“Le cose cambiano”, in arrivo il progetto gay-friendly della Pixar
Articolo del 9 luglio 2013 di Elena Tebano pubblicato su La 27esima ora
Alla Pixar sono abituati a creare sogni. La casa di produzione fondata da Steve Jobs, e poi passata alla Disney, ha commosso il mondo con il suo pesciolino rosso Nemo, con i giocattoli parlanti di Toy Story, con il topo cuoco nonostante tutto di Ratatouille. C’è un altro video della Pixar che è meno conosciuto ma altrettanto commovente: lo hanno girato i suoi dipendenti gay, lesbiche e trans per It gets better, il progetto online contro l’omofobia. Ora lo ha tradotto Le cose cambiano, la versione italiana di quel progetto.
«Pixar è formata da una strana combinazione di persone, ci sono gli scienziati pazzi, i ballerini, gli animatori, tutti i tipi di persone speciali. E la maggior parte di queste persone speciali non erano esattamente popolari alle medie e alle superiori – spiegano i dipendenti nella clip –. Per fortuna abbiamo tenuto duro e ci siamo trovati, abbiamo formato questa tribù, questa famiglia, questa squadra che crea film magici. E per via del nostro passato, di ciò che abbiamo in comune, vogliamo condividere un messaggio di speranza con voi». Il bello del video è proprio questo: ci sono persone di ogni tipo per età, origini, aspetto, unite nell’ideare cose meravigliose e da un’identità – quella «queer» – che hanno imparato a portare con orgoglio. Non potrebbe esserci messaggio più potente per gli adolescenti a cui si rivolgono It Gets better e Le cose cambiano, vittime dell’omofobia interiorizzata, una forma di odio di sé dovuta ai pregiudizi sociali contro l’omosessualità.
L’omofobia interiorizzata, spiega lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi in Citizen Gay (Il Saggiatore, 2012, 12 euro), indica «l’insieme di sentimenti e atteggiamenti negativi (dal disagio al disprezzo) che le stesse persone omosessuali possono provare (più o meno consapevolmente) nei confronti della propria (e altrui) omosessualità» ed la causa principale dell’alto tasso di suicidi tra gli adolescenti gay, lesbiche, e trans. È l’effetto degli stereotipi diffusi sugli omosessuali ed è caratterizzata da «una scarsa accettazione e stima di sé, che può raggiungere la forma dell’odio di sé, sentimenti di incertezza, inferiorità e vergogna, incapacità di comunicare agli altri il proprio orientamento, convinzione di essere rifiutati a causa della propria omosessualità, identificazione con gli stereotipi denigratori. Tra questi, la convinzione che essere gay determini la solitudine o comunque una vita che non potrà mai essere soddisfacente e piena come quella degli eterosessuali».
Se c’è una cosa che nessuno penserebbe mai, vedendo il video dei dipendenti Pixar, è che valgano meno degli altri o non abbiano una vita soddisfacente. Lo stesso effetto fa la clip girata sempre per It gets better dai dipendenti Apple, azienda anch’essa fondata da Jobs e considerata il miglior marchio al mondo. Oggi è guidata da Tim Cook, colui che è stato definito il gay più potente al mondo (sotto, anche in questo caso i sottotitoli compaiono premendo l’icona sulla barra orizzontale).
Una delle cose che i protagonisti dei due video rimarcano più volte è quanto sono felici per aver potuto sposare la persona che amano. I due video sono stati girati nel 2010 e 2011. Nel frattempo, però, le cose sono cambiate davvero. Finora infatti, negli Stati Uniti le nozze gay valevano solo a livello degli Stati che li avevano introdotti, ed escludevano le coppie gay dai diritti e dai doveri previsti da almeno mille leggi, a cui avevano invece accesso i coniugi eterosessuali. Ma la settimana scorsa, con una decisione storica, la Corte Suprema americana ha bocciato come incostituzionale e contrario al principio di uguaglianza il divieto federale del matrimonio tra persone dello stesso sesso istituito nel 1996 con il DOMA (Defense of Marriage Act). E ha sostenuto che i gay sposati devono avere gli stessi diritti degli etero sposati. Ecco la motivazione con cui il giudice conservatore Anthony Kennedy (nominato negli anni ’80 dal presidente repubblicano Ronald Reagan) ha criticato il divieto di nozze gay.
«Il DOMA indica ai pubblici ufficiali e in realtà a tutte le persone con cui hanno a che fare le coppie dello stesso sesso, compresi i loro figli, che il loro matrimonio ha minor valore di quello degli altri», spiega Kennedy nelle motivazioni del pronunciamento. «L’obiettivo principale e l’effetto ineliminabile di questa legge è sminuire le persone che si trovano in un matrimonio omosessuale pur riconosciuto dalla legge»
I giudici americani affermano che il modo in cui lo Stato tratta i propri cittadini condiziona anche il modo in cui questi sono percepiti da sé e gli altri. Vale anche per l’Italia, dove gay e lesbiche sono ancora cittadini di seconda classe, perché nessuna legge salvaguarda i diritti dei loro affetti. «Senza riconoscimento sociale, senza cittadinanza morale, è più difficile che una rappresentazione si consolidi nella mente come legittima e convalidata. Viceversa, costituendosi come “possibile” e “legittima”, verrebbe meno il contenuto “minaccioso” della realtà discriminata e, quindi, sarebbero disincentivate le azioni violente e persecutorie (bullismo, omofobia sociale). Inoltre verrebbero ridotti gli effetti dell’assimilazione della negatività sociale, cioè l’omofobia interiorizzata, causa della difficoltà ad accettarsi, dell’autodisprezzo, e di comportamenti inconsciamente autodistruttivi in una persona omosessuale», spiega lo psichiatra Vittorio Lingiardi in Citizen gay. E conclude: «Il legame tra l’opposizione religiosa e politica e l’approvazione di una legge che tuteli le convivenze omosessuali e il mantenimento di un clima antiomosessuale è evidente. È come se la delegittimazione dei diritti affettivi e dunque della dignità delle persone gay e lesbiche, promossa dall’”alto” della Politica e della Chiesa, finisse per lavorare nel “basso” della strada, legittimando i sentimenti omofobi».
Nonostante le direttive dell’Unione europea e le indicazioni della Corte Costituzionale che hanno chiesto ai nostri legislatori di varare una legge per riconoscere pari diritti alle coppie dello stesso sesso e colmare il deficit di uguaglianza del nostro Paese, quella legge ancora non c’è. È venuto il momento di dire basta all’omofobia di Stato.