Nella parrocchia romana di Torvaianica le donne transgender pregano per la guarigione di Francesco
Articolo di Giovanna dell’Orto pubbliblicsto sul sito di Associated Press (Stati Uniti) il 2 marzo 2025. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata
Moira Camila Garnica e un gruppo di donne transgender migranti si riuniscono nella loro parrocchia (a Torvaianica, sul mare di Roma) per pregare per Papa Francesco, mentre il pontefice continua la sua battaglia contro la polmonite in un ospedale di Roma, a circa un’ora di distanza da questa cittadina sul mare.
Molte di loro sono cresciute nella fede cattolica in Argentina, come Francesco, e nelle loro preghiere esprimono gratitudine per la sua apertura – alcune hanno avuto l’opportunità di incontrarlo di persona – e speranza che la porta che ha aperto a una comunità doppiamente emarginata non venga richiusa in futuro.
“La paura più grande è che, se un giorno lui non sarà più alla guida della Chiesa, le cose possano tornare indietro”, racconta Garnica, 47 anni. “Speriamo che la Chiesa continui con questa empatia, che rimanga aperta a tutti e continui ad aiutare, perché a volte una persona fa un grande passo avanti e poi altri ne fanno tre indietro”.
Garnica e altre donne latinoamericane, per lo più lavoratrici del sesso che vivono in Italia da decenni, si sono ritrovate a fine febbraio per la Messa serale nella chiesa della Beata Vergine Immacolata. Durante il lockdown per il COVID-19, questo luogo era stato per loro un rifugio, offrendo cibo, medicine e un sostegno economico essenziale, in un periodo in cui, senza poter lavorare, si erano ritrovate isolate e senza risorse.
Il parroco, don Andrea Conocchia, le aveva invitate a scrivere lettere a Papa Francesco per raccontare le loro difficoltà. L’Elemosineria apostolica non solo fornì un aiuto economico, ma organizzò anche la vaccinazione di diverse di loro in Vaticano. Qualche anno dopo, alcune furono persino invitate a partecipare a un pranzo per i poveri con il Papa.
“Durante il periodo del Covid è stato fondamentale che Papa Francesco entrasse nella nostra realtà, che vedesse chi siamo e iniziasse a trattarci come esseri umani. Credo che sia stato quello il momento in cui la fede, il cristianesimo, ha potuto davvero abbracciarci”, racconta Carla Segovia.
Segovia, 48 anni, di origine indigena boliviana, lasciò l’Argentina più di vent’anni fa, durante la crisi economica. Ha iniziato a lavorare come prostituta per pagarsi gli interventi di transizione e descrive la violenza e la discriminazione subite come una dura prova “della tua capacità di sopravvivere”.
Ora che Francesco è malato, dice di voler “trasmettergli la nostra forza, la stessa che lui ci ha donato nei momenti difficili della pandemia. Vogliamo dargli quell’energia così necessaria, perché nella vita bisogna lottare”.
La questione della transizione di genere è controversa in molti Paesi, compresi gli Stati Uniti, dove i vescovi cattolici la respingono, mentre il tema dell’immigrazione agita il dibattito politico su entrambe le sponde dell’Atlantico. Ma Francesco ha fatto dell’inclusione una delle caratteristiche della sua guida, e il Vaticano ha dichiarato che, in determinate circostanze, le persone transgender possono ricevere il battesimo e fare da padrini e madrine.
Segovia e altre donne del gruppo sono cresciute nella Chiesa, ma a un certo punto della loro vita si sono sentite escluse a causa della loro identità e del loro lavoro. Durante il lockdown, però, il centro di distribuzione alimentare della parrocchia di Torvaianica ha rappresentato per loro una porta aperta.
“Noi latinoamericane siamo molto cattoliche, ma essere trans significa che molte porte si chiudono, la gente si allontana da noi e anche noi ci allontaniamo”, racconta Garnica. “Però girava voce che questa chiesa ti accogliesse e ti aiutasse, e così sono venuta a chiedere aiuto, perché mi sentivo sola”.
Anche Minerva, 54 anni, originaria del Perù, ha vissuto un’esperienza simile. Con la voce rotta dall’emozione, racconta come il supporto della parrocchia abbia cambiato la sua vita.
“Non avevamo lavoro, non avevamo soldi per comprare da mangiare. Un’amica mi disse: ‘Vai in parrocchia e chiedi di Padre Andrea’. Sono andata, ho bussato, e lui mi ha accolto con un calore che non avevo mai provato prima. Da quel momento non ha mai smesso di aiutarci”, racconta Minerva. “Ha aperto tante porte per noi. All’inizio, anche qui la gente non ci notava. Ora, quando ci vedono, ci salutano”.
Per don Conocchia, accogliere questo gruppo di donne è in perfetta sintonia con la visione di una Chiesa aperta ai più emarginati che Francesco ha promosso, e con il suo celebre “Chi sono io per giudicare?” sui temi LGBTQ+.
“Abbiamo rimesso i poveri al centro, abbiamo rimesso le persone al centro, e questo è il Vangelo”, spiega il sacerdote. “A me interessa la persona, la sua vita e la sua storia… Una persona non è mai soltanto ciò che fa”.
Con un tono ironico, sottolinea che l’atteggiamento più inclusivo del Vaticano può contribuire a eliminare i pregiudizi religiosi, dal momento che alcuni dei clienti di queste donne potrebbero essere le stesse persone che frequentano la Messa.
Per queste donne, spesso rifiutate dalle proprie famiglie, è un momento di grazia che arriva dritto al cuore.
“Una ragazza trans non avrebbe mai immaginato nella sua vita di essere accolta dal Papa, di essere ricevuta e aiutata”, dice Garnica. “Già qui ci trattano male per il solo fatto di essere latinoamericane, figurarsi in America Latina ed essere trans… Ma grazie a Padre Andrea, la gente ha capito che anche noi abbiamo un cuore, anche noi possiamo dare il nostro contributo, anche noi abbiamo bisogno della Chiesa”.
Minerva, che da giovane in Perù era catechista per la Prima Comunione prima di essere allontanata dalla parrocchia a causa della sua identità, ora spera di poter entrare nel coro locale. Nella sacrestia di Torvaianica, sotto un’immagine di Papa Francesco, prova a cantare una versione in spagnolo di “Amazing Grace”, dedicandola a Maria.
“Non sono solo parte della Chiesa, io sono la Chiesa, perché ognuno di noi è la Chiesa”, afferma con convinzione.
Testo originale: Transgender women near Rome pray for Pope Francis, celebrate his outreach