Essere lesbica e cattolica significa vivere la fede in modo differente
Testo di Michele Dillon tratto dal suo libro Catholic Identity: Balancing Reason, Faith, and Power (Identità cattolica. Equilibrio tra ragione, fede e potere), Cambridge University Press (Gran Bretagna), anno 1999, pp.115-116, liberamente tradotto da Innocenzo Pontillo
Penso che quando le lesbiche cattoliche escono allo scoperto, è come vivere una doppia oppressione. Le donne nere hanno una visione totalmente diversa di cosa sia l’oppressione. E credo che sia vero anche per le lesbiche, perché quando non hai diritti lo senti sulla tua pelle, lo vedi e ne sei ferita. E penso che sia per questo che molte lesbiche non riescono a rimanere nella chiesa cattolica.
Io penso di essere rimasta nella chiesa perché la mia spiritualità mi ha sempre mantenuta sana di mente. Mi ha sempre fatto sentire meglio con me stessa e mi ha aiutato a dare un senso al mondo quando nient’altro lo faceva.
La spiritualità cattolica ha funzionato per me. Ma sono stata molto fortunata a essere immersa in una spiritualità cattolica progressista. Mi sono sempre sentita parte della chiesa scaturita dal Vaticano II.
C’era un prete nella mia parrocchia che celebrava messe popolari. Non glielo lasciavano fare in chiesa e perciò lui lo faceva all’esterno.
Eppure essere parte di quella piccola realtá, di quella chiesa marginale, mi ha sempre tenuto in vita spiritualmente. È accaduto ma non so dirvi come è accaduto, perciò a chi mi chiede rispondo sempre che: “No sono uscita, ma sono ancora cattolica“.
Per me è come una questione genetica. Nessuno può togliermi l’essere cattolica o dirmi che non lo sono. Voglio restare connessa a quella spiritualità e alla giustizia sociale che ne scaturisce, perche so che è reale.
Testo originale: Gay and Lesbian Catholics: “Owning the Identity Differently”