“Cristianesimo e omosessualità” al Palermo Pride. Un dibattito a più voci
Riglessioni tratte dal Blog di Augusto Cavadi, 20 giugno 2013
Mercoledì 19 giugno, alle ore 17,00, presso l’Istituto “Gramsci” dei Cantieri culturali della Zisa di Palermo, uno spazio di discussione – introdotto e moderato da me – con alcuni preti cattolici e alcuni pastori protestanti sul tema: “Cristianesimo e omosessualità“. Gli organizzatori non si aspettavano una partecipazione così ampia di pubblico (il salone dell’Istituto Gramsci strapieno), ma a me ha colpito il livello straordinario della discussione con il pubblico sia dal punto di vista culturale che dal punto di vista del coinvolgimento emotivo.
Impossibile rendere conto, come mi hanno chiesto Danilo e altri, dell’incrocio di domande e risposte. Molto in sintesi= Don Cosimo Scordato ha insistito soprattutto su questi due temi:
a) la Bibbia non può essere usata come una clava per colpire gli omosessuali se non a costo di leggerla ‘letteralmente’ e ‘astoricamente’, dunque ‘fondamentalisticamente’. Ma se si prende alla lettera, senza ermeneutica, dal primo versetto all’ultimo, si devono accettare di conseguenza una serie di opinioni e di norme che nessuna persona di buon senso (per quanto credente) oggi condivide;
b) dire che l’omosessualità è contro natura è tre volte falso: primo perché in natura noi troviamo anche altri animali che manifestano attrazione sessuale omofila; secondo perché, anche se così non fosse, non potremmo adeguare il comportamento delle persone umane al comportamento istintivo degli altri animali (a meno che non teorizziamo che i forti devono schiavizzare i deboli come i pesci grossi divorano i pesci piccoli); terzo perché la Chiesa permette, anzi consiglia (e in certi casi impone per legge), comportamenti che non si possono certo considerare naturali (come, ad esempio, la castità celibataria intesa secondo tradizione come astensione da qualsiasi forma di gratificazione erotica).
Il pastore Alessandro Esposito ha insistito soprattutto su questi due temi:
a) L’interpretazione biblica è affidata alla comunità nella sua interezza (non solo a una ipotetica ‘gerarchia’ di cui non c’è traccia nel Nuovo Testamento) : dunque la Bibbia dice l’unica parola di Dio nei mille modi differenti secondo il tempo e secondo i luoghi;
b) se qualcuno legge la Bibbia secondo una declinazione differente anche dalla propria comunità, ha il diritto davanti agli altri e il dovere davanti a Dio di esporre le proprie argomentazioni: nessun intervento censorio può bloccare il “libero esame” del credente ispirato – né più né meno degli altri – dal medesimo Spirito.
Don Franco Barbero, prete cattolico sposato della comunità di base di Pinerolo, ha insitito soprattutto su questi due temi:
a) nel campo della sessualità, come in tanti altri, il prete impara più dall’ascolto diuturno delle persone in carne e ossa che dai trattati dottrinari: la Parola di Dio non è autoreferenziale, ma mostra tutta la sua fecondità quando si ibrida per le strade del mondo ‘normale’;
b) quando, come spesso accade, si delinea una contraddizione insanabile fra l’obbedienza a Dio attraverso la propria coscienza e l’obbedienza alle gerarchie ecclesiastiche, il credente non deve avere dubbi sulla scelta: pagherà cara l’autenticità e il rifiuto dell’ipocrisia, ma in cambio vivrà la gioia della condivisione della verità con uomi e donne di ogni latitudine.
Frate Vittorio, francescano e presbitero, ha insistito soprattutto su questi due temi:
a) bisogna dialogare con tutti, anche con il magistero cattolico: dunque non limitarsi a denunziare le carenze e gli errori, ma anche valorizzare i piccoli spiragli di luce che vengono qua e là da alcune prese di posizione (in genere ispirate al Concilio ecumenico Vaticano II del 1965);
b) la relazione omofila rientra nella più ampia categoria delle relazioni affettivo-sessuali fra persone ed è in questo ambito più comprensivo che va coltivata un’etica della sessualità meno ‘biologistica’ e più ‘personalistica’: l’attenzione dominante al piano ‘fisico’ (che cosa è lecito e che cosa no dal punto di vista dell’incontro fra un ‘pisellino’ e un ‘fiorellino’) è fortemente riduttiva e mortificante.
Dell’ampio dibattito vorrei salvare almeno una citazione riportata da Cosimo e un’esortazione di Gianni (Geraci del gruppo “Il guado” di Milano). La citazione è di un marine statunitense: “Ho ucciso venti uomini e mi hanno dato una medaglia; ho amato un uomo e sono stato cacciato dall’esercito”.
L’esortazione dell’amico milanese: “Dobbiamo studiare, studiare, studiare. Alle minoranze, a differenza delle maggioranze, non si perdona nessuna cazzata”.
Insomma: dobbiamo essere grati al Gay Pride di Palermo perché ha evidenziato una questione-spia. Intendo una di quelle questioni, inizialmente limitate e circoscritte, che finiscono con l’implicare interrogativi molto più giganteschi: sul senso della fede, della rivelazione, della figura di Gesù, della chiesa… Ieri non c’è stato solo uno dei dibattiti più interessanti di teologia dell’omosessualità: c’è stato uno dei dibattiti più coinvolgenti di teologia. Punto.