L’audace pragmatismo di papa Francesco sulla benedizione delle coppie omosessuali
Editoriale pubblicato sul sito del quotidiano LE MONDE (Francia) il 19 dicembre 2023, liberamente tradotto da Flavia Lucrezia Piepoli
Nella storia secolare della Chiesa cattolica, la decisione annunciata dal Vaticano lunedì 18 dicembre (2023) di autorizzare la benedizione delle coppie omosessuali rappresenta una svolta storica. “È possibile benedire le coppie in situazione di irregolarità [i divorziati risposati] e le coppie dello stesso sesso”, come indica una “dichiarazione dottrinale” emanata dal dicastero per la dottrina della fede, l’organismo incaricato di vegliare sul rigore teologico.
Quest’autorizzazione non cambia niente della dottrina tradizionale della Chiesa sul matrimonio, che resta l’unione indissolubile di un uomo e di una donna volti alla procreazione. Ma, traducendo l’evoluzione liberale guidata da papa Francesco su un tema molto controverso all’interno della Chiesa, essa tende a porre fine a secoli di tabù e d’ignoranza, fonti di ostracismo, discriminazione e sofferenze.
La prudente evoluzione teologica consentita dal testo firmato dallo stesso Papa si basa su una distinzione tra benedizione e rituale. Se la prima è autorizzata, non fa parte in ogni caso di un rito liturgico. Al fine di non essere confusa col matrimonio, la benedizione non potrà riprendere nessun elemento del suo rituale.
Quest’innovazione si iscrive in un pragmatismo che per fortuna prende le distanze dai predecessori rimasti nel registro della condanna in materia di omosessualità. Se papa Francesco non ha modificato la posizione della Chiesa nei confronti dell’omosessualità, ancora considerata come una condotta “intrinsecamente disordinata”, sono anni che ha preparato quest’evoluzione.
“Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?” si chiedeva nel 2013. Nel 2018 aveva così rassicurato una delle vittime cilene di un prete condannato dalla Chiesa per abusi sessuali: “Juan Carlos, non importa che tu sia gay. Dio ti ha fatto così e ti ama per quello che sei, e per me le cose non cambiano. Il Papa ti ama per quello che sei.” In un approccio radicalmente nuovo, il Papa è a stretto contatto con alcuni omosessuali, ne parla e non smette di dire che la Chiesa deve essere accogliente con loro, deve accompagnarli invece che rifiutarli.
Adattamento tradivo
Per anni i gesti simbolici non si sono tradotti in un’evoluzione nei fatti. Nel marzo 2021, una “nota” della Congregazione per la dottrina della fede aveva perfino esplicitamente chiuso le porte alle benedizioni delle unioni dello stesso sesso.
Questa volta, il cambiamento è annunciato, qualche settimana dopo la prima assemblea del Sinodo sulla Sinodalità, tenutasi a Roma nel mese di ottobre, che aveva ascoltato strazianti testimonianze sui tormenti vissuti da fedeli omosessuali. È il prolungamento di uno sguardo che si è evoluto sull’omosessualità, con la pressione di alcune Chiese come quella tedesca o quella belga dove i preti benedicono apertamente coppie dello stesso sesso.
La Chiesa si adatta così molto in ritardo all’evoluzione delle società occidentali, col rischio di offendere la sua frangia più conservatrice, non solo negli Stati Uniti ma anche in Africa e in America latina.
Mentre l’istituzione diventa oggetto di una sfiducia alimentata da decenni di aggressioni mantenute sotto una cappa di piombo, c’è da sperare che quest’audacia pragmatica e liberatrice possa estendersi ad altri aspetti della vita della Chiesa segnati da pratiche inique, come il ruolo limitato delle donne o addirittura il celibato dei preti.
Testo originale: «Bénédiction des couples homosexuels : le pragmatisme audacieux du pape François»