I tre movimenti della vita: camminare, edificare, confessare
Omelia alla Messa «pro Ecclesia» (per la Chiesa)* di Jorge Mario Bergoglio/Francesco I tratta dal sito del Corriere della Sera del 15 marzo 2013
In queste tre letture (Isaia 2, 2-5; Pietro 2, 4-9; Matteo 16, 13-19) vedo che c’è qualcosa di comune, è il movimento.
Nella prima lettura (Isaia 2, 2-5) il movimento è nel cammino, nella seconda lettura (Pietro 2, 4-9) il movimento è nell’edificazione della chiesa, nella terza, nel Vangelo (Matteo 16, 13-19), il movimento è nella confessione. Camminare, edificare, confessare.
Camminare – “o casa di Giacobbe, venite e camminiamo nella luce del Signore”. E questo è la prima cosa che Dio ha detto ad Abramo, “cammina nella mia presenza e sei irreprensibile”.
Camminare. La nostra vita è un cammino, e quando ci fermiamo la cosa non va. Camminare sempre, in presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo nella sua promessa.
Edificare. Edificare la Chiesa, si parla di pietre, le pietre hanno consistenza, ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la sposa di Cristo, su quella pietra angolare che lo stesso Signore (ha posto). E’ un altro movimento della nostra vita, edificare.
Terzo, confessare. Possiamo camminare tutto quello che vogliamo, possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo la cosa non va. Diventeremmo una ong pietosa, ma non la Chiesa sposa del Signore. Quando non si cammina si ferma.
Quando non si edifica sulle pietre, cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia: tutto viene giù, senza consistenza.
Quando non si confessa, Gesù Cristo diviene quello di Leon Bloy, “chi non prega il Signore prega il Diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.
Camminare, edificare, costruire, confessare. Ma la cosa non è così facile perché nel camminare, nel costruire, nel confessare, alle volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino, sono movimenti che ci tirano indietro. Questo Vangelo prosegue con una situazione speciale.
Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, gli dice sì tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivo, io ti seguo, ma non parliamo di croce, questo non c’entra, ti seguo con altre possibilità, senza la croce.
Quando camminiamo senza la croce, quando edifichiamo senza la croce e quando confessiamo un Cristo senza croce, non siamo discepoli del Signore. Siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore. Io vorrei che tutti noi, dopo questi giorni di grazia, avessimo il coraggio, proprio il coraggio di
camminare in presenza del Signore, con la croce del Signore , di edificare la Chiesa sul sangue del Signore versato sulla croce e di confessare l’unica gloria, Cristo crocifisso. E così la Chiesa andare avanti.
Io auguro a tutti noi che lo Spirito Santo, la preghiera della Madonna, nostra madre, ci conceda questa grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo crocifisso. Così sia.
* Ieri pomeriggio (il 14 marzo 2013), alle 17, nella Cappella Sistina, papa Francesco ha celebrato la Santa Messa «pro Ecclesia» (per la Chiesa) con i cardinali elettori che hanno partecipato al Conclave. Nel corso della celebrazione eucaristica, dopo la proclamazione del Vangelo, commentando le letture (Isaia 2, 2-5; Pietro 2, 4-9; Matteo 16, 13-19), papa Francesco ha tenuto l’omelia che pubblichiamo di seguito.