A Cosenza abbiamo vegliato per il superamento dell’omotransbifobia “perché siamo tutti figli di Dio”
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Articolo di Fabio Mandato pubblicato su PAROLE DI VITA, settimanale dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, n.24 del 14 giugno 2023, pag.9
Si è svolta lo scorso 7 giugno (2023), nella chiesa del sacro Cuore di Gesù e della Madonna di Loreto, a Cosenza, una veglia per il superamento dell’omotransbifobia. L’evento è stato organizzato in coordinamento da: La tenda di Gionata, l’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano e dal gruppo locale LGBTQ+. La veglia, durante la quale sono stati letti alcuni brani biblici, è stata presieduta da Monsignor Giovanni Checchinato, Arcivescovo di Cosenza-Bisignano.
Ad accogliere i presenti (vasta la rappresentanza di scout e Azione Cattolica diocesana) è stato il parroco don Michele Fortino. Alcuni segni hanno accompagnato la veglia. A spiegarli è stato don Fabio che, attraverso “La tenda di Gionata”, accompagna i credenti LGBTQI+.
“La tavola imbandita ha che fare con la nostra cultura mediterranea. Soprattutto nella veglia di Natale si usava lasciare un posto libero, che era per Gesù e comunque per gli emarginati e gli esclusi. Sta a significare che c’è un posto per tutti e per tutte. L’olio di Nardo rimanda alla unzione di Betania, simbolo per eccellenza dell’accoglienza, mentre la Scrittura vuole restituire voce e dignità a chi è stata tolta“.
Dinanzi all’altare anche una candela, a cui presenti hanno attinto nei momenti finali della veglia.
Il messaggio del Vescovo
“Tutte le volte che non seguiamo il passo degli ultimi e dei piccoli e stabiliamo altri criteri noi stiamo tradendo il Vangelo“. La meditazione di monsignor Checchinato è composta su una pericope del vangelo di Marco che esorta all’accoglienza dei piccoli.
“Una parola che mi ha colpito questa sera è l’invito che si trova all’inizio del quarto capitolo della lettera agli Efesini, dove Paolo, in maniera pratica, ci dice cosa dovremmo imparare a fare dopo aver scoperto chi è Dio. Una delle cose che dice è “sopportandovi a vicenda”. È una parola bellissima perché sopportarci significa portare sulle proprie spalle, e così ci invita a imparare a portarci l’uno sulle spalle dell’altro. È bello essere disponibile a portare sulle spalle qualcuno”.
Per questo Monsignor Checchinato ha invitato a “prenderci cura gli uni degli altri senza limiti, senza limitazioni e giudizi” , per essere “agli antipodi di quella parola bruttissima che si chiama discriminazione“.
Da qui l’esortazione della Arcivescovo bruzio: “Siamo chiamate raccoglierci perché siamo tutti figlie e figli di Dio Padre, senza ulteriori qualifiche, perché quando poniamo delle distanze tra di noi e perché abbiamo dimenticato questa grande verità. Un Dio folle d’amore ha scelto di entrare in questa storia, nella nostra storia così paradossale e complessa che noi vorremmo chiudere nella cornice che ci piace di più. Invece siamo chiamati ad andare verso una verità più grande“.
Durante la veglia, non senza commozioni, hanno portato la loro testimonianza alcuni giovani (LGBT+).