7 mosse per rispondere alle critiche sui matrimoni gay
Articolo del 16 giugno 2013 di Elisa Serafini pubblicato su Linkiesta
In occasione del Gay Pride 2013, sono riemerse le infinite polemiche riguardo il riconoscimento delle unioni omosessuali in Italia. Soprattutto a seguito dello scivolone del neo sindaco di Roma Ignazio Marino, da sempre autodichiaratosi “riformista” o “radicale” del PD, che ha gentilmente declinato l’invito a partecipare al Gay Pride sostenendo di dover passare il sabato in famiglia.
Dai DICO ai PACS, nulla è stato reso esecutivo dalla sinistra italiana, che si trova ancora ad essere legata ad un retaggio catto-comunista-reazionario fatto di politici che prima si confrontano (a scopo di voti) con le sigle associative del mondo LGBT dichiarandosi aperti a riforme, proposte di legge e quant’altro, e poi fuggono, spaventati dalla possibile disapprovazione di Chiesa, colleghi ed elettori, vedi Marino.
Ci troviamo quindi in un limbo in cui le possibilità che venga approvata una legge sui matrimoni gay sono vicine allo zero. Da un lato l’Italia si ritrova una sinistra, rappresentata dal PD, retrograda, antiriformista, e cattolica osservante (ma solo in Parlamento), che mai e poi mai voterebbe a favore di un provvedimento che equipari il matrimonio eterosessuale a quello omosessuale (ma neanche altre forme di compromesso). Dall’altro abbiamo un PDL, che nonostante qualche isolata dichiarazione (Capezzone, Galan, e pochi altri) si ritrova incapace di accogliere e ricevere le necessità di un esistente mondo omosessuale moderato, liberale e di destra, rappresentato da sigle come GayLib, che spingono per un riconoscimento civile delle unioni omoaffettive.
Abbiamo poi i partiti minori. Con il 5 Stelle e SEL che presentano scarni disegni di legge, per niente pubblicizzati dai leader, che sembrano rappresentare più uno specchietto per le allodole, che veri e propri progetti di riforma.
Anche dal mondo delle associazioni politiche/culturali, il tema è visto con diffidenza. In sostanza, da tutte le parti arrivano critiche che giustificano il NO ai matrimoni gay con le più fantasiose ragioni. Vediamone alcune, e vediamo come è possibile affrontarle:
1. I gay non devono sposarsi perchè va contro la mia morale.
Va contro la mia morale anche tradire la propria moglie, o tradire un amico, o raccontare una bugia ai genitori. Per alcuni è persino immorale mangiare carne o mettersi i sandali con le calze, eppure nessuno di noi scende in piazza con cartelli con scritto “No agli amici falsi” oppure “Io sono contro le bugie”. “Galera per chi tradisce” e “pena di morte a chi indossa Crocs e calzini bianchi”.
2. I gay non devono avere diritti perchè l’unione gay non è naturale.
Ti svelo un segreto: l’omosessualità è un fenomeno molto naturale, esiste in natura da sempre e si manifesta non solo nelle persone, ma anche negli animali.
3. I gay non devono avere diritti e basta. (Ho solo un tweet e quindi non posso motivare per questioni di spazio…)
Quando due omosessuali si sposano, toccano o ledono la tua libertà individuale? Ti fanno del male o sottraggono la tua proprietà? No. Ah infatti, mi sembrava.
4. I gay non devono sposarsi perchè i loro diritti rappresenterebbero un costo per lo Stato.
Allora non dovrebbero sposarsi neanche gli etero.
5. No, gli etero possono perchè figliano e arricchiscono lo Stato. I gay non devono sposarsi perchè non possono fare figli e quindi non contribuiscono al benessere dello Stato.
Faresti lo stesso ragionamento anche per degli aspiranti coniugi sterili? O quelli malati, indigenti, o chi semplicemente non desidera avere figli? Vietiamo il matrimonio anche a loro perchè non sfornano prole pagapensioni?
PS ti svelo un segreto: i gay sono in grado tecnicamente di fare figli!
6. I gay possono fare figli solo con metodi innaturali (fecondazione eterologa, utero in affitto, ecc..)
Ah sí? Non mi pare che l’aspirina, gli antibiotici o i chemioterapici siano “naturali”, eppure non ti vedo sbandierare slogan contro i temibili e artificiali farmaci.
Anche l’automobile non è naturale. Ti ho mai visto scendere in strada a urlare: “Morte luddista ai mostri a quattro ruote”?
Vogliamo schierarci anche contro le sedie a rotelle, o gli occhiali da vista, colpevoli di non permettere alla Natura di essere, a volte, str***a come non mai?
Vogliamo eliminare e vietare tutto ciò che si “scontra” con tutto ciò che produce la Natura?
E’ chiaro che nel mondo contemporaneo la tecnologia permette di “sfidare” le “leggi” della natura e, a volte, di vincerla. Se questo può permette di raggiungere una maggiore felicità, perchè non farlo?
7. I diritti gay costano e basta, non è questione di figli: sono contro l’innalzamento della spesa pubblica e questo mi basta per essere contrario.
Domanda alla Chi Vuol Essere Milionario: sai quanto dev’essere costato il diritto di voto alle donne? Immaginati l’Italia del ’46, appena uscita dalla guerra, costretta a far fronte alla stampa di centinaia di migliaia di schede in più, all’acquisto di centinaia di migliaia di matite in più da far leccare alle future grilline e cosí via. Stesso ragionamento per il divorzio, per i diritti ai neri d’America, i diritti nei paesi Arabi per le donne (“Sai quanto costa stampare patenti? Dobbiamo farlo pure per le donne?”)
Ebbene, anche queste riforme rappresentarono un costo economico, eppure c’è ancora qualche pazzo che ritiene che i diritti civili e di libertà non possano e non debbano essere misurati in termini econometrici. Io sono tra questi.
Si tratta tra l’altro, di diritti già concessi ad un’altra parte di cittadini, che hanno avuto la “fortuna” (intesa come “chance”) di avere un altro orientamento sessuale, diritti che riguardano l’affetto, la sfera umana dell’individuo, la sua libertà, la sua felicità.
Diritti che promuovono la felicità di un cittadino senza gravare sugli altri, senza ledere nessuno, senza danneggiare o sottrarre risorse scarse.
Se lo scopo dello Stato è per i socialisti quello di rendere tutti uguali, per i democratici quello di dare voce e diritti a tutti, e per i liberali di lasciare libertà all’individuo per perseguire la felicità, il matrimonio omosessuale dovrebbe rappresentare un tema di unione di quasi tutte le identità ideologiche presenti nel panorama politico italiano. Perchè continua a non esserlo? Forse perchè nessuno dei nostri politici “pro-gay” ha il coraggio di rispondere a queste 7, vacue critiche.