Unioni civili, Genova ha il suo registro: commenti e valutazioni
Articolo del 22 maggio 2013 di Simone D’Ambrosio pubblicato su erasuperba.it
Al termine di una discussione fiume, il Consiglio comunale ha approvato il regolamento. Il sindaco: “Ora si affronti il tema anche in Parlamento”. Dopo 69 emendamenti, 2 ordini del giorno e oltre 7 ore di discussione, il Consiglio comunale ha approvato il regolamento del Registro amministrativo delle unioni civili. Pochi minuti prima delle 23 il presidente Guerello legge i risultati della votazione: 27 sì, che oltre ai voti della maggioranza (Pd, Sel e Lista Doria) hanno potuto contare sul sostegno del Movimento 5 Stelle, 11 contrari, 2 astenuti (Enrico Musso e De Benedictis).
E finalmente può partire l’applauso liberatorio, sottolineato dalle parole del sindaco Marco Doria: «Il Consiglio comunale realizza uno degli impegni programmatici della maggioranza e della giunta, al termine di un percorso di confronto e discussione ampio e partecipato. Si tratta di una decisione di grande valore civile, pur nei limiti delle competenze amministrative.
Si riconoscono, infatti, diritti di persone e legami presenti e diffusi nella nostra società. Ritengo che tali temi debbano essere affrontati anche a livello legislativo. Come amministratori siamo impegnati ogni giorno sulle emergenze occupazionali, economiche e sociali e anche per provvedimenti ispirati a valori di civiltà e di cultura. Abbiamo varato recentemente una normativa comunale contro la piaga delle sale da gioco, approviamo stasera il regolamento per il registro delle unioni civili».
Assolutamente sulla stessa linea Alberto Villa, presidente del PD Genova, che così commenta con noi a fine serata: «Ringrazio Genova che oggi si è messa alla pari delle grandi città europee in materia di diritti civili. Sono convinto che questa ennesima dimostrazione di civiltà da parte dei genovesi contribuisca a far sì che anche il Parlamento italiano possa giungere a legiferare urgentemente in materia».
Nonostante l’immensa mole di emendamenti che ha richiamato alla mente ben altri tempi della politica nazionale, la sensazione a inizio giornata era quella di un sì scontato, grazie al voto compatto della maggioranza. Una convinzione che, tuttavia, ha rischiato di sciogliersi come neve al sole quando la Segreteria generale ha dichiarato inammissibili le richieste che puntavano a esplicitare la necessità del Registro di essere un atto pubblico.
Dopo diverse interruzioni dei lavori e un dibattito molto accesso, il chiarimento finale non ha convinto tutti i consiglieri. Secondo la Segreteria generale, infatti, il Registro è da considerarsi pubblico in quanto documento custodito dal Comune e accessibile a tutti gli uffici che ne avranno necessità ma, per questioni di privacy, non potrà essere consultato liberamente dai singoli cittadini.
È per questo motivo che la maggioranza è stata sì ampia, ma non completamente trasversale. Enrico Musso, ad esempio, ammette che sarebbe stato favorevole a un provvedimento mosso dalla volontà di eliminare alcune discriminazioni, ma il dibattito in aula lo ha portato a optare per l’astensione: «Sembra si istituisca un’unione civile di serie b; non c’è motivo perché i provvedimenti valgano solo per due persone e non per un numero maggiore.
Purtroppo, il Comune ha fatto una cosa fuori portata e quindi non ha gli strumenti per porla in atto nella sua completezza“. Stupisce anche la posizione del consigliere Guido Grillo (Pdl) che avrebbe visto di buon grado il provvedimento, andando contro alla linea generale del suo partito, se non fosse stato per la bocciatura da parte della giunta del proprio ordine del giorno. Pure la dura opposizione dell’Idv è sembrata soprattutto una reazione al rifiuto in blocco da parte di sindaco e assessori di tutti gli emendamenti proposti dal capogruppo Anzalone.
A proposito di emendamenti, neanche a dirlo gli unici a essere passati sono stati quelli proposti dalla maggioranza e illustrati dalla consigliera Cristina Lodi (PD), che non ha fatto mancare un rimprovero alla giunta per non aver recepito a pieno i lavori della Commissione. Le modifiche recepite hanno riguardato soprattutto aspetti formali, una ridefinizione delle condizioni di cessazione dell’unione civile e la volontà di sottolineare l’importanza del vincolo affettivo.
Maggioranza compatta, dunque, e apparentemente senza troppi mal di pancia, appoggiata anche con convinzione dai consiglieri grillini, nonostante la bocciatura di un interessante ordine del giorno che avrebbe impegnato sindaco e giunta a farsi garanti presso la Regione Liguria e le altre Regioni italiane del riconoscimento in ambito sanitario dei certificati di unione civile emessi dal Comune di Genova come titolo per accedere ai servizi e alle autorizzazioni oggi riservati ai soli familiari.
«Votiamo sì – ha dichiarato il capogruppo Paolo Putti – perché questo provvedimento va nella direzione di un ampliamento dei diritti delle persone. Trovo bellissimo che la stessa gioia che provo io ad avere una famiglia possa essere estesa ad altri».
Insomma, tutto è bene ciò che finisce bene.