La porta accanto. Con la Scrittura per farsi incontrare da un Dio vicino
Riflessioni di Paolo Spina*
Di commenti, meditazioni e spunti di riflessione sulla Bibbia, sul Vangelo o le letture del giorno, ne è piena la rete e ne sono oggetto canali di messaggistica e pagine social: io per primo non avverto il bisogno di un’ennesima proposta, più o meno personalizzata o tematizzata (ve ne sono per tutti i gusti, dallo stampo più esegetico a quello più spirituale, passando per ciò che solletica più le mie corde, come le chiavi femministe, queer e transteiste).
Non ho nessuna pretesa, se non quella di riconoscermi e diventare continuamente discepolo di Gesù.
Cosa significa essere discepole e discepoli, cosa vuol dire discepolato? Significa prima di tutto stabilire e mantenere una relazione con Dio. Come nasce una relazione? Essenzialmente da un incontro. Incontrare il Dio di Gesù è possibile in molti modi, e non è scontato chiedersi, per chi crede e per chi non crede, per chi si dice cristiano o no: l’ho incontrato? E se l’ho incontrato, mi ha chiesto di seguirlo? E io l’ho seguito?
Una relazione non è mai a costo zero: implica un cambio di paradigma da quello che forse abbiamo sperimentato come cristiani (e come cattolici italiani) nelle comunità che ci hanno iniziato alla fede, spesso ferite, in crisi, poco capaci di parlare al vissuto pratico e contemporaneo. Sono belle e autentiche le relazioni nelle quali ci si prende cura gli uni delle altre, dove ci si spoglia del privilegio e ci si confronta tra pari, dove – non per forza, ma per amore – ci si ascolta e si cammina fianco a fianco, non prigionieri di una casella, ma aperti a percorsi noti o non ancora tracciati.
E perché la Bibbia? Perché, insieme all’incontro con quante e quanti arricchiscono il nostro quotidiano, è uno strumento che permette di conoscere e rimanere in relazione con Dio.
Per dirlo con maggior sintesi e verità, lascio la parola a due maestri: vorrei che ognuno “si senta interpellato direttamente da Dio, che impari cioè ad ascoltarlo. Non semplicemente che conosca la Scrittura o ascolti un bravo biblista, ma che si senta personalmente interpellato dalla Parola. Quando questo accade, facciamo un’esperienza indimenticabile; basta farla una volta perché si radica nella vita e continua ad attrarci verso la Scrittura. Allora non abbiamo più bisogno di altre raccomandazioni, di sussidi esterni perché la Parola ha colpito dentro. Allora la risposta di chi si sente interpellato diventa anche risposta vocazionale: Signore, che cosa vuoi da me? E quando uno capisce che le Scritture parlano di lui e a lui, si inizia quel dialogo che non si fermerà più, di cui si sentirà sempre nel profondo del cuore una grande nostalgia. La conoscenza di Gesù e del cristianesimo sarà solida, integrata, non appiccicata, e la persona diverrà essa stessa, in qualche modo, Parola di Dio per gli altri” (Carlo Maria Martini).
E ancora: “Quella che vogliamo fare non è una lettura o uno studio del testo biblico, ma un’esperienza di ascolto della Parola di Dio. E se c’è davvero ascolto, allora le parole che leggiamo, per l’azione misteriosa dello Spirito Santo, si trasformano in quello che abbiamo bisogno di ascoltare” (Karl Rahner).
Di qui “La porta accanto”: nel concreto, sfogliare una pagina scelta per ogni libro biblico – senza alcuna pretesa di fornire un commento esaustivo o chissà quale illuminante quanto nuova prospettiva – soltanto mettendosi vicino a quella parola, che oggi ascolto come detta proprio per me.
Quando lo scorso 7 luglio, a Trieste, Papa Francesco ha affermato che “oggi abbiamo bisogno dello scandalo della fede, una fede radicata nel Dio che si è fatto uomo, una fede umana, una fede che risana i cuori spezzati, che diventa lievito di speranza”, ho intravisto nella trasparenza di quelle parole anche questo modo di leggere la Scrittura: non un codice di leggi e precetti, non una favola romantica e drammatica allo stesso tempo, ma un luogo dove situazioni e relazioni diventano occasioni di incontro con l’altro e con l’Altro nella trama delle nostre vite.
Nelle serie Tv o nei romanzi, “quell* della porta accanto” si rivela essere l’incontro che sconvolge i piani al di là di ogni fantasia, presentandosi però come il più comune tra i vicini.
Ecco, mi piacerebbe proprio che la Bibbia – e, soprattutto, il Dio che in essa parla – fosse proprio così.
*Paolo Spina è un medico, appassionato di Sacra Scrittura e teologia femminista e queer, che collabora con il Progetto Cristiani LGBT+ e con La tenda di Gionata scrivendo su temi di attualità e cristianesimo. Trovi le sue riflessioni raccolte nel blog “la porta accanto”.