Nessuno Solo. Il cammino dei genitori di persone LGBTQ+ nel movimento dei Focolari
Testimonianza di Paolo Crociani e Chiara Mascellani di Nessuno Solo, gruppo di genitori di persone LGBTQ+ del movimento dei Focolari, presentata al Congresso Nazionale dei Focolari “Essere sempre Famiglia. Oltre confini e categorie. Verso l’inclusività” (Mariapoli di Castel Gandolfo, 10-12 maggio 2024)
Dal 10 al 12 maggio 2024 si è svolto al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo il Congresso Annuale della zona Italia del Movimento dei Focolari, vi hanno partecipato circa ottocento persone da ogni parte della penisola. Il titolo del congresso era Oltre confini e categorie, verso l’inclusività e una delle tematiche affrontate, alla quale è stata dedicata una mattinata, era l’identità di genere e l’orientamento sessuale. Il primo intervento è stato affidato a Chiara D’Urbano, psicologa e psicoterapeuta Consultore del Dicastero per il Clero, ed è poi seguito un intervento dei coniugi Maria e Raimondo Scotto che hanno brevemente raccontato della nascita, all’interno del movimento dei Focolari, del gruppo Nessuno solo, formato da genitori con figli LGBTQ+. La mattinata è terminata col nostro intervento: l’esperienza vissuta da genitori di un figlio omoaffettivo.
Il gruppo Nessuno Solo è nato in seno all’Opera di Maria (Movimento dei Focolari) per rispondere alle sollecitazioni che arrivavano da alcune componenti del Movimento, in particolare dai genitori di persone LGBTQ+ e dai giovani. Da queste sollecitazioni si evidenziava tutta la problematica relativa al mondo LGBTQ+, problematica che provocava, e provoca tuttora, tanta sofferenza. Il gruppo è coordinato dai coniugi Maria Lubrano e Raimondo Scotto. Raimondo è un medico che ha pubblicato insieme a Maria diversi libri sulla vita di coppia e la sessualità vissuta nelle coppie. I due coniugi, venendo a contatto con le storie di sofferenza di tante famiglie con figli LGBTQ+, hanno sentito l’urgenza di aggiornarsi per conoscere meglio questa realtà ed intervenire per essere di aiuto. Diventati così “animatori”, in realtà essi si accorgono di essere in un certo senso “animati” dal gruppo, sensibilizzati e anche convertiti rispetto alle loro vecchie convinzioni. Infatti, proprio dalla comunione vissuta nel gruppo, vera, profonda, senza veli, il loro sguardo progressivamente è cambiato, il cuore e la mente si sono trasformati, illuminati. Ogni figlio porta dentro di sé un mistero, un inedito. Occorre liberarsi dagli stereotipi e pregiudizi, percorrere un cammino che ci aiuta a vedere l’umanità in una luce nuova, attraverso gli occhi di Dio, unica sorgente luminosa. Col tempo Nessuno Solo si è sviluppato all’interno del Movimento dei Focolari in varie parti del mondo, dal Brasile al Portogallo alla Germania, con diversi animatori. Qui in Italia è composto per ora da circa quaranta persone.
Di seguito ecco la nostra “storia”.
Chiara
Mi chiamo Chiara, sono sposata con Paolo ed abbiamo quattro figli, tre femmine ed un maschio, viviamo in un piccolo paese vicino a Milano. Vorrei oggi, qui, con voi, raccontare il cammino che abbiamo percorso e che stiamo ancora percorrendo e che ci ha portato ad esprimere, seppur in tempi diversi, la nostra gioia per un fatto che solo qualche anno fa ci sembrava qualcosa di strano e lontano da noi, dalla nostra vita di cristiani impegnati e appartenenti al Movimento dei Focolari. Questo percorso, abbastanza lungo, ci ha permesso di riconoscere la grazia ricevuta da Dio per il grande dono di amore di nostro figlio Emanuele. Devo dire infatti che all’inizio non la pensavamo così. Quando Emanuele parlò a me per la prima volta della sua omosessualità, fu un duro colpo! Successe durante una sera in cui io e lui, che all’epoca aveva vent’anni, stavamo tornando a casa in macchina, ed era da un po’ di tempo che non ci vedevamo, perché in quel periodo lui viveva a Milano dai nonni per frequentare l’università. A un certo punto mi disse, molto serio: «Mamma ti devo dire una cosa…». Avevo capito dal tono delle sue parole che si trattava di una cosa importante. Pensai che forse volesse dirmi che si era messo con una ragazza e pensai a Martina, una sua carissima amica d’infanzia che abitava a Milano, sapevo da mia madre che ogni tanto usciva con lei la sera. Invece la notizia era un’altra, che mai io mi sarei aspettata: «Mamma io mi innamoro solo di ragazzi». Mi prese un colpo! «Ah», risposi io, e per un po’ rimasi senza parole, molto turbata. Ma cercai di calmarmi e tranquillizzandomi, pensai che forse si stesse sbagliando e infatti gli dissi proprio così: «Ma, sai, forse ti sbagli, è presto per dire una cosa simile…sei giovane e… come fai a esserne sicuro… forse non hai ancora trovato la ragazza giusta… anzi è probabile che sia così… vedrai che… ecc… ecc…».
