Una donna teologa e il protestantesimo pro-gay in Francia
Intervista alla teologa francese Joan Charras, realizzata da Carlos Osma e pubblicata il 27 maggio sul suo blog “Homoprotestantes” (Spagna) liberamente tradotta da Adriano.
Lavoro in un’organizzazione missionaria indipendente supportata dai servizi delle chiese protestanti francesi e svizzere. Questo è il mio lavoro regolare, diciamo quello “ufficiale”. Invio libri di teologia ai nostri soci degli istituti di teologia in Africa, nei Caraibi, nel Madagascar e anche nel Pacifico. Sostengo anche programmi di formazione per bibliotecari per questi istituti.
Da quanto tempo sei coinvolta nella vita della Chiesa?
Dal tempo della mia scuola in una parrocchia riformata situata nel centro di Strasburgo, ossia da quando avevo quattordici anni. Poi un’estate sono andata a Cuba come volontaria e successivamente mi sono presa un anno sabbatico in Spagna, Israele e alla YMCA negli Stati Uniti. Ho iniziato teologia a diciannove anni, ormai sono quattordici anni che studio e svolgo questo compito.
Ora stai facendo un dottorato di ricerca. Qual è l’argomento della tua tesi? La liturgia luterana riformata e le chiese in Francia, tuttavia la iniziai quando non erano ancora unite.
Per coloro che non sanno molto su questo tema, parlare di liturgia suona come qualcosa di vecchio e poco importante. Cosa ne pensi?
Anche io pensavo la stessa cosa, ma al contrario ho trovato interessante indagare su questo tema nel protestantesimo francese. Ho visitato trentacinque parrocchie per raccogliere i dati. Siamo meno del due per cento della popolazione, ma ogni parrocchia ha le sue peculiarità.
La liturgia dice qualcosa circa la comunità?
Sì, penso che la dice lunga su come coinvolgere o meno le persone. La cosa più importante ultimamente è la innologia. Le persone si appassionano ai contributi musicali, è molto importante, ma ciò che stiamo quasi perdendo è la Comunione (Eucaristia).
Si suppone che la liturgia sia il lavoro della comunità e anche della Chiesa. E’ un incontro tra la tradizione, la comunità e Dio. Prima era molto formale, ora è più missionaria e con molte nuove iniziative. Certamente sbaglia quando non permette di coinvolgere le persone.
Parlando di coinvolgimento, sei una donna profondamente coinvolta nella difesa dei diritti delle persone LGBT, anche all’interno della Chiesa. Come mai questa sensibilità?
Quando studiavo teologia ho conosciuto Jean Vilbas, precursore del “Carrefour Inclusifs Chrétiens”, una rete di gruppi cristiani inclusivi di Francia, Belgio e Svizzera. Jean ha fatto un dottorato di ricerca su questo argomento.
Che cosa ti ha permesso di scoprire Jean Vilbas non lo conoscevi o non lo avevi mai considerato prima?
Non comprendevo la discriminazione che esisteva all’interno della chiesa. Pensavo che fosse normale essere discreti, come lo erano mio padre, il suo compagno, e io.
Questa discrezione che avete vissuto nella vostra famiglia, ti feriva?
No, ognuno la viveva in questo modo, con discrezione. Non conoscevo nessuna persona apertamente omosessuale nella chiesa.
Quindi, se vivevi in una comunità dove non c’erano omosessuali, e dove ritengo che questo tema fosse un tabù, come hai vissuto la tua situazione familiare?
Eravamo molto felici, mio padre e il suo compagno non frequentavano la chiesa. Mescolavamo entrambi gli ambienti e le nostre culture (il compagno di mio padre è inglese), osservavamo il Gay Pride in televisione morendo dalle risate, eravamo discreti, felici, consapevoli della nostra felicità un po’ diversa. D’altra parte andavo a casa di mia madre per la metà del tempo, e lei aveva un altro tipo di vita.
Ora sei membro di una chiesa, ritieni che venga riconosciuta la situazione familiare dei bambini come te?
No, questa realtà continua a rimanere nascosta, anche se lavoro molto su di questo. In questo momento sono molto coinvolta nell’animazione di incontri sul tema. Alcuni pastori che si sono dichiarati confidano in me dopo tutti questi anni. Hanno figli e hanno bisogno di sostegno.
Ci sono dei protestanti pastori della Chiesa francesi che si sono dichiarati?
