Educatore in parrocchia e gay? Padre Pino Piva: «I criteri siano quelli di Amoris laetitia»
Articolo di Luciano Moia sul quotidiano AVVENIRE del 23 giugno 2023, pag.19
Padre Pino Piva, gesuita esperto del tema “fede e omosessualità”, torna sul caso della diocesi di Cesena.
«Amoris Laetitia affronta il problema delle “esclusioni” pastorali che toccano le situazioni cosiddette “irregolari” proponendo cammini di discernimento caso per caso in vista di una integrazione ecclesiale anche in servizi ecclesiali educativi (L 299). Come mai ancora non si pensa di affrontare questioni pastoralmente di frontiera, come quella della diocesi di Cesena, affidandosi ai criteri pastorali di Amoris Laetitia? ».
È la domanda che si pone padre Pino Piva, gesuita, organizzatore tra l’altro del corso per operatori pastorale “con” e “per” le persone omosessuali che ormai da anni richiama a Bologna decine di operatori pastorali laici e sacerdoti, vescovi compresi. Il caso in questione è quello che si è verificato nei giorni scorsi a Cesena (ne abbiamo dato notizia suAvvenire di ieri, ndr), dove a un giovane gay è stata ritirata la responsabilità di educatore in un centro estivo parrocchiale, dopo che sui social il ragazzo ha postato alcune immagini dalle quali si esplicitava il suo orientamento. Il parroco gli avrebbe consentito di continuare a svolgere il ruolo di organizzatore del Centro estivo ma non quello di educatore.
È davvero un problema insormontabile il fatto che un giovane omosessuale ricopra funzioni educative in un centro estivo?
Difficile capire se il problema fosse l’orientamento omosessuale “svelato” dalle foto oppure il fatto che questo ragazzo avesse una relazione sessuale attiva con un altro ragazzo. A rigor di morale, solo una unione sessuale fuori dal matrimonio eterosessuale comporta l’esclusione da responsabilità ecclesiali. Se la motivazione fosse solo l’orientamento sessuale “svelato” dalle foto, allora sarebbe una palese discriminazione anche secondo il catechismo della Chiesa Cattolica: il problema sono solo gli atti omosessuali, non l’orientamento.
Se invece il giovane avesse ammesso al suo parroco una relazione attiva con un ragazzo, e soprattutto l’intenzione di non interromperla, allora la sua esclusione sarebbe stata moralmente giustificata; come per le situazioni “irregolari” eterosessuali dei conviventi o i divorziati in seconda unione, a cui vengono normalmente negate nella Chiesa responsabilità educative nella fede. Ma è proprio in questi casi che Amoris Laetitiapropone cammini di inclusione pastorale, affidando caso per caso anche incarichi educativi, se possibile.
Come si inquadra questa vicenda con la questione posta anche nell’ Instrumentum laboris del Sinodo e già sottolineata nel documento del cammino sinodale italiano a proposito della necessità di “come andare incontro alle persone che si sentono escluse dalla comunità in ragione della loro affettività e sessualità”?
Se oggi si risponde a situazioni sessualmente “irregolari” come trenta o quaranta anni fa – come se Evangelii Gaudium e Amoris Laetitia non fossero state scritte le parole del Sinodo rischiano di rimanere pura retorica. Dobbiamo partire proprio da lì per esercitare quel discernimento caso per caso a cui ci richiama papa Francesco; discernimento che lui stesso non riserva solo ai divorziati risposati eterosessuali (AL 297).
Il Papa afferma infatti nell’Esortazione postsinodale sulla famiglia, al n 305: «Un Pastore non può sentirsisoddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni “irregolari”, come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone (…)
A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa. Il discernimento deve aiutare a trovare le strade possibili di risposta a Dio e di crescita attraverso i limiti».
Appunto, nel caso di Cesena, di particolare delicatezza, dobbiamo chiederci: è stato operato il necessario e opportuno discernimento pastorale?