Quei preti gay che la chiesa tiene chiusi nell’armadio
Articolo di Romain Burrel tratto dal mensile Tétu (Francia) del Febbraio 2013, pp.78-83, traduzione di Marco Galvagno
Ci sono i discorsi ufficiali della chiesa cattolica, rafforzati dalla vera e propria inquisizione che il Vaticano opera contro gli omosessuali.
E c’è la realtà quella dei preti gay più numerosi di quel che si creda che hanno scelto di vivere sia la propria fede, che la propria omosessualità, spesso nell’ombra, ma a volte senza nascondersi di fronte ai propri parrocchiani. Questa è un’inchiesta sugli uomini di chiesa che amano gli uomini…
Pierre è teso, “non sono abituato a parlare di me stesso”, mi previene. A prima vista niente differenzia questo 30 enne seduto alla terrazza d’un caffè nei pressi di Notre Dame da un uomo qualsiasi della sua età, se non fosse per la croce sul risvolto della giacca. Pierre è un uomo di chiesa, prete da sei anni, è parroco d’una decina di parrocchie nella Loire Atlantique.
Pierre è anche omosessuale. Prete è “frocio”, dice con un’aria falsamente rilassata, può sembrare inconciliabile, “ma è ciò che sono”. Un segreto che lo divora dentro. Ma nella chiesa non sono certo il solo. E’ ciò che pensa anche padre Antoine, 56 anni, diaconi, preti abati…molti uomini di chiesa sono omosessuali, anche diversi vescovi. Quanti? Impossibile dirlo dato che nessun censimento li ha mai contati. Almeno il 40% per cento dei preti diocesani osa dire padre Pierre, 60% avanza l’abate Guillaume.
Al primo anno di seminario più della metà degli studenti era gay, quindi il conto è facile… Comunque sono statistiche impossibili, relativizza Padre Gilles Pommier: “tra il clero in servizio ci sarà la stessa percentuale di gay che nel resto della società”.
Quando Tétu ha deciso di fare un’inchiesta sui preti gay temevamo d’incontrare molte difficoltà a raccogliere qualche testimonianza, ma una volta vinta la reticenza iniziale a parlare di sé a una rivista dichiaratamente gay, le lingue si sono sciolte. E le testimonianze si sono moltiplicate.
Guillaume è un giovane abate di 31 anni che officia nell’Est della Francia. E’ stato ordinato 3 anni fa, per Tétu ha accettato di ripercorrere il proprio percorso esistenziale. Ho avuto una giovinezza agitata si confida, ho avuto molte avventure con ragazze, ho persino venduto dell’ecstasy per pagarmi l’università.
Poi c’è stato un incontro con un prete che mi ha fatto capire che conducevo un ‘esistenza vana. Se continui su questa strada tra 4 o 5 anni sarai a pezzi, tra 4 o 5 anni sarai da buttar via… Mi sono reso conto che il mio amico prete era felice e soprattutto rendeva felici gli altri. é così che mi sono avvicinato alla chiesa.
L’abate Guillaume non proviene da un ambiente cattolico, cioè i suoi genitori erano credenti, ma poco praticanti. A partire dalla prima comunione andavo sempre a messa di domenica, i miei mi dicevano se vuoi andarci vacci pure, ma strigatela da solo, domenica è il nostro unico giorno di riposo. Il suo fervore inquieterà persino la sua famiglia. Mia madre non ha accettato bene la mia scelta di inserirmi nella chiesa, si diceva che se un figlio di 15 anni vuol diventar prete, probabilmente aveva sbagliato qualcosa nella mia educazione.
E’ in seminario che Guillaume si rende conto della propria omosessualità. Già dal primo anno di corso ho fatto amicizia con un giovane che aveva dieci anni più di me. Durante tutto l’anno siam stati solo ottimi amici. Ci siam girati attorno senza capire cosa ci attirasse l’uno verso l’altro. Poi dopo il primo anno siam andati in vacanza e ci siam resi conto che ci mancavamo, ci siam ritrovati, ed è da li che siam passati all’atto. Ma la storia d’amore è durata poco, lui ha fatto un violento dietrofront diceva che era una cosa impura, malsana. é stato duro per me. Quando ci siamo rivisti all’inizio di settembre la sua camera era di fronte alla mia, ma poco dopo lui ha lasciato il seminario.
