Caro Francesco potevamo fare un passo in avanti invece ne abbiamo fatto uno indietro
Lettera aperta a papa Francesco di don Dino d’Aloia, direttore dell’ufficio di pastorale con le persone LGBT della diocesi di San Severo (Foggia)
Caro Papa Francesco, tu sai quanto ti vogliamo e ti voglio bene. Tu sai quanto amiamo e amo la tua predilezione per i piccoli e gli indifesi.
Permettimi però di dirti che proprio per questo certe volte non comprendo il tuo fare un passo avanti e uno indietro. Faccio riferimento alla frase molto infelice sulla “frociaggine” di tanti preti, frase che il Vaticano non ha smentito (e questo vuol dire che ha confermato) e ancor di più al rifiuto di accogliere in seminario chi ha “tendenze omosessuali molto radicate”.
Cosa significa questo?
L’ orientamento omosessuale non é una scelta ma una condizione che si scopre di avere, a volte con grande sofferenza. È ovvio che nel sacerdozio celibatario attualmente sostenuto dalla Chiesa così come per gli eterosessuali anche per gli omosessuali non c’è posto per rapporti fisici intimi ma non capisco perchè un omosessuale dovrebbe essere escluso dal seminario e dal sacerdozio solo perché senza sua scelta si ritrova a vivere la sua condizione affettiva.
Questa direttiva è fortemente lesiva dell’aspirazione vocazionale che Dio mette nel cuore di alcuni omosessuali. Che poi in questo modo non si fa altro che invitare al nascondimento, alla finzione e all’ipocrisia. Non c’è altra strada per chi sa di essere gay e desidera la santità nel sacerdozio.
Io stesso conosco preti che vivono questa condizione non scelta e sono di grande esempio per me.
Caro Francesco forse vogliamo impedire che giovani con movenze esteriori marcate accedano al sacerdozio, ma questa sarebbe una motivazione attenta solo all’immagine e alla forma, tutte cose a cui Gesù non guardava: Lui guardava al cuore e per questo suscitava scandalo davanti ai cultori di tradizionalismo e formalismo.
Dobbiamo chiedere ai seminaristi e ai preti di amare come Gesù e di farlo nella verità di sè stessi senza esibizioni e infingimenti. Il resto non conta. Dobbiamo invece educare la comunità ad accogliere ciascuno come egli é.
Caro papa Francesco scusami se ti ho detto queste cose perché so che tu le sai molto meglio di me e per questo mi sorprende questa tua direttiva di cui non c’era proprio bisogno. So bene che già esisteva ma ora i tempi erano pronti per fare finalmente un passo in avanti. E invece no, abbiamo fatto uno indietro.
Con immutata devozione e grande affetto.
Un suo prete.