A Cremona veglieremo perchè “tutti imparino a non temere d’amare!”
Intervista a Sergio del gruppo “Alle querce di Mamre” di Cremona, 29 aprile 2013
Mi chiamo Sergio e abito in provincia di Cremona. Partecipo al gruppo “Alle querce di Mamre”, voluto dal vescovo di Cremona e da alcuni fedeli come luogo di dialogo tra chiesa e persone omosessuali. I principi ispiratori del gruppo, alla cui stesura ha partecipato anche il vescovo, sono riassunti nel nostro sito www.allequercedimamre.it a cui vi rinvio.
Vivo da quasi 3 anni una relazione con un altro uomo abbastanza apertamente, anche in parrocchia e negli altri ambienti dove mi trovo a vivere e non ho mai avuto problemi gravi di omofobia, almeno nella sua veste “conclamata”.
Ritengo infatti che oggi, nell’ambiente in cui vivo, la forme di discriminazione più forti non siano i gesti eclatanti di omofobia, ma quel “silenzio imbarazzato” oppure quel “sorrisetto compiaciuto” o quell’ “esclusione… non voluta” che caratterizzano a volte le relazioni interpersonali, e quella forma distruttiva di discriminazione che è l’omofobia interiorizzata, che porta ad autoescludersi.
Il mio gruppo organizza le veglie fin dalla prima edizione in una chiesa cattolica della diocesi ma abbiamo voluto, tutti di comune accordo, che le veglie non fossero solo per le vittime dell’omofobia ma di tutte le numerose forme di discriminazione che ancora imperversano. Questo è un tratto caratterizzante delle veglie del nostro gruppo che si distingue per questo da altri gruppi che hanno fatto scelte differenti.
Tutto ciò nella linea ispiratrice della genesi del gruppo stesso, che volutamente è di “dialogo” e non di scontro con la chiesa e le comunità cattoliche di appartenenza.
Ci racconti come hai scoperto le veglie per le vittime dell’omofobia.
Sono molti anni che partecipo alla vita di alcuni gruppi di credenti omosessuali e le veglie le ho “viste nascere” e ne sono stato un attivo promotore. Pregare per qualcuno e perché il Padre ci “liberi dal male” ce lo ha insegnato Gesù, e mi sembra la cosa più bella e più importante delle veglie.
Vi sono però aspetti complementari da non sottovalutare quali: la risonanza che ha nella comunità cristiana dove si svolge la veglia, l’apertura che ne consegue, l’aiuto che dà ad alcuni che vi partecdipano a vincere le proprie paure e la ricerca di modalità più “cristiane” di portare all’attenzione pubblica i problemi delle persone omosessuali, che non siano le variopinte e stravaganti parate, che non rappresentano certo il mio modo di vivere e di essere omosessuale.
Secondo te quale messaggio importante le veglie di preghiera per le vittime dell’omofobia lanciano a tutti i credenti delle nostre chiese…
Il messaggio principale è che, purtroppo, c’è ancora bisogno di “vegliare” a causa delle discriminazioni! Vorrei arrivare a vedere il giorno in cui non ci sarà bisogno di vegliare per questo motivo… e ciò ci deve interrogare come credenti in un Dio che ama tutti allo stesso modo, senza differenze.
Le veglie secondo te hanno favorito un cambiamento nelle persone che hanno condiviso con te questo momento…
Solo Dio sa cosa c’è nel cuore dell’uomo. Quali cambiamenti le nostre preghiere abbiamo suscitato non posso saperlo. Apparentemente le reazioni dei partecipanti, escludendo il gruppo organizzatore, mi paiono molto positive e ci incoraggiano a proseguire.
Con quale speranza parteciperai alla veglie di quest’anno.
Con la speranza che tutti i cristiani e tutti gli uomini imparino a non aver timore di amare! Il tema delle veglie di quest’anno è infatti “Nell’amore non c’è timore” (1 Gv.3)