L’affondo del favorito. Ora un pastore santo. Nelle ultime prediche la sfida tra i papabili
Articolo dell’11 marzo 2013 di Paolo Rodari pubblicato su la Repubblica
Angelo Scola. Il più atteso è Angelo Scola. L’arcivescovo di Milano (71 anni), tra i favoriti al soglio di Pietro, come tradizione di tutti i cardinali prima del Conclave dice messa nella chiesa romana di cui è titolare, la basilica dei XII Apostoli, misurando le parole una dopo l’altra. Commenta il vangelo di Luca, la parabola del figliol prodigo.
Ma più che sui contenuti, si concentra sulla forma, la necessità di usare un eloquio semplice e diretto che offra l’immagine del pastore, del vescovo a vocazione universale, del teologo che sa parlare al popolo.
Nel 2005, infatti, mormorii curiali dissero che un suo intervento durante la Congregazioni generali che precedettero il Conclave che elesse Ratzinger non si era capito, «troppo dotto », «troppo difficile».
E così ieri, l’ultima apparizione pubblica del teologo formatosi alla scuola di Hans Urs von Balthasar ed Henri de Lubac, è un inno alla semplicità. Declama un concetto facile da capire in mesi di dissidi interni alla Curia romana: anche «in tempi grami», dice, la missione della Chiesa resta quella di «annunciare sempre la misericordia di Dio, anche all’uomo sofisticato e smarrito del nuovo millennio».
E si concede una sola citazione dotta, un passo da “Il portico del mistero della seconda virtù” del poeta Charles Peguy. Del Conclave, un accenno nei saluti finali: «Invochiamo lo Spirito di Gesù Risorto perché infonda i suoi sette doni ai Cardinali che si riuniranno».
Timothy Dolan. Il cardinale arcivescovo di New York fa di tutto per non sembrare papabile. Scherza coi fedeli nella chiesa di Nostra Signora di Guadalupe. «Oggi mi sento come il figliol prodigo – dice – perché sono tornato in questa parrocchia». E aggiunge: «Dopo la cattedrale di San Patrizio a New York, è questa la mia chiesa preferita, ma non ditelo alla gente di New York, soprattutto non ditelo ai giornalisti americani». Sara breve il Conclave? «Non so, speriamo».
E i commenti su un piccolo buffet allestito per il suo arrivo: «Vedo vino, cose da mangiare, grazie a tutti ma non lo apro fino a Pasqua, c’è il digiuno». Poi ci ripensa: «Magari il pacchetto di caramelle me lo porto in Conclave, ho sentito dire che il cibo è così-così, magari ogni tanto scarto una caramella…». E infine: «Tornerò da voi, tanto rimango a Roma fino alla prima Messa del nuovo papa».
Pedro Odilo Scherer. Il candidato della curia romana, il brasiliano Scherer (63 anni), nella chiesa di San Andrea al Quirinale parla di misericordia e di perdono che «è anche ridare quello che è stato perduto». E forse pensando ai travagli del Vaticano di questi ultimi tempi dice di aver «fiducia nella Chiesa, che faccia bene la sua missione».
Verso la fine della Messa, un piccolo imprevisto. Al momento della distribuzione della comunione al porporato scivola dalle mani un’ostia consacrata, che poi cade sul pavimento. Scherer la raccoglie e prosegue nel rito.
Sean O’Malley. Il cappuccino di Boston, (68 anni), campione della lotta contro la pedofilia, a Santa Maria della Vittoria non mette da parte il suo umorismo e la capacità di avvicinare la gente. In un ottimo italiano smonta la sua candidatura: «Vi assicuro che dopo il Conclave ritornerò come vostro cardinale e forse porterò Santa Teresa – nella chiesa è custodita l’estasi di Santa Teresa d’Avila del Bernini – a Boston».
E conclude: «Preghiamo che lo Spirito santo illumini la Chiesa per scegliere il nuovo Papa che potrà confermarci nella fede, di far più visibile dell’amore di un buon pastore che viene a cercare la sua pecora smarrita».
Christoph Schönborn. Il primate di Vienna, sostenitore di Scola come molti mitteleuropei, nella parrocchia di Gesù Divin Lavoratore dice sicuro: «In pochi giorni avremo il nuovo Santo padre». E ancora: «Senza tradire il segreto pontificio, non faccio Vatileaks, vi posso dire che ho trovato in questa settimana negli incontri tra cardinali, uno spirito di fraternità raramente vissuto. Questo è frutto del gesto umile di Benedetto XVI» con il quale «è cominciato un cammino di conversione ».
Quando Ratzinger ha annunciato le sue dimissioni «ho pianto, era stato il mio maestro», confida. E aggiunge: «È stato un momento difficile, l’ho accettato nella fede». E alla fine dell’omelia: «Chiedete ai bambini di pregare per il Conclave, sono sicuro che la loro preghiera sarà ascoltata».