Seconda stazione. Le persone LGBT si fanno carico della croce
Riflessioni del reverendo David Eck* di Asheville tratte dal blog “Jesuslovesgays” (Stati Uniti) del 14 marzo 2013, liberamente tradotte da Adriano
Allora Pilato prese Gesù e lo fece flagellare. I soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, e gli misero addosso un manto di porpora; e s’accostavano a lui e dicevano: «Salve, re dei Giudei!» E lo schiaffeggiavano.
Pilato uscì di nuovo, e disse loro: «Ecco, ve lo conduco fuori, affinché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa». Gesù dunque uscì, portando la corona di spine e il manto di porpora.
Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». Come dunque i capi dei sacerdoti e le guardie lo ebbero visto, gridarono: «Crocifiggilo, crocifiggilo!»
Pilato disse loro: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; perché io non trovo in lui alcuna colpa». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Presero dunque Gesù; ed egli, portando la sua croce, giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgota. (Gv. 19, 1-6; 16-17)
I Romani pensavano che la croce avrebbe salvato il loro impero, attraverso di essa, spaventavano le persone e le sottomettevano con la tortura e la brutalità. Al contrario, questa brutalità contribuì invece alla caduta dell’Impero. I primi cristiani hanno fatto una cosa molto radicale: hanno trasformato un simbolo di tortura e di egemonia in un simbolo di liberazione personale e sociale.
Questo è successo molte volte nella comunità LGBT: il brutale assassinio di Matthew Shepard ha lanciato un dibattito a livello nazionale sui crimini d’odio che alla fine ha portato a una proposta di legge nazionale nel 2009 contro questi reati ripugnanti, la crisi dell’AIDS negli anni ’80 ha dato alla nostra comunità una voce potente per il cambiamento e la liberazione; le odiose proteste di Fred Phelps (NDR pastore evangelicale omofobo e anti gay) hanno risvegliato il sostegno di coloro che avevano sentimenti contrastanti riguardo alla comunità LGBT, nel corso degli ultimi anni i suicidi di un certo numero di adolescenti ha lanciato la Campagna “It Gets Better” provocando anche una discussione a livello nazionale sul bullismo scolastico.
Quando ci fermiamo in questa seconda stazione, dobbiamo chiederci: “Come possiamo trasformare le croci che portiamo in segni di liberazione? Come possiamo accogliere l’odio e il pregiudizio che hanno lo scopo di crocifiggere la nostra comunità e trasformarli in forze per il cambiamento e la liberazione? “.
* Il reverendo David Eck, di Asheville nel North Carolina (USA) è un pastore della Chiesa Evangelica Luterana d’America (ELCA). Oggi può raccontarsi, senza nascondersi, nel suo blog http://jesuslovesgays.blogspot.it
Titolo originale: “Station Two: Jesus Takes Up His Cross”