In ascolto, senza pregiudizi: gli scout cattolici si confrontano sull’identità di genere
Articolo di Giampaolo Petrucci pubblicato sul settimanale cattolico ADISTA Notizie n° 13 del 8 aprile 2023, pp.7-9
41427 ROMA-ADISTA. Un documento ufficiale dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (Agesci), dal titolo “Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo (Is 43,4)”, dà il via al grande dibattito interno allo scoutismo cattolico sulle sfide dell’educazione e dell’accoglienza in relazione all’identità di genere e all’orientamento sessuale. Il documento, oggetto di un’email inviata il 10 marzo dalla commissione ad hoc “Identità di genere e orientamento sessuale” a capi e assistenti ecclesiastici, richiama la Mozione 55/2022 dal titolo “Identità di genere e orientamento sessuale: definizione percorsi”, che è stata approvata all’unanimità dal 48° Consiglio generale dell’Agesci (massimo organo deliberativo dell’Agesci), riunito a Sacrofano (Roma) dal 2 al 5 giugno 2022 (qui gli Atti).
Parola d’ordine: ascolto
«La nostra Associazione periodicamente si interroga sui temi fondamentali legati all’educazione e cerca di affrontare le sfide con sincerità e coraggio», si legge nell’introduzione al testo della Mozione di giugno (v. Atti, pag. 56), firmata da Daniela Ferrara e Fabrizio Coccei (rispettivamente Capo Guida e Capo Scout). Il Consiglio generale 2022, spiegavano, «è stato occasione per iniziare un nuovo confronto aperto, profondo e sincero che proseguirà nei prossimi anni», fino al 2024. Un percorso non certo iniziato oggi, chiarivano: già nel corso degli anni, in maniera certamente non organica, ha portato alla luce l’esigenza di confronto scaturita tra i 180mila scout italiani. Lontano da dogmatismi e posizioni manichee o ideologiche, «crediamo che prendere delle posizioni sia una responsabilità della nostra Associazione per essere interpreti autentici della nostra società», concludevano Ferrara e Coccei.
La Mozione 55/2022 – ispirata da documenti della Chiesa come la Costituzione apostolica Gaudium et spes, la “Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali” (CDF, 1986), le due Esortazioni apostoliche Amoris laetitia e Christus vivit – dava dunque mandato a Capo Guida e Capo Scout «di nominare una commissione composta da capi, assistenti ecclesiastici e consiglieri generali, con esperienza nel campo educativo e pastorale con persone e realtà Lgbt+, avvalendosi anche del contributo di esperti esterni, con l’intento di avviare percorsi che creino spazi ed occasioni di ascolto nella nostra Associazione sia di persone Lgbt+ (ragazzi e capi, presenti o usciti dall’Associazione) che delle Comunità capi, delle famiglie, delle Zone e delle Regioni, raccogliendo riflessioni e testimonianze del loro vissuto, con un’attenzione sia alle sofferenze e alle difficoltà, che alla bellezza ed autenticità del vissuto, per fare sintesi di queste esperienze in chiave di discernimento ed accompagnamento».
Scoutismo e Sinodo
Il testo della Mozione era accompagnata anche dal commento a margine del gesuita e assistente ecclesiastico generale, p. Roberto Del Riccio, il quale definiva «provvidenziale che questo Consiglio generale abbia messo all’ordine del giorno quello di cui stiamo parlando. Intendo provvidenziale in senso forte, cioè qualcosa ispirata dallo Spirito di Dio. Poteva essere fatto l’anno scorso, poteva essere fatto l’anno prossimo, ma viene fatto adesso alla fine del primo anno del cammino sinodale che la Chiesa ha attivato in Italia. (…) Non potevamo scegliere un momento migliore per entrare nel merito di questa realtà. Adesso abbiamo un percorso da fare per ascoltare dentro la nostra Associazione, con grande rispetto, senza forzare alcuna decisione di nessun genere, tantomeno normativo, e poter quindi consegnare alla fine di questo percorso quanto di più ricco, bello e vero abbiamo».
La lettera rilancia il percorso di ascolto
Come Associazione, si legge nella recente missiva che cita il passo di Isaia, intendiamo «impegnarci a rispondere alla stupefacente vocazione di ripresentare ad ogni persona l’amore che Dio vive per lei». Per questo l’Agesci intende recuperare il «mandato» all’ascolto espresso dalla Mozione 55/2022 e, in qualche modo, superarlo: «Porgere l’orecchio non ci basterà (…). Per ascoltare ci serviranno innanzitutto gli occhi e, naturalmente, il cuore: gli “occhi” per vedere ogni persona “preziosa” come la vede Dio; il “cuore” per riconoscere che ci si “appartiene” reciprocamente e che nessuna strada abbiamo percorso senza che ci regalasse la vocazione e il coraggio necessari per aprire strade là dove non ci sono ancora».
La lettera rilancia dunque l’appello alle caposcout e ai capiscout, «in particolar modo ai quadri associativi, affinché si facciano promotori nei vari territori e ad ogni livello associativo di questa grande impresa di “ascolto”». Chiede dunque di “ascoltare” il vissuto e raccogliere l’esperienza dei capi, in servizio o fuoriusciti, con delicatezza, evitando «modalità pubbliche» e rispettando il dolore o l’eventuale disagio, nel rispetto della privacy e dell’anonimato, mostrando i documenti ufficiali necessari a contestualizzare questo lavoro di indagine (la lettera stessa, la Mozione che ha avviato il percorso d’ascolto, l’informativa sulla privacy…). E fornisce anche un form online e un indirizzo email attraverso i quali consegnare il proprio «vissuto» in forma anonima e tutelata.
