Quaresima queer: “A lui, chi li laverà i piedi?”
Riflessioni di Luigi Testa
Ora che sei sulla croce, l’unica parte di te che posso toccare – l’unica ferita che posso ancora baciare, è quella ai tuoi piedi. Mi avvicino, mentre tu mi guardi, te li accarezzo, li bacio, e chiudo gli occhi.
Ho invidiato così tanto la donna che quella sera si è messa a profumarteli di nardo, ad asciugarteli, a baciarteli. Forse ho protestato anche io con gli altri, ma non per rabbia, o per scandalo, o altro, no: la mia era solo gelosia.
E quando poche ore fa, a cena, ti ho visto che ti mettevi a terra a lavare i piedi ai tuoi, ho pensato: e a lui, chi li laverà? Aspettavo che la cena finisse, per restare soli io e te: allora mi sarei messo io a terra, e te li avrei lavati io – mentre tu mi avresti sorriso, come si sorride ad un bambino.
E invece, dolcissimo Gesù, riusciamo ad essere soli io e te soltanto adesso che la cena ormai è lontana, e mentre te li bacio le mie labbra sanno di polvere, fango, sudore, sangue. Non fa niente.
L’importante è che tu invece senta ancora, forte, l’odore del nardo – come quando te li baciava quella donna. Nardo spezzato, versato, nardo sprecato – come l’amore che mi hai insegnato tu.