“Questo matrimonio non s’ha da sciogliere. Anche se lui adesso è una lei”
Articolo del 7 giugno 2013 di Chiara Lalli pubblicato su Giornalettismo
La Cassazione ha sollevato il dubbio di costituzionalità riguardo al divorzio in seguito a cambiamento di sesso. Intervista in esclusiva a Francesco Bilotta, il legale che ha difeso la coppia. Il signor A e la signora B si sposano. Poi il signor A decide di cambiare sesso e diventa la signora A. Per legge il loro matrimonio deve finire, anche contro la loro volontà. Parliamo in esclusiva con uno dei loro avvocati difensori.
INCOSTITUZIONALE SCIOGLIERE UN MATRIMONIO? – La prima sezione civile della Cassazione, con l’ordinanza n. 14329/2013, ha sollevato ieri il dubbio di costituzionalità riguardo allo scioglimento automatico e obbligato di un’unione in seguito al cambiamento di sesso. Nell’ordinanza gli atti vengono rinviati alla Corte Costituzionale, con la richiesta di controllare la legittimità di alcuni articoli della legge sulla rettificazione di attribuzione di sesso (164/1982). Non è forse ingiusto imporre un divorzio? Non è forse il consenso il fondamento matrimoniale? La legge sembra essere brutale e pornografica, intromettendosi in questo modo nell’intimità familiare.
I CONIUGI – Il signor A e la signora B si sposano alcuni anni fa. Qualche tempo dopo il signor A fa domanda per la riattribuzione di sesso. Alla conclusione del lungo percorso, il tribunale di Bologna nel 2009 dispone la rettifica e annota a margine dell’atto di matrimonio: “là dove è scritto “maschile” ad indicare il sesso del nato debba leggersi ed intendersi “femminile” e là dove è scritto “Signor A” ad indicare il nome debba leggersi “Signora A”, pertanto il Signor A […] ha assunto il nuovo prenome di Signora A”.
EFFETTO COLLATERALE – La sentenza del tribunale produce però anche, ai sensi dell’articolo 4 della legge 164 del 1982 (“La sentenza di rettificazione […] provoca lo scioglimento del matrimonio o la cessazione degli effetti civili conseguenti alla trascrizione del matrimonio celebrato con rito religioso”), la cessazione degli effetti civili del matrimonio. Impone, in altre parole, la fine del vincolo matrimoniale anche se i coniugi, come in questo caso, non hanno alcuna intenzione di scioglierlo. Inizia così la loro battaglia per difendere il loro matrimonio che le ha portate fin qui.
VIOLAZIONE DELL’ARTICOLO 29 – Imporre un divorzio contro la volontà dei coniugi violerebbe l’articolo 29 della Costituzione, e rappresenterebbe “una compressione del tutto sproporzionata dei diritti della persona legati alla sfera relazionale intersoggettiva, mediante un’ingerenza statuale diretta», ancor più grave in quanto «neanche limitata al soggetto destinatario della pronuncia di rettificazione di attribuzione di sesso, ma estesa anche al coniuge, ancor più ingiustificatamente colpito da tale interferenza”. Perché lo stato dovrebbe entrare tanto pesantemente nella vita privata dei cittadini? Perché dovrebbe calpestare l’intimità matrimoniale? Imporre lo scioglimento di un matrimonio, suggerisce la Suprema Corte, costituirebbe un vulnus nell’istituto matrimoniale – decretandone la fine senza che vi sia la richiesta di uno dei due coniugi (a differenza degli altri casi, segnando così una discriminazione).
UGUAGLIANZA MORALE E GIURIDICA – Questa ordinanza è anche una buona occasione per leggere per intero il già citato articolo 29. Questo articolo della Costituzione viene spesso invocato contro la possibilità di normare i matrimoni per persone dello stesso sesso, e viene invocato come se contenesse un esplicito divieto, come se parlasse della differenza di sesso come condizione necessaria per sposarsi. Ma non è così: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”. Non esiste alcun impedimento costituzionale alla possibilità che la signora A possa sposare la signora B, o il signor C possa sposare il signor D.
