Il ministero LGBT, una sfida al potere religioso (Gv 20:19-31)
Riflessioni bibliche di Angela Bauer-Levesque, Alma Crawford e Tat-Siong Benny Liew tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2007, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Tutti i passi di questa settimana convergono sulla responsabilità e la capacità di proclamare la nostra fede in Dio, generata dalla fiducia e dalla speranza non solo nella resurrezione di Cristo, ma anche nella sua seconda venuta.
Sia il Salmo 117 (118):14-29 che il Salmo 150 sono il riflesso di gente che ha un’innegabile esperienza della fedeltà di Dio. Giovanni 20:19-31 e Atti 5:27-32 pongono l’accento sul fatto che Cristo è resuscitato, mentre Apocalisse 1:4-8 indica il Cristo come colui che verrà di nuovo. Giovanni 20:19-31 e Atti 5:27-32 sottolineano anche l’appello a proclamare il Cristo risorto.
– Quali sono tutti i possibili significati della Pasqua per le persone LGBT?
L’esperienza traumatica dell’arresto e della crocefissione di Gesù ha lasciato i suoi seguaci paralizzati dalla paura. Si chiudono dentro e sono letteralmente terrorizzati di essere “allo scoperto”. Eppure, in Giovanni 20:19-31 troviamo un Gesù amorevole e paziente che non solo si rivela ai suoi seguaci, ma torna anche una seconda volta.
Durante questa seconda volta il Gesù risorto provoca Tommaso, che ha dovuto abbandonare la “fede” per imparare a vedere con i suoi occhi. La buona novella di Pasqua è che Gesù viene sempre da noi, ritorna sempre per noi. Lo farà non una volta sola, ma più e più volte. Questa non è solo una promessa per il futuro, ma anche una realtà del presente. Gesù viene ripetutamente per darci la pace e lo Spirito Santo, così che, come dice il salmista nel Salmo 117 (118):17, noi resteremo in vita e annunzieremo le opere di Dio.
Il Cristo risorto viene a noi, ma viene anche – secondo Giovanni 20:20, 25-27 – fornito di ferite alle mani e al costato. Le ferite di Gesù possono essere lette come testimonianza della sua solidarietà con lesbiche, gay, bisessuali e transgender; anch’essi mostrano ferite, metaforiche e fisiche, di rifiuto e oppressione. Come ci ricorda il Salmo 117 (118):14-21, Dio solo apre (e chiude) le porte della giustizia.
E Apocalisse 1:5-6 ci dice che vi è uno “che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue”. Non importa cosa ha causato o come siamo arrivati a concepire la nostra identità di LGBT o etero, Dio attraverso Gesù Cristo ha fatto di noi un regno-famiglia (kin-dom) di sacerdoti per il servizio e il ministero. Il Salmo 117 (118):22-23 proclama le opere liberatrici di Dio, che sono infatti “una meraviglia ai nostri occhi”.
Questi versetti proclamano che Dio in realtà farà più che aprire le porte per le persone LGBT: egli giustificherà il dolore che abbiamo patito per il rifiuto. Noi, che siamo stati etichettati come morti, distruttivi, inutili o senza valore siamo rivelati e restaurati dall’intervento di Dio come persone di valore, importanti, costruttive, finanche indispensabili.
Da un punto di vista cristiano, ciò che Dio ha fatto di Gesù, lo ha fatto anche per noi in Gesù. Continuiamo a vivere quando ci si aspettava che morissimo, e continuiamo a riunirci quando ci si aspettava che fossimo dispersi e mandati via. Nonostante il rifiuto della gente – che fa addirittura di noi la definizione stessa del peccato nel nome di Dio – il Signore ci ha accettati, e ci giustificherà. Nel frattempo, comunque, siamo anche chiamati a un compito e a una responsabilità.
– Cosa sono chiamate a fare le persone LGBT nella luce di Pasqua e per merito della Pasqua?
In Giovanni 20:19-23 è chiaro che Gesù ritorna dai suoi seguaci non solo per portare loro la pace ma anche per mandarli fuori in compagnia dello Spirito Santo. In Atti 5:27-32 la chiamata di Cristo a predicare si scontra con le proibizioni delle autorità religiose umane. Le persone LGBT vocate alla predicazione e al ministero conoscono anche troppo bene chi “ordina espressamente” di non insegnare nel nome di Gesù (Atti 5:28).
Sappiamo tuttavia che molti, come i primi seguaci di Gesù negli Atti, non hanno smesso di farlo. Molti hanno fronteggiato dei concili e sfidato coloro che cercavano di zittire la loro fede e la loro vocazione. Altri hanno trovato nuovi pulpiti in nuove congregazioni.
– In che modo ai credenti LGBT viene “espressamente ordinato di non insegnare”? In che modo questi passi offrono forza o provocano gli LGBT e chi li sostiene?
La fiducia e la speranza che la Pasqua ci dona non devono disumanizzarci o essere pronte a giudicare la paura una malattia, né dobbiamo sottovalutare forme di protezione tangibili e materiali che sostengano la fiducia e la speranza. Gli atti eroici di Pietro e degli apostoli che fronteggiano il sinedrio e il sommo sacerdote non sono l’unico modo di essere dei fedeli resistenti in Cristo.
C’è più di un modo di uscire allo scoperto, proprio come c’è più di una forma di articolazione. La disgiunzione tra il conferimento dell’autorità da parte di Gesù (Giovanni 20:23) e l’autorità fallibile nel nome di Dio del sommo sacerdote (Atti 5:27-28) ci ricorda di vigilare sulla linea sottile che distingue l’autorità religioso-spirituale dall’abuso.
La nostra preghiera
Leggete, silenziosamente o a voce alta, la poesia di Audre Lorde “Litania per la sopravvivenza”. Lasciatevi trasportare dalla lettura in un momento di preghiera o di meditazione.
Per chi tra noi vive sulla riva
in piedi contro il costante bordo della decisione
cruciale e sola
per chi tra noi non può indulgere
ai sogni delle scelte che passano
che amano nei vani delle porte, e vanno e vengono
nelle ore tra due aurore
guardando all’interno e all’esterno
al tempo stesso prima e dopo
cercando un adesso che possa nutrire
dei domani
come pane nelle bocche dei nostri figli
così che i loro sogni non riflettano
la nostra morte:
Per chi tra noi
sono state marchiate con la paura
come una linea vaga al centro della fronte
che hanno imparato ad avere paura col latte materno
perché con questa arma
questa illusione di trovare un po’ di sicurezza
il piede pesante sperava di zittirci
Per tutte noi
questo istante e questo trionfo
Non eravamo destinate a sopravvivere
E quando il sole sorge abbiamo paura
potrebbe non rimanere
quando il sole cala abbiamo paura
potrebbe non sorgere la mattina
quando abbiamo lo stomaco pieno abbiamo paura
di avere fatto indigestione
quando abbiamo lo stomaco vuoto abbiamo paura
potremmo non mangiare mai più
quando siamo amate abbiamo paura
l’amore svanirà
quando siamo sole abbiamo paura
l’amore non tornerà mai più
e quando parliamo abbiamo paura
le nostre parole non saranno ascoltate
né accolte
ma quando stiamo zitte
abbiamo comunque paura
Allora è meglio parlare
ricordandoci
che non eravamo destinate a sopravvivere.
Testo originale: Easter through Pentecost Sunday Year C