Io appartengo alla Unione delle Chiese protestanti di Alsazia e Lorena, un’unione abbastanza numerosa, sono circa trecentocinquanta parrocchie e quasi lo stesso numero di pastori. Due di quei pastori si sono dichiarati apertamente e lo vivono con serenità.
Suppongo che tu sappia che in Spagna è impensabile. E’ possibile la benedizione di coppie dello stesso sesso in questa unione di chiese? Esistono qualche decisione riguardo a questo?
Abbiamo un gruppo di discussione che raccoglie informazioni, però respinge la possibilità di integrare le persone LGBTI o socialmente consapevoli (come me) nel gruppo. Anche nella Chiesa Unita Protestante (che riunisce tutte le parrocchie protestanti di Francia e d’oltremare, meno quella di Alsazia e Lorena) esiste un gruppo simile.
Non so quello che decideranno e proporranno, alcuni protestanti sono pronti ad accogliere una diversità visibile, ma altri minacciano di andarsene nelle chiese più fondamentaliste. Quelli che stanno nel centro, vorrebbero cambiare argomento perché è diventato abbastanza pesante qui in Francia.
La verità è che molti di noi sono rimasti colpiti dalle manifestazioni, dalle aggressioni, persino da un suicidio, di coloro che si oppongono al matrimonio omosessuale in Francia, che dovrebbe essere la culla dell’uguaglianza. Come lo hai vissuto tu?
E’ stata dura, ma è stata anche l’opportunità per innescare una riflessione che la gente pensava inutile. Molti protestanti mi hanno inviato messaggi del tipo: “Non sapevo che fosse così forte l’oppressione e la discriminazione di cui mi parlavi”. Si è “sviluppata la parola e la Parola (il Vangelo).” Intendo dire che è stata un’evoluzione della parola, dato che la gente diceva quello che aveva nel cuore, e un’evoluzione della Parola, perché era un’occasione per condividere altri temi di ermeneutica biblica.
Tuttavia, l’offensiva conservatrice contro l’uguaglianza del matrimonio che abbiamo visto per le strade di Parigi, e in alcuni media, sono difficili da confrontare con la maniera in cui hanno reagito i conservatori di altri paesi europei. A cosa pensi si debba questa differenza? In Francia stanno crescendo posizioni di destra?
Sì, la crisi e i brutali cambiamenti che viviamo nel paese, che si considera forte, ricca e internazionale fino a poco tempo fa, stanno rivelando che parte della Francia, quella di Vichy e di Pétain, non si sono mai allontanate dal movimento fascista. E’ stato uno schiaffo per la maggior parte dei francesi, per coloro che erano molto impegnati per la libertà, l’arte, l’interscambio umano e culturale.
La Chiesa protestante in Francia sulla legge del matrimonio ugualitario, si è espresso a favore, contro o è rimasta silenziosa?
La Federazione delle chiese evangeliche hanno pubblicato dei testi come ad esempio: “Non si possono discriminare le persone”, “la Bibbia non parla direttamente dell’omosessualità contemporanea”, “ma il primo piano di Dio è…”.
Se quello che mi dicevi al principio, cioè che nelle chiese francesi c’è molta musica, ma scarsa integrazione di persone, si potrebbe dire che ci sono molte parole, molti testi, ma veramente poca integrazione reale.
Si fa un sacco di confusione, ci sono molti testi, ma nessuno di questi può dare una spinta reale alle chiese protestanti, perché sono una federazione di chiese con percorsi diversi. Il Protestantesimo ha il difetto della sua qualità: è molto diverso, interculturale e aperto al dialogo. Così, ci frammentiamo parecchio e per paura delle lotte ricorrenti, a volte, ci conformiamo allo status quo.
In chiusura vorrei chiedere se l’esperienza di tuo padre e del suo compagno, che hanno dovuto vivere il loro amore con la massima riservatezza, ha contribuito qualcosa per te, come una donna, eterosessuale e Cristiana.
Mi ha dato molto: hanno sempre rispettato la mia spiritualità, mi hanno insegnato cos’è una coppia (mio padre e mia madre hanno divorziato quando avevo 2 anni) e siccome provenivano da culture diverse, mi hanno insegnato molto sul multiculturalismo. Dedico a loro questa intervista, dato che sono stati i miei pilastri nell’adolescenza e sono ora dei nonni divertenti e generosi.
Grazie Joan per aver condiviso con noi un po’ della tua esperienza e dei tuoi pensieri.
Titolo originale: “Mi padre, su compañero y yo, éramos conscientes de nuestra felicidad un poco diferente”.