Quaresima queer. Per tutte le volte che lo sguardo altrui mi ha frenato
Riflessioni di Luigi Testa
Ho scoperto col tempo che con le mani si può fare l’amore. Palmo a palmo, perché le dita coincidano. Poi le si piega, perché si incastrino tra le altre, e si stringe. Le si bacia. Le si accarezza. Le si percorre con un dito. Le si tiene, semplicemente, senza far altro, palmo tra palmo.
Chissà come erano le tue mani, Gesù. Saranno state grandi. Erano calde, o anche le tue erano subito fredde? E chi te le stringeva, chi te le riscaldava? Quelle mani che hanno accarezzato, che hanno toccato, che hanno guarito, che hanno preso, spezzato, dato.
Ora che te le hanno ferite, straziate, uccise, vorrei baciarle con tutti i baci che altre volte non ho avuto il coraggio di darti.
Baciartele ora, per tutte quelle volte che il pudore mi ha trattenuto. Per tutte quelle volte che lo sguardo altrui mi ha frenato.
Mentre te le bacio, tu le trasformi in una carezza. E lì, finalmente, posso perdermi sicuro.