Gli effetti del film “Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa”
Riflessioni di Massimo Battaglio
Ho visto “Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa” appena è arrivato nella mia città. Bello. Ma un po’ strano.
Il pubblico gay potrebbe restare deluso perchè non si tratta di un’apoteosi della gaytudine. Eppure non è semplicemente un film sul bullismo, come la critica mainstream vuol farlo passare per non scontentare nessuno.
E’ un film sul bullismo omofobo, che è altra cosa, un po’ peggiore. E trasmette un importante messaggio: vittime di omofobia possiamo essere tutti, senza bisogno di essere gay dichiarati, senza necessità di essere consapevoli della propria omosessualità (il che è ben peggio perché produce, sulla vittima, l’effetto di uno stupro psicologico) o addirittura senza essere affatto gay.
In compenso, io mi ci sono ritrovato in ogni scena e ogni dettaglio: nei ricordi di sfottò che ancora bruciano, nel ragazzino che, per paura di fare i conti con se stesso, cerca di primeggiare in tutti gli altri campi (nella scuola, nella musica, nella bontà d’animo…), in quello che si inventa innamoramenti etero o si lancia in amicizie cieche a cui non riesce a dare un nome, nel patito per l’Ave Maria di Schubert.
C’erano molti genitori, a vedere “Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa”, e ne sono contento. Significa che una parte dei nostri parenti sta dalla nostra parte. Ma attenzione: anche ai pride ci sono molti genitori. E, a guardare bene in sala, ho avuto la sensazione di riconoscerne parecchi. Voglio dire: a vedere “Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa”, non va, purtroppo, chi ne avrebbe più bisogno.
Ne ho conferma leggendo i commenti sui social. Non tanto quelli al film (scontati e spesso luridi) ma quelli al video di Claudia Pandolfi, che nel film interpreta magistralmente la mamma di Andrea, e che ha fatto un real diventato virale, in cui dà sfogo, in lacrime, ai sentimenti che ha provato nell’interpretare questa allucinante storia.
Ce ne sono tanti molto belli, commossi, battaglieri. Ma ce ne sono anche altri, di persone che vorrei vedere in faccia dal vivo per verificare se hanno ancora qualche neurone e qualche cellula residua di cuore. Si comincia con quelli che deridono l’attrice:
“Drogati di meno, va’, è ora di smetterla”. “Ottima pubblicità al film”. “Questa plastificata non sa più come apparire e quindi va a piangere dalla Toffanin???”. “Pagliacciata”, e così via banfando.
Poi ci sono quelli omofobi, guarda caso, dichiaratamente di destra:
“Ma quale patria? Gli omosessuali, se si vogliono baciare, lo fanno a casa loro”. “Più farete così e più sortirete l’effetto contrario. La civiltà non si impone ma si conquista piano piano voi la state imponento reprimendo i diritti della maggioranza per una minoranza”. “Per la sinitra, bella roba”. “Ti capisco a me i piddini e islaici mi augurano ogni giorno la morte”. “Un film di propaganda assurda e inutile”.
“I bulli ci sono sempre stati e sono apprezzati dalle aziende che li mettono nei ruoli chiave”. “Che pena sta propaganda”. “Un film di propaganda lgbt”. “Patetica. Attori di livello scarso e amici del PD”. “Peccato che gli omofobi siano TUTTI pidioti / 5stelle”. “Gente depressa poverini l’elettore tipo della sinistra gente senza spina dorsale”.
Umberto Eco diceva che il web ha dato la parola agli idioti. A me pare che gli idioti si stiano riproducendo come le patate: per infestazione.
Un tempo, mi chiedevo cosa li portasse a odiare così. Più avanti compresi che il motivo era la loro infelicità, la loro incapacità di essere sereni, che li portava a volere che anche gli altri fossero tristi. Ora mi è rimasta una parola sola: quella di Umberto Eco.
E non c’è “lavoro nelle scuole” che tenga. Non c’è film, non c’è “educazione civica e affettiva” che possa giovare. Bisogna solo aspettare che si estinguano, come le patate di cui sopra che, presto o tardi, vanno in malora.
“Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa” sta però infondendo coraggio. Tra i commenti, ci sono molti brevi racconti di bullismo omofobo (purtroppo non datati, per cui mi è impossibile registrarli tra le Cronache di Ordinaria Omofobia).
E parallelamente, stanno emergendo fatti anche lontani nel passato, di persone che decidono di rompere il silenzio. Mi pare cosa buona. Anche se è la conferma che l’omofobia, in questi mesi sottaciuta e censurata dai media, non è affatto sparita.
Per approfondire clicca su Cronache di Ordinaria Omofobia