La lesbofobia è una doppia discriminazione
Articolo di Jane Czyzselska del 9 giugno 2013 dal sito di “The guardian” (Regno Unito) liberamente tradotto da Adriano
Come dimostra il blog “Everyday Lesbophobia” (Losbofobia quotidiana), molte lesbiche vivono innumerevoli storie di pregiudizi e ciò può arrecare danni permanenti.
Si sarebbe tentati di pensare che gli uomini che fanno commenti stupidi sulle lesbiche siano insignificanti, tanto quanto le presto-a-essere defunte leggi che da sempre hanno condannato il matrimonio egualitario.
Uomini come Russell Brand, che recentemente ha affermato a un giornalista che tutte le lesbiche desiderano “saltare la corda” (presumibilmente con lui), che quelle che resistono alle sue avances vogliono “solo fare le difficili” aggiungendo poi qualcosa circa la sua nobile missione di riuscire ad interrompere ogni relazione lesbica sulla terra.
Purtroppo gli uomini come Brand sono fin troppo comuni. Uomini che sono così coinvolti in una narrazione culturale che esige di mantenere un atto eterosessuale femminile (reale o immaginario) e che etichettano le donne che trasgrediscono questa regola sociale, come bersagli legittimi di un comportamento offensivo.
Solo nelle ultime settimane, in compagnia della mia ragazza, ho incontrato uomini che ci hanno chiesto se potevano “partecipare”, mentre ci baciavamo salutandoci tra di noi. Uomini che ci osservavano in metropolitana dal sedile opposto, con le gambe larghe mentre si strofinavano i genitali, probabilmente per rassicurare se stessi (e noi) che sono uomini dal sangue caldo, nonostante la nostra evidente mancanza di interesse.
Uomini che ci sputavano addosso per la strada, e anche un giovane sulla DLR [Passante ferroviario di Londra NdT] che, entrando nella nostra carrozza, ci supplicò ad alta voce di unirci carnalmente con lui e di smetterla di “essere lesbiche”. In tutte queste occasioni avevo il mio braccio attorno alle spalle della mia ragazza.
Sarebbe facile liquidare alcuni di questi tizi come matti, ma queste esperienze sono così comuni per le lesbiche (e per le donne bisessuali che hanno una relazione con un’altra donna), che io e la mia squadra per la rivista DIVA, abbiamo deciso di fare qualcosa a riguardo. Del resto, bisogna dare un nome al problema prima di poterlo affrontare.
Ispirandoci al progetto Everyday Sexism (sessismo quotidiano), che documenta l’esperienza quotidiana delle donne nella porcilaia sessista, abbiamo deciso di lanciare la nostra campagna “Everyday Lesbophobia” tramite un blog, su Twitter e su Facebook, tutti con lo stesso titolo. Il riscontro ricevuto finora è solo la punta di un iceberg e rivela il pregiudizio che abbiamo di fronte.
Per molti di noi, la lesbofobia è un fatto della vita quotidiana. La lesbofobia è omofobia che è unita anche al sessismo. E’ omofobia rivolta in particolare alle lesbiche. Alla base c’è la convinzione che le donne devono apparire e comportarsi in modi specifici; mantenere le regole che le lesbiche rompono, semplicemente esistendo.
Essa comprende la casuale e sottilmente perfida pubblicità dei media che impone ad alcune celebrità lesbiche (i cui nomi sicuramente conoscete) di non concedere interviste a DIVA. Accade nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei pub e nei negozi, per strada e nelle nostre case.
Si presenta in forma di commenti che implicano che tutte le lesbiche siano brutte e vestite male, in “battute” di collaboratori che usano la parola “lesbica” come se fosse un insulto, e nelle occhiate di traverso che ottieni da uomini e donne, quando baci la tua ragazza in pubblico.
Sì, anche le donne possono essere così coinvolte nell’abbigliamento e nel comportamento in linea con i codici sociali etero normativi, tanto da non riuscire a concepire le donne che vivono al di fuori di questo paradigma.
Ho perso il conto del numero delle volte che i lettori mi raccontano circa il trattamento che ricevono da parte di persone che non possono accettare il fatto che siano lesbiche. Una lettrice ha scritto a “Lesbophobia Everyday” raccontando di una collega che le disse: “Sai, a volte non riesco a capire se sei un uomo o una donna, sarebbe bello se indossassi un vestito o una gonna ogni tanto”. Un altro racconta le esperienze vissute durante gli incontri famigliari dove i rapporti, l’abbigliamento e gli stili di vita dei suoi fratelli eterosessuali sono considerati più importanti e validi del suo.
Ci sono ripetute storie di donne omosessuali di tutte le età, che raccontano innumerevoli e tristi storie di indesiderata attenzione maschile, che nel migliore dei casi le sminuisce e nel peggiore, finisce in violenza.
Quando non lavoro per DIVA, mi occupo di organizzazione e amministrazione presso il servizio “Pace”, che si occupa di salute mentale per le persone LGBT. Sono anche consulente volontaria in beneficenza per un servizio caritatevole ai giovani, chiamato “Step farward” (Passo avanti).
Molti dei nostri clienti gay o bisessuali ci raccontano dei pregiudizi che devono affrontare ogni giorno e vediamo l’effetto corrosivo che hanno sulla loro autostima, sul loro benessere generale e sulla capacità di andare avanti nella vita.
Non è una sorpresa per me, che le lesbiche e le donne bisessuali siano quattro volte maggiormente a rischio di soffrire di problemi di salute mentale, rispetto alle loro controparti femminili etero. E’ questo fatto che sottolinea il motivo per cui dobbiamo sfidare la lesbofobia che troviamo dovunque e dappertutto e che dovremmo combattere scandalizzati.
Titolo originale: “Lesbophobia is homophobia with a side-order of sexism”