Le Scritture e lo sguardo dei genitori cristiani con figli LGBT+
Intervento di apertura di Dea Santonico all’incontro nazionale della Rete 3volteGenitori dei genitori cristiani con figli LGBT+ (Centro Mariapoli, 6-8 ottobre 2023)
Tocca a me introdurre questo momento assembleare che apre l’intero percorso di questi tre giorni, in cui parleremo del nostro essere genitori di figli e figlie LGBT+, della storia della nostra Rete (3volteGenitori) e di come questa esperienza ci ha portato ad interagire con le Scritture e a cercare, attraverso di esse, lo sguardo di Dio sui nostri figli e sulle nostre figlie, per poter anche noi “Guardare con gli occhi di Dio”, come recita il titolo dell’incontro.
Ma qual è lo sguardo di Dio? Qual è l’immagine di Dio giusta per carpirne lo sguardo e farlo nostro?
La Bibbia ci aiuta a scoprirla o ci confonde? È l’immagine che viene fuori dal cap. 7 del libro del Deuteronomio? “Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate davanti a te molte nazioni; quando il Signore tuo Dio le avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia” (Deuteronomio 7,1-2), o l’immagine che suggerisce il testo di Isaia? “Voi sarete allattati e portati in braccio e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò” (Isaia 66,12-13)
L’immagine del Dio violento che spinge al genocidio o quella del Dio materno che allatta e consola?
L’immagine del Dio che incita alla guerra e allo sterminio non ci piace ma in fondo si capisce di più calandola nella cultura del tempo – e sappiamo che nella Bibbia la Parola di Dio è mischiata con parole di uomini, e di uomini del loro tempo.
Ma l’altra immagine da dove sbuca fuori? Un Dio con le mammelle in una cultura maschilista e patriarcale! Un Dio che allatta! Sembra uno sbaglio, anche se di questi sbagli nella Bibbia ce ne sono tanti, una specie di lapsus, come quando si vuole dire qualcosa ma si perde il controllo e ne scappa fuori chissà da dove un’altra.
Sappiamo l’importanza che gli psicologi danno ai lapsus e ai sogni per permetterci di penetrare la parte più profonda e nascosta di noi. Chissà se è proprio là dove i controlli si allentano e la trasgressione alle convenzioni sociali diventa possibile che Dio può trovare lo spazio perché la sua Parola ci arrivi in tutta la sua limpidezza e la sua forza dirompente!
Se è così i nostri figli e le nostre figlie con il loro coming out, denudandosi dalla maschera che indossavano prima, imposta dalle convezioni sociali, e spingendoci a fare lo stesso, ci hanno messo in una posizione privilegiata per l’ascolto e l’interazione con la Parola di Dio. Dove le maschere cadono e le difese si abbassano la Parola di Dio deve superare meno filtri per arrivarci dentro.
Nella consapevolezza del rischio di aver creato confusione e dubbi con questa introduzione (d’altra parte in una Chiesa che ci ha abituato a rispostine predefinite a domande che non avevamo fatto, imparare a lasciarci abitare dal dubbio, è un modo per crescere e diventare cristiani e cristiane adulte), ma anche nella speranza di aver suscitato curiosità per il cammino che ci aspetta in questi giorni, mi avvicino alla conclusione di questa introduzione raccontandovi una storiella.
Un gruppo di rabbini discute sulle Scritture. Uno di loro, Rabbì Eliezer, voleva dimostrare di aver ragione: “se ho ragione io, che questo albero si sposti su quella collina”, e l’albero si spostò. Ma gli altri replicarono: “e perché l’albero si è spostato vuol dire che tu hai ragione?”.
Rabbì Eliezer riprese: “se ho ragione, che questo fiume inverta il suo corso”, e il fiume cominciò a scorrere nell’altra direzione. Ma gli altri non erano convinti: “e perché il fiume ha cambiato il suo corso vuol dire che tu hai ragione?” A un tratto si udì una voce dal cielo: “Rabbi Eliezer ha ragione!” e loro: “Tu hai già parlato nella Torah, ora tocca a noi!”
Oltre ad essere divertente questa storiella ci insegna qualcosa: dobbiamo essere grati a Dio per averci regalato la sua Parola, correndo il rischio di usare un canale imperfetto, che un po’ la trasmette, un po’ la travisa, e comunque la lascia aperta a diverse interpretazioni, perché questo da lo spazio a noi per leggerla con i nostri occhi, calandoci dentro le nostre vite, e tirarci fuori quello che nessun altro riesce a leggerci.
E se qualcuno nella gerarchia della Chiesa tentasse di fermarci, spiegandoci che l’interpretazione giusta è solo la sua, noi gli racconteremo la storiella di Rabbi Eliezer.
Per approfondire:
Atti dell’Incontro Nazionale della Rete 3VolteGenitori del 6-8 ottobre 2023 (File Pdf)
Atti dell’Assemblea della Rete 3VolteGenitori del 14 febbraio 2021 (File Pdf)