E così mi tranquillizzai, convincendomi che sicuramente era così!! Ma lui, molto serio, mi interruppe e ripeté sicuro e deciso quella cosa, che non era stata una sua scelta, ma che ormai era da quattro anni che lo aveva scoperto e ne era assolutamente certo.
Fu allora che io fui presa da un senso di sconvolgimento interno ma, cercando in tutti i modi di dissimulare il tumulto che sentivo dentro, mi sgorgarono dal cuore queste parole: «Emanuele, io ti voglio un gran bene così come sei!» e lo ringraziai per avermi comunicato una cosa così intima e importante.
Ma… quando arrivammo a casa era sera tardi, Emanuele andò a letto ed io mi ritrovai distesa sul divano e sentivo come se una tegola mi fosse piombata tra capo e collo: perché proprio mio figlio? Dove avevamo sbagliato? Che cosa era andato storto? Ero confusa, stordita, preoccupata e piangevo…
Quando finalmente andai a letto, pregai Dio chiedendo a Lui la grazia di darmi la Luce, per trovare, in quello che allora mi sembrava un dolore, il Suo Amore di Padre. E la Luce pian piano sembrava arrivare, prima un lumicino, poi, via via sempre più luminosa: se io avevo sempre pensato che i figli fossero un dono di Dio, allora Emanuele è certamente, così come lo sono le altre tre mie figlie, un dono di Dio, e i doni di Dio sono doni d’Amore!!
Ma faticavo a riconoscerlo questo Amore, mi sentivo sola, mi sembrava impossibile poterne parlare liberamente, senza che alcun giudizio ricadesse su di noi o, peggio ancora, su di lui, che era sempre stato seriamente impegnato, fin da piccolo, coi bambini e poi coi giovani del Movimento dei Focolari. Cominciai a documentarmi su quello che diceva la Chiesa, il catechismo e mi sentii morire: c’erano tante parole brutte, “contro” e c’erano le parole “atti intrinsecamente disordinati”. Certo, erano cose che sapevo in teoria, ma pensarle riferite a mio figlio… non era possibile, come potevano essere vere? Era un dolore insopportabile, io lo conoscevo bene, era un bravissimo ragazzo!
Paolo
Nel frattempo, anche Emanuele soffriva, si sentiva incompreso, messo da parte, ed anche io soffrivo con lui. Qualche tempo prima, mentre ancora frequentava il quinto anno di liceo classico che, come immaginate, è molto impegnativo, cominciarono a manifestarsi quasi quotidianamente crisi epilettiche sia di giorno che di notte. Lo lasciavano confuso, prostrato, stanco. Preoccupati iniziammo visite con psicologi, poi psichiatri e esami neurologici. Gli furono prescritte medicine che in parte attenuavano il manifestarsi delle crisi ma con effetti secondari importanti che lo lasciavano sempre un po’ intontito. C’era il rischio che gli ritirassero la patente, indispensabile vivendo in un paesino piccolo senza mezzi pubblici di trasporto. Ad ogni modo, dopo essere riuscito a guadagnarsi senza difficoltà il diploma del liceo classico, Emanuele si iscrisse all’università e fu allora che fece il suo coming out. Inizialmente lo fece solo con me facendomi promettere di non dire nulla alla mamma perché voleva farlo lui. Quando si decise a farlo, quella sera, io mi trovavo in trasferta per lavoro per cui non potei purtroppo essere di aiuto a Chiara. Per altro, in quei mesi fui molto combattuto se comunicarglielo o se rispettare la volontà di Emanuele su di una cosa così personale e intima.
