, luogo natio di Gesù Cristo, è ubicata a ridosso delle rovine di un antico edificio, per sottolineare la funzione di continuità e rinnovamento operata dal cristianesimo nei confronti del mondo classico.
Parimenti i doni dei Magi, descritti minuziosamente nei Vangeli, richiamano emblemi ed icone dell’universo cristiano. Infatti, l’incenso è simbolo di devozione, la mirra rappresenta l’umanità di Gesù, mentre l’oro è il tributo alla regalità del Cristo.
La persistente raffigurazione dell’atteggiamento di venerazione è una costante che accompagna la storia dell’arte, non solo in Italia. La presentazione di Gesù al Tempio è l’ennesimo spunto per proporre ai cristiani il mistero della fede. Rembrandt, nel suo quadro esposto alla Kunsthalle di Amburgo, esprime vividamente lo smarrimento e l’emozione dell’uomo al cospetto dell’immagine di Cristo. La devozione di Giuseppe e Maria è richiamata dall’aureola intorno al capo di Gesù, simbolo di luce tra i popoli.
La carica devozionale è sempre la stessa nella rappresentazione degli episodi legati a Cristo. In particolare, la resurrezione del Figlio di Dio è occasione per la rappresentazione di innumerevoli episodi dei Vangeli.
La finezza psicologica e l’altezza poetica dell’evento della “Cena di Emmaus”, narrata dall’evangelista Luca, è egregiamente rappresentata da Caravaggio nel celeberrimo dipinto esposto alla National Gallery.
La tavola, con in evidenza il pane e il vino, si trasforma in un altare in cui si celebra il sacrificio eucaristico.
Inoltre, il discepolo rappresentato di spalle appare pronto ad alzarsi per rispondere con solerzia al richiamo di Gesù. Invece, il secondo discepolo ha appuntata al petto una conchiglia, attributo di chi si è messo in viaggio per fede.
Infatti, uno dei cardini della fede cristiana è la resurrezione di Gesù, che rappresenta un punto fermo della storia dell’uomo, dividendola in due epoche.
L’importanza di questo dogma è efficacemente immortalata da Piero della Francesca nel dipinto presente nella pinacoteca comunale di San Sepolcro. È chiaro quindi come l’arte, nel corso dei secoli, sia stata portavoce della fede, veicolando agli spettatori il messaggio cristiano.