Famiglia di nascita o famiglia d’elezione? (Gv 12,1-8)
Riflessioni bibliche di Kharma Amos e Greg Carey tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2013, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
La quinta domenica di Quaresima ci anticipa in maniera più diretta la passione di Gesù. Solo Giovanni riporta l’unzione di Gesù con protagonista il trio Lazzaro, Marta e Maria (Giovanni 12,1-8). Poco prima, secondo il racconto di Giovanni, Gesù aveva risuscitato Lazzaro dai morti.
La liberazione di Lazzaro creò un tale scompiglio che le autorità religiose iniziarono a complottare per assassinare Gesù. La storia di Lazzaro ci presenta anche Marta e Maria, che conosciamo da Luca 10,38-41.
In ambedue i Vangeli Marta “serve”. Il testo greco dice che compie la “diakonia”, o ministero. E in ambedue i Vangeli Maria adora i piedi di Gesù. Eppure, in Giovanni, Maria viene criticata non per aver adorato Gesù, ma per averlo fatto in modo così costoso.
Alcuni hanno trovato in questa famiglia di Betania – Lazzaro, Maria e Marta – un modo di concepire la famiglia che comprende la comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender.
Ecco qui una famiglia costruita non sui legami del matrimonio o su modelli convenzionali ma su legami d’amore alternativi. Che Lazzaro sia o meno, come alcuni suggeriscono, il discepolo che Gesù amava (una ipotesi rafforzata dal fatto che le autorità vogliono uccidere anche lui), è chiaro che Gesù trova in questa famiglia da lui scelta un porto sicuro.
In questa famiglia alternativa Gesù ha cercato e trovato cameratismo, amore, sostegno e una preparazione adeguata agli eventi della sua morte. Che Giovanni attribuisca la violenta rabbia di chi vorrebbe uccidere Gesù alla resurrezione dell’amato Lazzaro dalla tomba riveste un particolare significato per le persone LGBT che hanno sofferto molto a causa di chi si sentiva oltraggiato da loro.
Vale anche la pena notare che Maria comprende che il corpo fisico di Gesù deve essere onorato e unto per prepararsi alla morte. Non è per caso che il suo lussuoso dono esprima sensualità e fisicità, né che, come dice Gesù (nel racconto parallelo di Matteo, 26,13) che la sua storia verrà ricordata ovunque nel mondo la buona novella verrà annunciata.
– Quali sono i paralleli tra le famiglie LGBT di oggi e la famiglia di Betania amata da Gesù? In che modo queste somiglianze possono aumentare la nostra comprensione di ciò che accade nel racconto biblico? In che modo questo racconto può costituire una forza o una sfida per le nostre famiglie LGBT di oggi?
L’intero racconto di Giovanni deve basarsi sul riconoscimento della gravità degli eventi accaduti prima e dopo: la loro esperienza (passata e futura) si basava sulla sacra convergenza della vita e della morte. Infatti quando Maria unge Gesù andiamo al cuore del viaggio quaresimale – un viaggio di fede e speranza nel mezzo della morte.
– In che modo noi, che come Maria e i suoi fratelli riceviamo vita da Gesù, onoriamo la sua morte? In che modo la sua sofferenza e la sua morte si connettono alla vita che riceviamo in lui?
La critica di Giuda, che Maria dovrebbe anteporre la carità all’adorazione (Giovanni 12,5), pone una falsa dicotomia. In questo momento stiamo ponderando il valore della vita che riceviamo in Gesù. Molte Chiese commettono un grave errore teologico separando la morte di Gesù dalla sua vita.
La storia di Lazzaro, Maria e Marta ci ricorda che la morte di Gesù è stato una conseguenza della sua vita spesa nel dare la vita e nel suo amore che valicava i confini. Gesù è morto non come vittima innocente ma come testimone fedele delle vie di Dio, l’autore della vita.