Io ho proseguito il mio cammino d’uomo di chiesa omosessuale. Non sono cose inconciliabili dovevo solo essere onesto con me stesso se no non sarei diventato un membro della chiesa. Come si può impegnarsi tutta la vita senza essere onesti è come costruire una casa sulla sabbia.
Un duplice divieto
Oggi l’abate Guillaume vive una storia d’amore con un altro uomo da oltre due anni, una relazione che non lede per nulla il suo essere prete. Vivo pienamente il mio impegno per la chiesa e la mia disponibilità verso il prossimo. Il mio compagno ha anche lui la sua vita, un lavoro e anche una figlia. ma da domenica pomeriggio a lunedì sera stiamo insieme. Guillaume assicura di riuscire a coniugare la propria omosessualità con il suo ministero.
Non ho vissuto l’omosessualità come una frattura. Ho trovato il mio equilibrio nella vita, ho camminato. Mia madre sa dell’esistenza del mio compagno, l ha presa bene, anzi ora accetta meglio il mio essere prete. E che mi dice dei suoi parrocchiani?
La maggior parte dei nostri parrocchiani hanno una concezione del prete da Ottocento se ne infischiano dei nostri stati d’animo. Se dicessi loro che ho dei dubbi sulla fede, me li rinfaccerebbero, la gente non è ancora pronta per capire certe cose. Non abbiamo più una parrocchia come una volta, ma a volte venti o trenta. Per la maggior parte dei fedeli un prete è un aggeggio, una funzione. Per loro Guillaume non è un uomo, è un prete.
Stesso suono delle campane nel Nord Pas de Calais per père Antoine, prete – operaio, un prete gay per loro è inconcepibile, perchè viola un duplice divieto quello del celibato e quello dell’omosessualità. Secondo suor Véronique Magron, teologa e specialista di questioni di morale sessuale la tradizione del celibato dei preti ha radici antiche. Fin al Medioevo le cose erano diverse c’erano presbiteri celibi e presbiteri sposati.
Ma questo fatto diede luogo a spoliazioni di beni della chiesa da parte dei familiari dei preti. Era un problema d’autorità per i vescovi, così nel 1123 i due consigli lateranensi imposero il celibato ai preti, sullo stesso modello di quello dei monaci.
Ma diversamente, da quanto si crede, il celibato ecclesiastico è una tradizione della chiesa e non emana dal vangelo. Il giorno della loro ordinazione i preti cattolici fanno voto di celibato e obbedienza al proprio vescovo, è dal celibato che proviene la castità.
Quanto all’omosessualità è un altro paio di maniche. Se da secoli la chiesa condanna le pratiche omosessuali basandosi su alcuni versetti della Bibbia (Libro del Levitico, lettera di San Paolo apostolo ai romani) è dal 2005 che il vaticano ha pubblicato un testo per lottare contro l’omosessualità tra le sue fila.
Dal 2005 papa Benedetto XVI dà la caccia ai preti gay.
Nel 2005 papa Benedetto XVI appena eletto pubblica una direttiva che ha lo scopo di impedire agli omosessuali l’accesso al sacerdozio. Questo documento annuncia che la chiesa pur rispettando le persone non può accettare come presbiteri coloro che praticano l’omosessualità, che presentino tendenze omosessuali profonde o che sostengano la cosiddetta cultura gay, dato che si tratta d’una situazione che rappresenta un ostacolo alle corrette relazioni tra uomini e donne. Se esiste un serio dubbio sull’orientamento sessuale del candidato, questo non deve essere ordinato prete.
Le tendenze che fossero solo espressioni di una fase transitoria come quelle di un adolescente che non abbia completato il proprio sviluppo emozionale devono essere superate da almeno tre anni al momento dell’ordinazione diaconale.
Come altri religiosi Jean Francois ha ricevuto male questo testo era come se ricevessi uno schiaffo in faccia, come se l’uomo di Dio che sono, la mia chiesa mi trattasse con un profondo disprezzo. é troppo. Decide d abbandonare l’ordine dei frati predicatori. Mi sono spretato per vivere pienamente la mia omosessualità. Tuttavia nel mio cuore appartengo ancora alla chiesa. Se Benedetto XVI ha imposto tale ordine è che vuole marcare il suo pontificato con un ritorno al rigore. In questi ultimi anni il Vaticano è stato insudiciato da vari scandali sessuali, violenze, prostituzione, pedofilia.