«All’inizio del suo lavoro – spiega la lettera – la nostra Commissione si propone di ascoltare profondamente quanto arriverà da tutta l’Associazione attraverso testimonianze, esperienze, racconti, riflessioni e tentativi educativi; storie personali di R/S (Branca Rover/Scolte, 17-21 anni, ndr) maggiorenni, capo e capi che si riconoscono persone Lgbtq+ o si interrogano sulla propria identità di genere; storie di chi, avendo riconosciuto nella propria comunità un ambiente capace di “ascolto”, ha potuto vivere il proprio coming out; storie di chi per mille motivi si è trovato a chiudere il proprio servizio in Associazione. Di tutti e ciascuno sarà prezioso il contributo».
Identità di genere? Una parolaccia!
Decisamente poco entusiastico il commento dell’associazione “no-gender” Pro Vita & Famiglia Onlus, rimbalzato sulla stampa di destra e sui blog tradizionalisti. In una notizia del 15 marzo (bit.ly/3KiygE0) l’associazione parla di «clamorosa apertura dell’Agesci all’identità di genere», concetto che non si dovrebbe nemmeno pronunciare, perché «insidioso» e «contrario alla morale cattolica», in quanto «fluido e scardinante la realtà biologica». L’iniziativa di “ascolto” dell’Agesci appare all’associazione tradizionalista «grave. In primo luogo perché siamo davanti ad una realtà che si professa cattolica ma poi abbraccia (fino a prova contraria, nel senso che vorremmo ancora tanto sbagliarci) l’ideologia gender; e poi perché questa realtà ha proprio nella formazione di giovanissimi (i più esposti, si sa, alle insidie e alle manipolazioni della cultura dominante) la propria missione».
In un comunicato del giorno dopo, il portavoce della stessa Onlus, Jacopo Coghe, afferma: «L’associazione cattolica Agesci parla apertamente di identità di genere, nonostante il Magistero della Chiesa e lo stesso Papa Francesco abbiano denunciato a più riprese il rischio educativo, in ultimo qualche giorno fa, quando il Papa in un’intervista a La Nacion ha definito l’ideologia gender “una delle colonizzazioni ideologiche più pericolose”».
«Cosa insegneranno i capi a bambini e adolescenti? Che ognuno potrà percepirsi di qualsiasi genere a prescindere dalla propria realtà biologica maschile e femminile? I genitori lo sanno? Le famiglie sanno che pensano di mandare i propri figli in una realtà formativa e cattolica, ma poi quest’ultima vara progetti sull’identità di genere? Siamo in attesa di capire le direttive e le conclusioni che usciranno fuori da questo “percorso”, ma è un’iniziativa che rischia di tradire la fiducia delle famiglie sugli insegnamenti impartiti a migliaia di bambini che, dagli 8 anni in su, frequentano gli scout».
I precedenti
Non è la prima volta che l’Agesci tenta di aprire una riflessione lungimirante e libera da pregiudizi su omosessualità e identità di genere nei percorsi educativi dei giovani. E non è la prima volta che le loro iniziative suscitano polemiche. Il 12 novembre 2011, un seminario Agesci affrontava il tema: “Omosessualità: nodi da sciogliere nelle comunità capi. L’educazione fra orientamento sessuale e identità di genere”. Mesi dopo, Proposta educativa (testata rivolta a capi e assistenti ecclesiastici) ne pubblicava gli atti, comprese le relazioni di due invitati che suggerivano a cape e capi di vivere la propria omosessualità nel silenzio, per non costituire un «problema educativo» nei confronti dei ragazzi. Di fronte al polverone sollevato dalle dichiarazioni l’Agesci aveva replicato chiarendo di aver solo avviato una riflessione, senza muoversi su posizioni predefinite (v. Adista Notizie n. 19/12).
Il 27 marzo 2013, nella Chiesa valdese di piazza Cavour a Roma, si è tenuto un incontro di confronto tra alcuni capi scout e il gruppo di credenti Lgbt+ di Roma “Nuova Proposta”, promosso proprio a seguito delle riflessioni scaturite dal seminario 2011 (v. Adista Segni n. 15/13). «Le posizioni espresse in quel contesto – spiegava l’allora presidente di Nuova Proposta Andrea Rubera – ci avevano colpito per la loro durezza e chiusura. Poi abbiamo capito che non erano, e non sono, le posizioni dell’Agesci, ma solo di quei relatori. Per cui abbiamo pensato di avviare un dialogo con gli scout». «I gruppi Agesci – aggiungeva – sono sempre stati un’eccezionale palestra di cittadinanza attiva, di rispetto per i percorsi e le scelte di ognuno, di accoglienza sincera e consapevole di ragazze e ragazzi considerati “diversi” per origine e nazionalità, per contesto familiare, per handicap fisico o mentale e, immaginiamo, per orientamento sessuale».
Estate 2014: la Route nazionale della Branca Rover/Scolte, partecipata da 30mila giovani scout, si conclude con la consegna alle istituzioni di una Carta del Coraggio, documento ricco e partecipato che attesta la volontà dei giovani scout di impegnarsi attivamente sulle più importanti sfide dei tempi (immigrazione, marginalità, legalità, ambiente, pace e nonviolenza, lavoro, Chiesa, ecc.).
Il capitolo “Amore” – nel quale gli estensori chiedono all’Agesci «maggiore apertura riguardo a temi quali omosessualità, divorzio, convivenza», e alla Chiesa «di accogliere e non solo tollerare qualsiasi scelta di vita guidata dall’amore» – desta subito scandalo tra i tradizionalisti cattolici, che non perdono occasione di denigrare la lungimiranza e la portata profetica del documento (v. Adista Segni Nuovi n. 33/14).