Isaia 43,16-21 nomina questo Dio che è il Creatore e l’autore della vita. Il Dio del profeta traccia una strada nel mare ed estingue le forze della morte. Carri e cavalli, armi e guerrieri, tutti sono sgominati dal Dio della vita. Deserto e luoghi selvaggi anelano a fonti di acqua fresca. Questo è il Dio di Gesù, che nutre la vita tra i morenti e gli esclusi.
– In che modo le nostre preghiere, il nostro culto e la nostra devozione quaresimale possono riflettere la vita che sgorga in luoghi sterili? In che modo le nostre pratiche di Quaresima possono aiutarci a percepire la cosa nuova per cui Dio è ancora all’opera oggi nel mondo – con la sua sterilità e la sua ingiustizia?
Il Salmo 125 (126) celebra questo Dio che restituisce la vita. Questo salmo è uno dei Salmi di Ascensione, che i pellegrini cantavano mente salivano a Sion, la santa montagna. Il salmo ribadisce anche che il Dio di Israele è sorprendente. Come Isaia, esso immagina acqua che scorre in regioni aride, forza di vita in circostanze proibitive. La restaurazione di Sion coglie di sorpresa anche la sua gente. Sembra un sogno, condito di risate e grida fanciullesche.
– In che modo la nostra predicazione può nominare quei luoghi sorprendenti in cui la vita si fa strada in mezzo alle forze della morte? In che modo possiamo fare spazio, nei nostri rituali e nelle nostre liturgie, alle lacrime che si trasformano poi in grida di gioia?
In Filippesi 3,4b-14 Paolo soppesa il valore della vita in Cristo. Richiama alla mente la sua vita prima di Cristo e la considera nulla. Il ritratto convenzionale di Paolo è errato. Prima del suo incontro con Cristo non viveva affatto nell’ansia e nella paura di non poter forse vivere secondo il patto di Israele.
Non fremeva impaurito che un altro peccato e sarebbe stato condannato all’inferno. No. Paolo viveva nella gioia e nella fierezza:
“[Ero] irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della legge” (versetto 6). Per questa ragione ci meravigliamo che trovi la vita in Cristo così irresistibile da orientare il suo intero essere verso il suo perseguimento. Come Maria, Paolo ha fatto esperienza della nuova vita. Per tutta risposta abbandona ogni altra cosa per conoscere Cristo Gesù. E come la storia di Lazzaro, Marta e Maria, la testimonianza di Paolo identifica il cuore del viaggio quaresimale. Per conoscere il potere della vita Paolo deve accompagnare Cristo nella sua sofferenza e nella sua morte. Il ministero di Paolo richiede che egli compia un viaggio nella sofferenza per poter portare la vita agli altri.
Questa quinta domenica di Quaresima è unica nel ciclo liturgico. La prossima domenica, Domenica delle Palme, indugeremo con Gesù all’interno della matrice caotica di gioia e delusione, speranza e disillusione, adorazione e avvilimento, vita e morte. A Pasqua celebreremo la vita nella resurrezione di Cristo, il culmine. Questa particolare domenica riunisce la sofferenza e la morte assieme alla speranza e alla resurrezione.
– Cosa porta il nostro mondo e cosa portate voi – quali sofferenze, quali speranze – alla quinta domenica di Quaresima? Se Maria ha espresso la sua fede anche in mezzo alle critiche e con la morte di Gesù che incombeva, voi come esprimete la vostra fede e la vostra speranza?
La nostra preghiera
Dio della vita e della morte
incontraci così come siamo
qualsiasi speranza, disperazione o anelito riempia il nostro cuore.
Benedici il nostro vivere e il nostro amare;
benedici le nostre famiglie, quelle in cui siamo nati e quelle che abbiamo scelto.
Benedici i nostri rituali incarnati di adorazione, i nostri sacramenti di sensualità.
Fai presto a trasformare il nostro pianto in gioia.
Amen
Testo originale: Lent Year C