Perché le chiese possano essere un terreno fertile per il seme transgender
Riflessioni di Aidan Dunn, Erin Swenson ed Elise Elrod tratte dal progetto Out in Season (Stati Uniti), del gennaio 2007, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Molti dei passi biblici di questo periodo ci invitano ad esaminare il tipo di ambiente che ci permette di fiorire nel reame di Dio. In Matteo 13 Gesù racconta diverse parabole sui semi, tra cui la parabola del seminatore. La parabola descrive il destino di diversi semi, come sono attecchiti o sprecati a seconda della qualità del suolo in cui sono stati gettati.
Come i semi gettati su un suolo roccioso o sterile, molte persone che hanno cambiato sesso crescono senza le risorse di cui hanno bisogno per svilupparsi.
La diffusione delle malattie mentali, del consumo di droga, della mancanza di alloggio e dei tentativi di suicidio è così alta nella comunità transgender che molti pensano ci sia un legame inestricabile tra i transgender e tali problemi. Come spiega Raven Kaldera in “Hermaphrodeities”:
“Se gli anni passati nel corpo sbagliato non ti portano dritto alla follia, le discriminazioni sul posto di lavoro, le aggressioni per strada e le difficoltà a trovare un compagno o una compagna e degli amici possono svolgere lo stesso ruolo.
C’è un numero esorbitante di persone transgender che è mentalmente disabile e un numero ancora maggiore che vive per strada o si arrangia in una vita di pura sussistenza a causa di problemi mentali. Il transessualismo non è causato da problemi mentali, ma li crea, e vengono poi aggravati dall’ostilità della società. […] Il semplice fatto di vivere una vita da transgender causa ad alcune persone un forte disturbo da stress post-traumatico.”
La Chiesa ha spesso costituito un terreno roccioso per molti transgender, mancando di fornire un luogo di educazione e sostegno per le persone più bisognose. Il mondo è un luogo particolarmente ostile per i transgender; veniamo scherniti per strada, non abbiamo accesso alle cure mediche, le nostre famiglie ci rifiutano e ci viene regolarmente negato il lavoro.
Anche le comunità religiose che affermano di essere un’accogliente “casa di preghiera per tutti i popoli” (Isaia 56:7) trovano spesso difficile accogliere persone di cui non capiscono il genere.
Alcune comunità ci escludono, basandosi su ingiunzioni bibliche che isolano dal contesto. Quando una persona transgender, ma in realtà qualsiasi persona, cresce in un ambiente che la sostiene e la ama, può arrivare a fiorire come un seme in un terreno fertile. Vi sono comunità spirituali che accettano e accolgono le persone così come sono, transgender o meno.
Essere coinvolta in tutti gli aspetti della vita della chiesa locale, dal tè dopo la funzione all’accoglienza di chi entra, dai piccoli gruppi casalinghi al ministero ecclesiastico, può essere un’incredibile benedizione per una persona credente. Una comunità spirituale che accoglie le persone così come sono, senza vergogna e senza senso di colpa, può essere un luogo di guarigione, crescita e trasformazione.
Testo originale: Ordinary Time