Quasi tutto normale. Divagazioni di una madre
Articolo del 19 marzi 2013 di Elasti* pubblicato sul sito d.repubblica.it
L’altro giorno ho pranzato con la mia amica Silvia. Ci siamo trovate davanti al mio ufficio e, a braccetto, sotto un minuscolo ombrello, ci siamo avventurate sotto la pioggia in un posto bello perché, lei ed io, ci vediamo molto di rado e, quando succede, dobbiamo viziarci e festeggiare.
Silvia ha quattro figli, due gatti, i capelli biondi, gli occhi chiari e una vita impegnativa. Io ho tre figli, ai gatti sono allergica, ho i capelli castani, gli occhi scuri e un ménage complicato.
Forse è anche per alcune di queste cose che non riusciamo mai a vederci. Silvia è alta e ha spalle larghe. Io no. Lei è riflessiva, saggia e pacata. Io no. Lei è accogliente: una di quelle donne a cui ti viene voglia di raccontare la vita e i pensieri, una di quelle amiche di cui fidarsi.
Avrei voluto che quella pausa pranzo durasse un giorno e non un’ora. Abbiamo parlato di lavoro, di vacanze, di fughe, di bambini, di scuola, di siti Internet che vendono vestiti da cerimonia e da sposa. «E così ho comprato online il mio vestito», ha raccontato. «Come??? Tu hai comprato online il vestito da sposa? Sei pazza». «Costava talmente poco…».
Silvia, tra qualche settimana, si sposerà. Così ci è toccato parlare, con grande sollazzo di entrambe, anche di estetista, di trattamenti di bellezza prematrimoniali, di peli superflui, di massaggi rilassanti, di mani, di smalto, di trucco e di parrucco e di tutte quelle cose futili e gratificanti che ti riconciliano con il mondo e a cui una mamma di tre figli, e tantomeno una di quattro, non pensano mai.
Abbiamo fatto un aggressivo piano di trattamenti di bellezza obbligatori – perché quale alibi migliore di un matrimonio per concedersi dei vizi? – e una lista di cose divertenti a cui pensare prima di dire sì.
Silvia ed io siamo due amiche, come tante. Ci diamo appuntamento in pausa pranzo, davanti all’ufficio, come succede a molti. Parliamo di cose grandi e piccole, ci confidiamo, ridiamo, ci raccontiamo dei nostri figli e delle nostre vite normali. Sotto la pioggia ci confondiamo tra la folla perché, sotto la pioggia, visti da lontano, ci somigliamo un po’ tutti.
Tuttavia, guardandola da vicino, la vita di Silvia è un po’ complicata della mia e di quella di moltissimi altri. Perché Silvia non ama un Roberto, come me, e nemmeno un Giovanni, un Alberto o un Simone. Silvia ama Francesca. Silvia e Francesca hanno vite normali, banali, a volte grandiose, a volte deprimenti, come noi. Hanno una casa, un’automobile, un mutuo, dei bambini, dei genitori, dei fratelli e dei suoceri.
In pausa pranzo si confondono tra la folla in centro, come noi. Litigano, fanno la pace, desiderano un presente e un futuro felici per i loro figli, come noi. Ma non hanno i diritti che abbiamo noi, non sono legalmente, come coppia, considerate genitori, come noi, non si possono sposare nel loro paese, come noi, anche se hanno già pronto un vestito da sposa comprato online.
E così Silvia, tra qualche settimana, partirà con Francesca, e con i loro quattro bambini, per Barcellona. Lo farà con allegria e senza recriminazioni o rabbia, dopo essere andata dall’estetista per il trattamento pre-matrimoniale e dopo essersi provata il vestito arrivato per posta, perché lei è fatta così. Lo farà anche se, a guardare bene, per la legge italiana, non cambierà nulla.
Lo farà per dire a tutti – ai suoi figli, ai suoi genitori, agli amici e alla zia che viene da lontano – che lei e Francesca sono coppia, genitori, famiglia e che questo è assolutamente normale, nonostante tutto.