PRECEDENTI – La Corte Costituzionale si trova per la terza volta di fronte a una questione attinente l’identità di genere e la transessualità. Marco Gattuso, in un lungo commento all’ordinanza, ricorda anche i casi della Corte austriaca e tedesca.
“Nel caso della Germania, si trattava di un’anziana transessuale che insieme alla propria compagna aveva già sofferto persecuzioni sotto il regime nazista e chiedeva di potere finalmente coronare il sogno d’essere riconosciuta come donna, senza perdere la compagna con cui aveva condiviso tutta la vita.
La decisione della Corte tedesca di proteggere quel matrimonio dichiarandolo garantito dall’art. 6 della Legge fondamentale che tutela la famiglia ed il matrimonio avrà un qualche peso nelle riflessioni della nostra Consulta, attesa l’indubbia autorevolezza del Bundesverfassungsgericht, il particolare approfondimento di quella decisione e, soprattutto, la grande somiglianza tra i due ordinamenti”. Questo anche in assenza – come in Italia – di una normativa sulle persone dello stesso sesso.
L’AVVOCATO DIFENSORE – Francesco Bilotta è uno degli avvocati che ha difeso la coppia, con Anna Tonioni e la collaborazione di molti altri giuristi, che hanno tra l’altro rivisto l’atto finale – ispirandosi allo stesso principio corale che anima la Rete Lenford, l’avvocatura per i diritti LGBT di cui Bilotta è cofondatore. Bilotta, che ha accettato di rilasciare a Giornalettismo un’intervista in esclusiva, sottolinea l’importanza di questa ordinanza ben oltre il caso specifico.
“Rappresenta l’avvio di una narrazione sociale più ampia, più giusta. Questo caso è un cuneo all’interno di una ricostruzione complessiva di un sistema in cui le persone sono espropriate della possibilità di autodeterminarsi. Il cuore di questa vicenda è che due persone non possono scegliere di vivere insieme come coniugi solo perché una delle due – per realizzare se stessa – ha deciso di adeguare il suo corpo al sesso che sente di avere”.
AUTODETERMINAZIONE – Il concetto chiave è proprio l’autodeterminazione, ovvero un diritto fondamentale di tutte le persone. “Al livello istituzionale – continua Bilotta – coinvolgere la Corte Costituzionale, e tutti quelli che hanno collaborato, significa squarciare un velo. Si apre un orizzonte, che può riguardare altri diritti e altre persone.
I diritti fondamentali hanno questo effetto virtuoso. L’autodeterminazione vale in questo caso, ma può valere nelle decisioni di fine vita o rispetto alla riproduzione. Vale in tutti gli ambiti in cui la scelta personale non dovrebbe essere superata dai poteri pubblici. La lotta per i diritti delle persone omosessuali e transessuali è una lotta contro un certo modo di vedere la società e i rapporti tra i singoli e lo stato – non è una lotta ripiegata su se stessa, ma è aperta, è una lotta per la cittadinanza e la giustizia”.
VALORE SIMBOLICO – Qualunque sarà la risposta della Corte, il fatto di essere arrivati fin qui è già una vittoria. “Lo stesso coinvolgimento della Corte (come già successo con la sentenza 138 sui matrimoni per persone dello stesso sesso) è un segnale potente – sottolinea Bilotta. È stato posto un quesito cruciale: il nostro modo di concepire il diritto e le norme vigenti sono compatibili con legalità costituzionale? Anche i giuristi sono poco abituati a riflettere in questo senso, a leggere cioè gli istituti giuridici alla luce della legalità costituzionale. È una sensibilità recente, e in crescita.
La nostra Costituzione ha riflessi concreti sulle nostre vite, e dobbiamo portare questa consapevolezza fino alle estreme conseguenze. Lo ribadisco: al di là della risposta il fatto che la Corte, a distanza di 30 anni dalla legge 164, si ponga questo quesito è simbolicamente importantissimo, tanto più che c’è un respiro europeo (Austria e Germania, appunto due paesi con norme simili alle nostre).
Non sottovalutiamo nemmeno l’effetto del prendere atto che ci sono cittadini italiani transessuali, che godono di diritti fondamentali – e che spesso sono stigmatizzati, trattati male dai media e da molti. È una riappropriazione di dignità per tutti i cittadini, e un passo in avanti importantissimo”.