La festa del papà e l’ottusità di certe maestre
Articolo del 13 marzo 2013 di Giuseppina La Delfa pubblicato su Huffington Post Italia
Il 19 marzo è la festa del papà e a maggio arriva la festa della mamma. Noi genitori omosessuali siamo madri o padri e non abbiamo nessuna preclusione a festeggiare i papà e le mamme, le nonne e i nonni, ecc… anzi. Ma quando una maestra fa recitare la poesia: “quanto è bello il mio papà” a un bimbo che ha due mamme, o fa fare il compito : “descrivi la tua mamma” a una bimba che ha due papà, un po’ rimaniamo male!
Non tanto per noi ma per i bimbi che si trovano a giostrare una situazione per loro difficoltosa. Difficilmente alle materne o nelle prime classi delle elementari, un bimbo si opporrà all’adulto di riferimento che è la sua maestra, specie se è timido. Farà ciò che gli viene richiesto o ci proverà, senza sapere bene come se la caverà e con ripercussioni per la sua serenità.
Quando i genitori hanno conoscenza di queste situazioni, vanno a scuola a rammentare la storia familiare dei bambini (tra l’altro l’evento era già stato preparato settimane prima con la scuola). A volte, troppe volte, al posto di aprirsi e riconoscere, diciamo, la distrazione? L’insensibilità? La stupidaggine anche? C’è, nei migliori dei casi, una chiusura garbata e si arriva a dialoghi allucinanti:
“Ma se ci sono bimbi senza padri in classe, perché sono scappati o perché purtroppo sono morti, che fate la festa lo stesso? Gli date il compito su come è bello il suo papà? “Ebbene sì!” rispondono.
In una scuola romana, a Francesca, mamma con la compagna di 2 bimbe, è stato risposto: “se un bambino avesse appena perso il padre si dovrebbe festeggiare la festa del papà lo stesso perché è tradizione e non è giusto che gli altri ci rimettano, e poi quel bambino un padre ce l’ha e il bigliettino lo può fare lo stesso, poi nel caso lo da alla mamma”.
E se uno chiede un po’ provocatoriamente se avessero fatto fare un compito su quanto è bello correre a un bimbo sulla sedia a rotelle, quelle rispondono “si” perché le cose anche se non si le si ha è bello conoscerle!
Ieri Andrea, 4 anni, figlio di Catia e di Silvia, ha tirato fuori dallo zaino della scuola un foglietto con stampato un invito: “In occasione della festa del papà la scuola invita tutti i papà a trascorrere un giorno da “campioni” presso il campetto adiacente al IV circolo didattico”. Sull’invito c’era proprio scritto il suo nome: ANDREA.
La mamma ha preso il biglietto e l’ha messo da parte fingendo indifferenza. Dopo un po’ il bimbo dice : “mamma ci sono rimasto male per quell’invito. E’ come se a Paolo avessero dato l’invito per le sue mamme. Ma lui di mamma ne ha una sola”.
Questa questione della non inclusione non riguarda solo i bambini con due mamme o due papà ovviamente, riguarda i bambini di madri single, o i figli dei genitori vedovi o con genitori scomparsi nel nulla. E sono tanti. In tutte le classi abbiamo queste situazioni. E poi ci sono altre situazioni in cui le maestre e i maestri mostrano davvero poca sensibilità.
Marina a Roma ne ha viste di belle: “Non è certo di consolazione, ma ne ho sentite tante di mamme adottive che raccontavano quando ai loro figli venisse richiesto di portare fotografie di quando erano appena nati, in braccio alle mamme o cose così, pur sapendo benissimo di avere in classe bimbi adottati che rarissimamente sono in grado di produrre questi documenti. Per tante ottime insegnanti, ce ne sono altrettante che mancano della più elementare capacità di accoglimento ed inclusione”.
Flora ci rammenta che il problema è anche per le famiglie monoparentali: “quando fanno fare il ‘regalino per il papà’ a un bambino o bambina che magari non ha mai conosciuto suo padre, quello ne soffre” e propone che si faccia come in UK dove, proprio per ovviare a questo problema, il regalino o il bigliettino non lo si fa per forza per il papà o per la mamma, ma anche ‘per una persona speciale’ – questo, aggiunge, lo insegnavano nei corsi di preparazione all’insegnamento già 15 anni e più anni fa…
Certo alcune maestre dovrebbero aggiornarsi un po’, per lo meno. Sempre di più, grazie al lavoro di Famiglie Arcobaleno e delle facoltà di pedagogie, si fanno dei seminari di formazione sull’inclusione nella scuola. Come l’ultimo a Roma, il 28 febbraio di quest’anno: “Io non discrimino. Orientamenti sessuali e identità di genere nella scuola italiana”.
Ma a volte, ce ne rendiamo conto, non è neanche omofobia, è proprio stupidaggine e assenza di sensibilità. Ora contro l’omofobia abbiamo degli strumenti ma contro la stupidaggine non ne abbiamo molti. Il problema supera le nostre competenze e la nostra buona volontà!!! Un’altra volta magari varrebbe proprio la pena di soffermarci sugli stereotipi di genere amplificati proprio durante queste “feste”. Anche li, da stendere un velo pietoso.
Un pensiero per Francesco che non ha conosciuto il padre e che un giorno da grande è riuscito a buttare fuori con coraggio questi ricordi terribili. Grazie per tutti i bimbi che sopportano e piangono in silenzio.