Non è difficile essere l’eroe dei propri figli. Storia di un coming out
Articolo del 5 luglio 2013 pubblicato su gay.tv
La gente dice che i bambini hanno ottime capacità di recupero. Lo dicevo anche io. Ma come genitore, ogni parte, ogni fibra del tuo essere è progettata per proteggerli. Proteggerli dal dolore, dalla sofferenza, e mai, mai infliggere ferite ai loro cuori preziosi. È proprio questo spirito protettivo che mi ha fatto nascondere così a lungo. Lo avevo giurato: non avrei mai lasciato che la mia sessualità provocasse loro dolore. Ho combattuto così tanti anni per creare una vita “normale” per me e la mia famiglia.
Ma oggi, dopo parecchi mesi in cui ho lottato col naturale desiderio di proteggerli, ho detto loro che ero gay. Perché oggi, perché proprio alla Festa del Papà? Ci sono ragioni troppo numerose da elencare. Il momento giusto, la paura che lo sentissero da qualcun altro, un viaggio da fare a breve, tutti insieme, negli Stati Uniti.
Ma francamente una delle ragioni è che proprio oggi è il giorno giusto per essere un padre. Volevo che i bambini sapessero che, indipendentemente da ciò che accade, io sono sempre loro padre. Lo stesso di ieri e lo stesso di domani. Sono il loro papà e siamo ancora una famiglia. Anche se cambia il rapporto tra papà e mamma siamo sempre una famiglia. Suona bene, vero? Sono tutte le frasi giuste da dire. Forse, però, quello che sto davvero dicendo è che papà ora è diventato strano, e non sarà più a casa spesso come una volta.
Come reagiranno i bambini? Sono tornato a casa da Londra in treno, oggi, scoppiando a piangere spesso, con gli altri passeggeri che mi guardavano come fossi pazzo. La notte prima non avevo dormito molto; mi sentivo nella pancia un buco nero di ansia. A casa sono stato accolto da tre bambini eccitati, felici di vedermi e impazienti di mostrarmi i lavoretti che avevano fatto per la Festa del Papà.
Uno alla volta, hanno letto le loro cartoline mi hanno mostrato i loro disegni. Non potevo trattenere le lacrime mentre mi sommergevano col loro affetto. Una delle mie figlie su una cartolina ha scritto che ero il suo eroe. Ogni padre avrebbe sentito un groppo in gola con tutta questa adulazione, ma per me l’adulazione si mischiava a paura genuina. E se ciò che dovevo dir loro più tardi avesse cambiato i loro sentimenti?
Dopo la nostra tradizionale gita nei boschi della Festa del Papà, siamo tornati a casa per cena. Io e mia moglie avevamo parlato di questo momento per così tanto tempo, che non credevo stesse per succedere davvero. Abbiamo annunciato che dovevamo fare una riunione di famiglia. Quindi i bambini si sono radunati sul divano, mia moglie accanto a loro e io sul pavimento, di fronte a loro. Ho iniziato a parlare di quanto io la loro madre li amassimo e che niente avrebbe cambiato il fatto che siamo una famiglia. Loro sapevano che c’era aria di divorzio, e da tempo stavano aspettando un annuncio definitivo. Ho spiegato loro che c’erano molte ragioni per cui la relazione tra mamma e papà doveva cambiare. Una di quelle ragioni ero io.
Ho raccontato come, da bambino, avessi sempre voluto essere normale. Volevo essere come tutti gli altri, ma non lo ero. C’era qualcosa in me che mi faceva sentire fuori posto. Ma ero troppo spaventato per dirlo a qualcuno. Avevo paura. Avevo paura di essere gay. Cercavo di resistere, mentre parlavo, ma inevitabilmente sono scoppiato a piangere. Ho spiegato di aver vissuto tutti quegli anni nella paura: la paura di essere me stesso. Alla fine, ho detto che la mia paura più grande era quella di non essere più il loro eroe. Stavo veramente singhiozzando.
Mia figlia, immediatamente, è saltata giù dal divano e mi è venuta accanto, circondandomi col braccio e dicendo: “Penso che tu sia un eroe ancora più grande perché ce lo hai detto”. Solo 9 anni, e più saggia di molti adulti. “Non devi più avere paura”. È stata raggiunta dall’altra mia figlia di 7 anni e da mio figlio di 12. Mia moglie, i miei bambini mi abbracciavano come una crisalide protettiva che mi permetteva di trasformarmi in qualcos’altro. Ripetendomi che non si vergognavano di me, che Dio mi ha fatto cosi, e che mi amano.
Mia moglie, i miei tre figli. Questi sono i miei eroi.