Il filosofo cattolico Jacques Maritain e l’amicizia con lo scrittore gay Julien Green
Riflessioni di Valerio Merlo*
Nel saggio Julien Green, scrittore cattolico nel secolo gay tre capitoli sono quasi interamente dedicati al rapporto tra il romanziere franco-americano e il filosofo Jacques Maritain.
Quella tra Julien Green e Jacques Maritain è una delle «grandi amicizie» immortalate da Raissa, la moglie del filosofo, nel libro dove rievoca i personaggi famosi incontrati nel corso della sua vita accanto al marito nella casa di Meudon alla periferia di Parigi. Nei due decenni precedenti lo scoppio della seconda guerra mondiale, i Maritain hanno utilizzato la loro casa come un centro di cultura religiosa e di spiritualità.
Invitando e ospitando eminenti personalità ecclesiastiche, famosi artisti, letterati e pensatori, Maritain si prefiggeva lo scopo di diffondere in seno al mondo cattolico la filosofia neotomista, ma non rinunciava a svolgere un’azione di apostolato cristiano tra gli esponenti, per la maggior parte miscredenti, della cultura e dell’arte francese.
Tra i più assidui frequentatori della casa di Meudon vi furono parecchi artisti, poeti e scrittori notoriamente omosessuali. Il perché della loro attrazione verso Maritain e della predilezione di Maritain verso di loro è un mistero che può forse trovare una spiegazione nella storia personale del filosofo ovvero la giovanile amicizia con il compagno di liceo Ernest Psichari, nipote di Renan, conclusasi quando il futuro filosofo conobbe e sposò Raissa, il che ebbe conseguenze drammatiche per Ernest che tentò perfino di suicidarsi.
Da quella esperienza Maritain potrebbe aver ricavato la convinzione che la condizione omosessuale si presenta non raramente associata ad elevate aspirazioni spirituali e che nella sua vita l’omosessuale è destinato ad andare incontro a sofferenze che la fede religiosa può rendere più sopportabili.
Di certo Maritain, nell’incontrare Max Jacob, Jean Cocteau, Maurice Sachs e gli altri intellettuali omosessuali che si rivolgevano a lui in cerca di una risposta ai loro assilli esistenziali e dilemmi morali, ha sempre pensato che la loro omosessualità fosse, anziché un impedimento, una condizione favorevole per l’agire della grazia divina. Di qui, la sua premura a prendersi cura della loro anima, circondandoli di tutto l’affetto di cui era capace, fino a spingerli alla conversione al cattolicesimo o, se si trattava di cattolici che si erano allontanati dalla Chiesa (come nel caso di Julien Green), al ritorno alla pratica religiosa.
Nella recente nuova edizione del Journal 1919-1950 di Julien Green sono state inserire numerose pagine a suo tempo omesse per decisione dell’autore, contenenti le annotazioni in cui lo scrittore registra e commenta i suoi incontri e colloqui con il filosofo cattolico.
Dalla lettura delle pagine inedite del Journal greeniano, la storia del rapporto fra Maritain e Green, finora ricostruita sulla base soprattutto della loro corrispondenza, ne esce arricchita di particolari sconosciuti che aiutano a mettere meglio a fuoco l’influenza esercitata dal filosofo sul percorso spirituale dello scrittore. Viene confermato il ruolo decisivo svolto dai Maritain (in particolare da Raissa) nel ricondurre lo scrittore alla pratica religiosa, accogliendo l’invito a confessarsi rivoltogli da padre Alex Rzewuski (guarda caso, un omosessuale convertito da Maritain diventato sacerdote, convocato appositamente a Meudon per fargli incontrare Green).
Ma emergono anche le incomprensioni e le differenze dei punti di vista che hanno reso complicati e non scontati gli esordi della loro amicizia. Fin dal primo incontro Green ha voluto rivelare al filosofo la sua omosessualità, peraltro intuita da quest’ultimo. Ma quando Maritain gli come soluzione del suo problema la «vita eroicamente cristiana» con la pratica della castità perfetta, il giovane scrittore si ribella.
Il filosofo comprende che il suo amico si è sentito giudicato e si scusa assicurandogli che non intendeva giudicarlo e che non lo giudicherà mai (questo avvenne nel 1927, ottanta anni prima del fatidico «Chi sono io per giudicare?» di papa Francesco).
Pur essendo affascinato dalla figura di Maritain, le cui sembianze fisiche gli ricordano i santi medioevali, inizialmente Green manifesta una certa insofferenza verso le esortazioni che il filosofo sente il «dovere professionale» – l’espressione ironica è dello stesso Green – di rivolgergli.
Ma Maritain, pur sapendo che la vita dell’amico ha preso una piega ben diversa da quella da lui indicatagli (non la continenza bensì la «liberazione carnale»), continua imperterrito ad offrirgli il suo «amore di amicizia», a fargli sentire la sua vicinanza, gli assicura la sua stima ospitandone i romanzi nella sua collana editoriale, commentandoli favorevolmente, lo coinvolge nella sua vita privata e nelle sue iniziative pubbliche, lo vuole come collaboratore in campo editoriale. E quando Green, nauseato della vita che conduce e desideroso di ritornare a Dio, gli chiede aiuto, non esita ad esercitare una direzione spirituale sempre rispettosa della sua libertà.
In Todo es Nada, uno scritto greeniano rimasto anch’esso inedito e pubblicato in appendice al secondo tomo del Journal Intégral, Green ha espresso la propria gratitudine al filosofo per la estrema delicatezza con cui si comportò nei suoi confronti nel periodo degli «anni facili» quando, non potendo e non volendo rinunciare al piacere sessuale, aveva abbandonato la pratica religiosa ed era riluttante ad accettare la sua «autorità morale piena di mansuetudine e amore».
Nella sua descrizione del comportamento del filosofo è possibile scorgere quasi un modello ideale di accompagnamento spirituale: evitava di fargli domande che potessero metterlo in imbarazzo, non si permise mai di esprimere giudizi o condanne, invece di fargli delle prediche cercava di mettere in luce ciò che trovava di buono in lui. Succedeva che quando Green, acerrimo nemico dell’ipocrisia, faceva allusioni alla sua vita sessuale, Maritain non dava ad esse nessun peso e si comportava come se non le avesse sentite.
Tutto questo al fine di fargli capire che l’omosessualità non è incompatibile con la vita spirituale. Un prete – conclude Green – non avrebbe potuto comportarsi meglio.
* Valerio Merlo, nato nel 1947, laureato in sociologia, vive a Roma. Tra le pubblicazioni più recenti: In cerca di salvezza. Wittgenstein e la religione (Lindau), Santi, eroi e brava gente.Sociologia della devianza virtuosa (Castelvecchi), La sociologia integrale di Pitirim A. Sorokin (Armando) e il volume Julien Green, scrittore cattolico nel secolo gay Omosessualità e vita cristiana nel “Journal Intégral” (1919-1950).