«Non mi hai dato neanche un bacio»
Riflessioni inviateci da T.L.
Ho imparato da bambino e da ragazzo a baciarti così senza pudore, ovunque ti vedessi – ho imparato a baciare così appassionatamente il crocifisso – le tue mani, il tuo costato, i tuoi piedi – qualche volta, così audacemente, le tue guance – che le prime volte che, già grande, ho baciato un ragazzo, mentre mi avvicinavo, mi sembrava di baciare te. E ancora adesso, certe volte, sono così simili i baci che ti do a quelli che do ad altri.
Dopo una notte a casa di un ragazzo appena conosciuto, prima di andare in ufficio, son passato in una chiesa di Milano. Accanto al crocifisso c’erano alcune parole: «caput inclinatum ad osculandum». Avevi la testa china, inclinata, per potermi baciare.
Ho pensato che ne sanno così poco di te quelli che non capiscono cosa c’entri la tua testa inclinata e quel bacio con i baci che avevano riempito la sera, la notte, le prime ore di quella mattina con Armando. Ne sanno così poco di te quelli che non capiscono quanto parlino di te le carezze di cui affanniamo le nostre sere.
Quando la donna – «una peccatrice di quella città» – entra in casa di Simone il fariseo, mentre cenate, e si mette a coprirti i piedi di baci, tu la difendi: «Simone, tu non mi hai dato neanche un bacio…». Forse te l’aspettavi, forse eri andato a cena da lui proprio per un bacio – caput inclinatum ad osculandum.
Forse ci eri rimasto male – immagino il tuo sorriso di tristezza – quando non ti ha dato neanche un bacio. «Tu non mi hai dato un bacio; lei, invece, non smette di baciarmi i piedi». Chissà che un giorno non guarderai anche me, con amore e con tristezza, dicendomi: «Non mi hai dato neanche un bacio…».
Quando sono venuto a Gerusalemme la prima volta – ci sono venuto perché «Tu stai lontano / al di là della luce / mentre ho bisogno / di toccarti e baciarti / sulle labbra in eguale /amore e sconforto» –, mi sono chinato sotto l’altare del Calvario per poter anch’io allungare la mano e toccare la roccia.
Mi sono trovato faccia a faccia con un’icona di te, con i segni della passione, e una scritta che ti presentava: «Ο νυμφίος. Lo sposo». Ho guardato bene che non ci vedesse nessuno, e ho posato le mie labbra sulle tue, ad occhi chiusi.
Mi sono ricordato della Sposa del Cantico: «Mi baci con i baci della sua bocca». In fondo, tutti i baci che do e che ricevo non sono che promessa del tuo.