D. & L. Il messaggio d’amore di una coppia gay per ognuno di noi
Riflessioni di Massimo Battaglio
Qualche giorno fa è mancato un nostro amico. Giovanissimo (44 anni) e nel pieno della salute. Una di quelle botte che fanno riflettere. Oggi, in chiesa, suo marito lo ha salutato con un messaggio d’amore bellissimo che vale la pena riportare.
“Ciao mon amour.
Oggi sono qui per dirti grazie per avermi regalato un sogno, grazie per avermi permesso di aver fatto parte della tua vita, grazie per avermi amato infinitamente.
Ti guardo qui, a pochi metri da me, e ricordo ancora il tuo ultimo sguardo che ha incrociato il mio.
Quegli occhioni azzurri che illuminavano le mie giornate adesso illuminano il cielo.
Il tuo amore per il prossimo, la tua generosità, la tua disponibilità verso gli altri facevano di te una persona unica ed eccezionale.
Amore mio, ricorderò il tuo splendente sorriso sin dal primo mattino mentre mi preparavi la colazione, le passeggiate con i nostri pelosetti, le nostre serate passate sul divano a guardare un film, le tantissime cene in compagnia dei nostri preziosi e calorosi amici, il bacio della buonanotte.
Mi manchi D. … manchi come l’aria. I nostri cuori battevano all’unisono ed oggi non sento più battere il tuo.
Vivrai per sempre nel mio cuore amore mio, e farò tesoro dei tuoi insegnamenti nell’amare il prossimo ed essere felice per la vita donataci.
Pazientemente aspetterò di poterti riabbracciare in quel mondo migliore che hai raggiunto troppo presto.
TI AMO D.
Tuo L.,
per Sempre”
Ci sono diverse ragioni per riflettere a partire da questo commovente messaggio.
La prima è che la chiesa in cui è stato letto è la stessa in cui, sei anni fa, si era svolto il funerale di Franco Perello, marito di Gianni Reinetti, l’anziana coppia gay che per prima aveva contratto unione civile nella mia città.
Allora però, la cosa aveva dato scandalo. I soliti fanatici si erano organizzati per intasare di finte domande la mail del vescovo, il quale si era sentito in dovere di rispondere alimentando ulteriori indecenti polemiche.
Oggi, il celebrante ha più volte parlato di L. come “la sua famiglia”. E lo ha fatto in modo naturale, senza toni militanti, riconoscendo una semplice, elementare verità. Le cose cambiano, e lo fanno anche grazie alla gentile cocciutaggine delle nostre testimonianze di vita.
La seconda ragione è appunto quella della testimonianza. L. ha parlato di una storia d’amore. Ha volutamente evitato di approfondire argomenti come l’impegno sociale, i diritti, la politica (e dire che, soprattutto sul primo punto, ne avrebbe avuto, da dire). Ha preferito solo accennarli e si è invece concentrato sulla storia privatissima d’amore.
In realtà, un messaggio d’amore come questo ha un incredibile valore politico (e pastorale), per il fatto stesso di essere appunto un messaggio d’amore.
Oggi è ancora pieno di persone (tristissime) convinte che non possa esservi amore tra due persone dello stesso sesso. E questo è l’elemento base su cui si fonda tutta l’architettura dell’omofobia: non c’è amore, dunque c’è peccato. E’ un ragionamento che funziona più ancora che i famosi “passi della Bibbia”.
Ecco allora che testimoniare con spontaneità i nostri amori diventa importante. Diventa rivoluzionario perché fa crollare gli schemi dei bigotti e dei fondamentalisti. Perché, se l’amore c’è, nessuno ha diritto di ostacolarlo, tantomeno gli uomini di Chiesa.
Qualcuno potrebbe ancora obiettare che un messaggio vuol dire poco. Ma sfido chiunque a macchinare che le parole di L. non fossero autentiche. Io e altri mille e più che le abbiamo ascoltate condividendo le sue lacrime, possiamo garantire. Chi non ci crede è in malafede o ha il cuore indurito. E questo sì, la durezza del cuore, è peccato grave.
Amarsi come D. e L. si sono amati e continuano ad amarsi sotto altra forma testimonia solo che Dio ci ama e che il suo amore è davvero contagioso.