Chiesa cattolica al bivio. Curia Vaticana: riorganizzazione o caccia ai gay?
Articolo del 25 febbraio 2013 di Anne-Marie de la Haye pubblicato su www.baptises.fr, traduzione di finesettimana.org
Leggo su Le Monde datato 24 e 25 febbraio che (cito un sottotitolo) “la stampa italiana prende in considerazione una “rete” gay all’interno della Curia diventata ingestibile”. Questa informazione, messa comunque sotto forma di ipotesi, mi invita a fare la seguente puntualizzazione.
Che ci siano dei preti omosessuali, non può essere diversamente. Ci sono omosessuali tra gli esseri umani, i preti sono esseri umani, quindi ci sono omosessuali tra i preti. Questo non merita alcun commento.
Che tra i preti ci siano più omosessuali che nell’insieme dell’umanità, non sarebbe sorprendente. Quando un giovane cristiano fervente è anche omosessuale, può avere l’illusione che la proibizione del matrimonio non sia per lui una cosa difficile da vivere. Certi possono anche rifiutarsi di vedere la propria omosessualità, e prendere il fatto di non desiderare il matrimonio per una vocazione religiosa al celibato.
Si avrà un bel proclamare che l’esercizio del ministero è incompatibile con questo orientamento sessuale, e insistere con i direttori di seminario affinché scoprano i devianti e li dissuadano dall’impegnarsi nella via del presbiterato, non servirà a nulla: ci saranno sempre più omosessuali tra i preti che altrove.
Non è questo che mi sconvolge, ma è che la Chiesa neghi ostinatamente la realtà e che faccia vivere i preti omosessuali in una costante menzogna e in un odio verso se stessi profondamente distruttivo.
Che dei preti omosessuali abbiano potuto creare tra loro dei legami di amicizia, di condivisione della stessa sofferenza, di solidarietà contro eventuali sanzioni, si spera per loro che questo sia possibile. È certamente ciò che permette ad alcuni di sopravvivere malgrado lo strazio interiore che impone loro la menzogna dell’istituzione. Ignoro tutto di queste eventuali reti, ma non vi vedo niente di scandaloso, piuttosto il segno di una strategia di resilienza.
Ma c’è un rapporto tra l’eventuale esistenza di reti gay tra i preti e l’ingovernabilità della Curia? Non essendo vaticanista, lo ignoro. Citando il giornalista italiano Ignazio Ingrao, “Le Monde” fa anche allusione ad “un’influente rete gay che ha favorito delle carriere o distrutto delle reputazioni”. Come tutti i lettori di “Le Monde”, spero che Stéphanie Le Bars, autrice dell’articolo, sappia distinguere tra una voce fondata e malevoli pettegolezzi.
Una profonda riorganizzazione della Curia farà parte dei compiti a cui il futuro papa dovrà dedicarsi, è ovvio. L’articolo di Anne Soupa su l’Huffington Post dopo l’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI vi faceva nettamente allusione. Esistono reti di influenza che bisognerà allontanare dalle leve del potere, e l’orientamento sessuale delle persone membri di queste reti non ha nulla a che vedere in questa necessaria riorganizzazione.
Ma se, col pretesto di ristabilire una sana governance, si fa la caccia agli omosessuali, o peggio ancora, se ci si dispensa dall’analizzare il funzionamento del potere negli organismi vaticani, e se gli appelli alla “purificazione”, secondo la parola di Benedetto XVI, coprono solo la più vile omofobia, allora saremmo in presenza di una deplorevole ipocrisia. Dio ce ne scampi.