Come padre ero molto preoccupato oltre che per la sua salute anche per il suo futuro: pensavo alle difficoltà che avrebbe incontrato nella professione lavorativa e anche per le sue possibilità di inserimento in una società discriminante che fatica ad accettare le diversità. Come, d’altra parte, faticavo anch’io ad accettare la realtà di avere un figlio omosessuale. La svolta avvenne quando qualcuno ci fece incontrare gruppi di cristiani LGBTQ+ e anche gruppi di genitori che noi iniziammo a frequentare, gruppi che si incontravano, sempre seguiti da almeno un sacerdote incaricato dalla diocesi, per condividere esperienze e per studiare i documenti della Chiesa e dei più recenti documenti scientifici sul tema LGBTQ+. Poi abbiamo iniziato l’esperienza molto arricchente di Nessuno Solo. Anche Emanuele ha iniziato in uno di questi gruppi il suo cammino spirituale per capire la Volontà di Dio.
Chiara
Abbiamo capito che Dio, nel suo immenso amore, ha creato Emanuele, e lo ha creato così, e se noi che siamo i suoi genitori e lo amiamo così com’è, quanto più lo amerà Dio che ama tutti i suoi figli? Abbiamo anche capito una cosa molto importante da sapere: essere omosessuali non è una scelta, nemmeno una patologia psicologica, è un modo di essere che non si può cambiare. Non c’è niente di storto, di nessuno è la colpa.
Qualche tempo dopo, volendo approfondire questa nuova realtà che Dio ci aveva presentato, pensai che donandomi Emanuele volesse dirmi ancora qualcosa e mi venne in mente un versetto del Vangelo di Giovanni, che andai a cercare e a rileggere: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco? Rispose Gesù: né lui, né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio» e la Luce si fece luminosa e abbagliante!
Infatti, i primi tempi io speravo e pregavo che Emanuele non si innamorasse, per non commettere peccato, ma leggendo quel versetto, Dio mi fece compiere un altro passo avanti: «… perché si manifestassero le opere di Dio!». Come poteva esserci peccato? Mi resi conto che con questa preghiera io gli impedivo di essere felice perché Emanuele desiderava amare un compagno ed essergli fedele, esattamente come da ragazza lo desideravo io! Allora cambiai la mia preghiera: «Ti prego Dio, fa che mio figlio si incammini verso la felicità, nella Tua volontà, qualunque tu l’abbia pensata per lui».
E avvenne che Dio, nel suo grande Amore, gli donasse un compagno, Rocco, un cristiano appartenente alla Chiesa Battista, che lo ama e col quale ha iniziato questo cammino nella vita cristiana.
A settembre dell’anno scorso Emanuele e Rocco si sono prima uniti civilmente, poi si sono uniti con una cerimonia religiosa nella Chiesa Battista di Milano. Durante le due cerimonie mi espressi con queste parole:
«Rocco carissimo, tu ed Emanuele siete un dono vicendevole, ma la felicità non è lì dietro l’angolo, Dio vi ha unito perché insieme possiate incamminarvi verso di essa, Dio ha fiducia in voi! Noi vi accompagniamo con il nostro amore, eternamente grati al Signore per averci allargato il cuore e fatto scoprire la bellezza di tutte le creature in cui Dio ha soffiato il Suo Spirito, su di un pezzo di umanità che pensavamo estraneo e lontano ma che si è rivelato essere nuovo e bello, illuminato da tanti colori, come un arcobaleno!».
Paolo
Ora Emanuele è pienamente inserito nel mondo lavorativo. Ha ottenuto la laurea magistrale e avendo vinto un concorso pubblico lavora come amministrativo nel settore della sanità. Le crisi epilettiche sono cessate e i medicinali che ancora prende sono residuali.
Abbiamo poi capito che, quando i nostri figli si sentono pienamente accolti, vengono fuori tutte le loro potenzialità e i loro lati migliori crescono. Emanuele ha sentito di impegnarsi nel cammino dell’ecumenismo è stato eletto nel Consiglio Ecumenico delle chiese della diocesi e porta avanti questo impegno con passione per aiutare i cristiani di varie Chiese a dialogare per capirsi e cercare di raggiungere comuni obiettivi come la solidarietà, la pace, la benevolenza, la misericordia con iniziative comuni.
Il racconto della nostra storia ha avuto un forte impatto sull’assemblea: un silenzio assoluto, un’attenzione rapita, un coinvolgimento che portava anche alle lacrime e, al termine, numerosissimi ringraziamenti e non solo; infatti, si sono presentati a noi e ai coniugi Scotto genitori e nonni che, timidamente e discretamente, ci hanno confidato quel segreto che si tenevano dentro e ci hanno chiesto di entrare nel gruppo Nessuno Solo.
Abbiamo avuto l’impressione che lo Spirito Santo non abbia lesinato i suoi doni.
Il seme è stato gettato, un altro passo avanti è stato fatto!