Il Vaticano apre alle persone trans. Sicuro?
Riflessioni di Massimo Battaglio
Circola una vignetta che trovo gustosissima: il titolo è “il Vaticano apre ai trans“. C’è il Papa davanti alla porta santa che dice: “chi è?” Dall’altra parte, una voce risponde: “i trans“. Mi piace perché il documento della Santa Sede in cui si parla di battesimo delle persone trans e di apertura al ruolo di padrini alle persone LGBT+, in me, di primo acchito, ha suscitato proprio quell’effetto lì: una burletta. Poi ho pensato: ma mica tanto!
Intanto è un messaggio interessante alla politica; soprattutto ai parlamentari cattolici, quelli della serie “giù le mani dai nostri bambini” (ovvero: mettiamole su quelli degli altri). Adesso dovranno misurarsi con un’idea piuttosto stravagante per i loro canoni:
“Due persone omoaffettive possono figurare come genitori di un bambino, che deve essere battezzato, e che fu adottato o ottenuto con altri metodi come l’utero in affitto” (così diceva la domanda posta al Sant’Uffizio, non rinunciando al temine spregevole di “utero in affitto” al posto di “gestazione per altri”)
possono anche essere buoni cristiani, tanto da portare il bambino a battesimo. Per estensione, si potrebbe dire che due genitori dello stesso sesso vanno equiparati a qualunque altra coppia di genitori e hanno tutti i diritti di esercitare congiuntamente la patria potestà.
Il Vaticano mostra essere più avanti della Meloni, dei vari Pillon e persino di alcuni rosarianti del PD. Ammette, non negandolo, che un bambino con due genitori dello stesso sesso ha tutti i diritti di essere riconosciuto figlio di entrambi. Per la Congregazione della Dottrina della fede, l’unica condizione per portare a battesimo un figlio, è la seguente:
Perché il bambino venga battezzato ci deve essere la fondata speranza che sarà educato
nella religione cattolica (cf. can. 868 § 1, 2 o CIC; can. 681, § 1, 1o CCEO)
Comunque un po’ sfuggente. Un commentatore un po’ pistino – per esempio uno di quelli che tengono per i parlamentari sedicenti cattolici di cui sopra – può sempre domandarsi: ma due genitori dello stesso sesso possono garantire che i loro figli siano educati nella religione cattolica?
A naso, direi che è una domanda da farisei, di quelle che, apparentemente, sottendono un “no” scontato mentre, alla fine, non possono che sortire la risposta opposta. Infatti, immaginiamo due genitori che vanno a messa coi loro bambini. Magari, durante la settimana hanno anche testimoniato alcuni i valori cristiani, per esempio condividendo il pane con chi ha fame, aiutando una persona malata, mostrandosi accoglienti con un migrante, quelle cose lì. Aggiungiamo che hanno l’abitudine di avvalersi del sostegno della comunità cristiana per l’educazione dei figli, li mandano a catechismo, all’oratorio, ai campi estivi. Dov’è il problema?
Ma a fare i pistini, siamo bravi tutti; io per primo, cari miei. E adesso lo faccio. Un mafioso può dare la fondata speranza eccetera eccetera? Chiedo per un’amica perché mi risulta che proprio i mafiosi giochino spesso a consolidare i propri reciproci legami attraverso l’istituzione del padrinato. Si fanno chiamare “padrini”, no?
E il proprietario di una di quelle fabbrichètte padane dove lavorano centinaia di operai in nero sotto gli occhi di tutti, possono essere buoni genitori cristiani e buoni padrini? Negare all’operaio la giusta mercede, non era un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio?
Due pulci, mi sento però di farle anche alla Congregazione. Perché il battesimo non vale solo per la religione cattolica ma per ogni confessione cristiana. E’ uno, senza precisazione. Quando un cattolico diventa valdese, non gli si chiede di ri-battezzarsi, e la cosa vale anche in senso opposto. Per cui, cari monsignori, abbiate la cortesia di correggere quel “cattolica” in “cristiana”. Non detenete il monopolio di Cristo.
Mi domandavo: ma era proprio necessario parlarne?
Purtroppo sì. E’ dell’anno scorso la notizia di un ragazzo trans che, avendo chiesto la cresima proprio nella mia città, aveva visto sollevarsi intorno a sé un tale putiferio da lasciar perdere. Anzi: a un certo punto ha preferito sparire, cancellare ogni traccia pubblica di sé. Ne avevo parlato io stesso su Gionata e un po’ me ne pento perché mi sono messo nel coro di quelli che hanno ficcato il naso nei fatti suoi.
Ricordo anche, qualche anno fa, la storia di una coppia trans che aveva tentato di sposarsi in chiesa. Erano un lui e una lei. Dunque, persone di sesso opposto sia ora che prima, e nemmeno omosessuali. Il casino che ne era uscito fu una roba indegna del peggior settimanale da parrucchiera.
Per una persona trans, che già vive in condizioni di continua sollecitazione emotiva, il tema dei sacramenti è sempre fonte di panico. Sa che potrebbe trovare sacerdoti ottusi, disposti a commettere qualunque abuso canonico o di coscienza pur di togliersela di torno. E sa che, anche qualosa il sacerdote fosse tutt’altro che ottuso, ci sarà sicuramente qualcuno che darà la stura al mormorio. E non tutti hanno la simpatica sfacciataggine di Vladimir Luxuria, che va a fare la comunione col sorriso sulle labbra e col suo consueto, tenerissimo sguardo di sfida. I più, lasciano perdere. Tutto ciò è molto triste.
Se ora il Sant’Uffizio dice che nulla osta a ricevere un sacramento definitivo e solennissimo come il battesimo, guai a chi oserà mettere il naso sugli altri sacramenti, a cominciare dalla Comunione e dalla Cresima. Resta aperta la questione dell’ordinazione sacerdotale. Questione che, a rigor di logica, diventa indispensabile derimere.
Per finire, mi sorge un dubbio per sacerdoti ottusi (e relativo pubblico bempensante): quante volte avete battezzato, cresimato, comunicato, ordinato persone trans o omosessuali senza saperlo? Perché una persona LGBT+, non ce l’ha mica scritto in fronte. Spesso, soprattutto da bambina, non ne è ancora consapevole (ma resta trans, bisex ecc.). E voi, i sacramenti di iniziazione, vi affrettate sempre a darli il più presto possibile.
Del pari, sono moltissimi i giovani che entrano in seminario non avendo ancora chiara la propria identità sessuale. Spesso, c’è anche un legame tra la loro non chiarezza e la loro vocazione. Li sbattiamo fuori appena possibile?
Insomma: questa cosa che “il Vaticano apre ai trans“, messa lì così, tra il cialtrone e il burlesco, ha in realtà una sua importanza. Chissà che non serva a riportare la questione LGBT+ al centro della prossima sessione del Sinodo.