A causa del suo oscurantismo la chiesa cattolica fa un miscuglio deprecabile tra omosessualità e pedofilia. Strano legame e completamente falso sottolinea la teologa Véronique Margon. Ma più ancora che con l’omosessualità è con tutta la sessualità che la chiesa ha problemi. L’omosessualità è un tabù all’interno di un altro tabù. é stato necessario che i preti e i teologi studiassero le scienze umane, per aspettare che nei seminari s’iniziasse a parlare di sessualità. é solo da 40 anni. Tuttavia il cattolicesimo è la religione di Dio fatto uomo, ovviamente era un essere sessuato.
Nel 2005 ben poche voci si levarono contro questa circolare, solo Thimothy Radcliffe sostenne che questa deriva era una pessima idea. Una vocazione è prima di tutto una chiamata di Dio, è lui che chiama le persone alla vita religiosa e ad essere preti. è evidente che ha chiamato uomini e donne, ma anche preti e vescovi che sono omosessuali. Non si può dire che Dio non ha il diritto di chiamare i gay, dato che l ha già fatto.
Come si organizza il reperimento dei preti gay in seminario? Il padre Yvan, appena ordinato sacerdote spiega che ha assistito ad una vera e propria caccia alle streghe. Ma come spesso succede i più omofobi sono quelli che lottano con la propria omosessualità.
Secondo padre Guillaume questa decisione che emana dal protocollo vaticano non è mai stata applicata in maniera sistematica. Il vescovo che mi ha ordinato sapeva che ero gay ed anche i miei superiori in seminario. E poi i vescovi stan tranquilli così sanno che non torneremo con dei bambini. Questo bisogna dirlo.
Secondo padre Lucy Cépy ex superiore del seminario d’Orleans nei seminari si prendono in esame i criteri d’un equilibrio e d’una maturità sessuale e affettiva coerente con la scelta di diventare prete, ma non c’ è nessuna indagine sull’orientamento sessuale dei candidati. La questione è piuttosto in quale verità e in quale fedeltà ciascuno vuole impegnarsi. Anche se alcuni seminari sembrano più tolleranti di altri. Questa circolare papale è inapplicabile, dato che la necessità fa da legge. Data la crisi di vocazioni se la chiesa dovesse cacciare tutti i preti gay, ce ne resterebbero ben pochi a dir messa.
Rimane il fatto che in un’istituzione così retrograda nei confronti dell’omosessualità, i preti gay sono condannati alla clandestinità. E i mali di cui soffrono questi uomini di chiesa sono numerosi: depressione, alcolismo, ripiegamento su di sé.
Suor Véronique sottolinea l’importanza di uno spazio per i preti gay in cui si possano confrontare. L’abate Guillaume si trova con altri preti gay una volta al mese. Ceniamo insieme questo ci permette di parlare del nostro incarico, ma anche delle nostre vite sentimentali. Nello stesso ordine d’idee esiste un gruppo di parola per i preti gay presso l’associazione David e Jonathan, un luogo in cui si può parlare del progetto evangelico e della propria vita affettiva e sentimentale.
Una chiesa fortezza
Se molti di questi uomini sono condannati a vivere la loro diversità nella vergogna e nella solitudine, altri riescono a costruire una vita amorosa stabile. Padre Jacques Frassignes ha 80 anni, prete operaio ha per molto tempo occupato alte responsabilità in seno al movimento David e Jonathan. Vive con il suo compagno da 42 anni, una fedeltà affettiva, dormiamo nello stesso letto, abbiamo sempre bisogno l’uno dell’altro. Ha la sensazione d’aver disubbidito alla gerarchia? Non più ora. Con l’enciclica Humanae Vitae il Vaticano ha voluto proibire i contraccettivi, il Mondo non ha seguito la Chiesa ed è felice. L’ultimo referente è la coscienza .
Il Vangelo non è una scuola di asservimento, ma una scuola di libertà. Se sono più progressisti che gli alti prelati alcuni preti gay sono tuttavia contrari al matrimonio per tutti, poiché il matrimonio è un sacramento istituito da Nostro Signore che stabilisce un’unione tra l’uomo e la donna, ricorda padre Yvain, ma aggiunge è successo di benedire gli anelli delle coppie omosessuali che volevano fare il pacs.
Sfuma l’abate Guillaume, prima d’aggiungere: “Se la Chiesa deve cambiare sarà dall’interno. E’ una fortezza. Quando viene attaccata dall’esterno, si rinchiude su stessa”.
Testo originale: Ces cures homos que l’église garde au placard