La ricchezza davanti a Dio, l’unica cosa che conta (Lc 12:13-21)
Riflessioni bibliche* di Lori McPherson ed Elcindor Johnson tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), gennaio 2007, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
“Vagavano nel deserto, nella steppa, non trovavano il cammino per una città dove abitare. Erano affamati e assetati, veniva meno la loro vita” (Salmo 106 [107]: 4-5).
Questo passo, purtroppo, riflette la realtà spirituale della vita di molte persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender.
Molti vivono la loro vita in un deserto spirituale, tagliati fuori da comunità di fede da poter servire e amare.
La violenza insita nell’essere etichettate come “abominevoli” è insopportabile per molte persone, e il fervore un tempo indirizzato al servizio di Dio e degli altri è ora diretto verso dèi minori.
Alcuni diventano schiavi di vizi che tutti conosciamo, come la droga, l’alcool e il sesso. Ma molti si volgono verso “vizi” più rispettabili, come la carriera, il denaro e l’immagine, che sono meno distruttivi per il corpo ma non meno dannosi per l’anima. Tutti i vizi vengono coltivati per sentirsi bene, o perlomeno sentirsi meglio.
Per molte persone LGBT sradicate dall’àncora della fede, a cui è stato ripetuto che non possono accedere a Dio perché sono quello che sono, è comprensibile cercare altre maniere di riempire il vuoto.
Questo è il dilemma di cui parla Gesù nella parabola del ricco stolto in Luca 12:13-21. La parola “stolto” suona piuttosto aspra, ma è indirizzata a chi, volontariamente e con piena coscienza, volge le spalle a Dio, non a chi ne viene tenuto lontano dalla crudeltà degli altri. Tuttavia, il punto della parabola è lo stesso per tutti: la ricchezza davanti a Dio è il solo tipo di denaro che in definitiva conta. Cercare conforto in qualsiasi altra cosa è inutile, che sia una bottiglia o un conto in banca.
L’avvertimento di Gesù non è diretto verso la ricchezza di per sé ma contro la falsa sicurezza nutrita dal denaro e dal possesso. “Anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni” (Luca 12:15b). Al posto del denaro e del possesso possiamo mettere qualsiasi cosa che non sia Dio e che utilizziamo per cercare la nostra identità e il nostro conforto; è sempre una cosa inutile.
– Quali sono le cose con cui le persone della vostra comunità cercano di trovare significato e conforto all’infuori di Dio? Perché pensate che siano attratte da quelle cose in particolare?
Le letture di oggi ci ricordano la serietà della chiamata di Dio nella nostra vita. La lettura da Ecclesiaste (Qoelet) 1:2, 12-14 contiene la frase tanto spesso ripetuta “tutto è vanità”; alla fine, tutto ciò che non riguarda Dio semplicemente non soddisfa l’anelito di pienezza di vita che tutti abbiamo. La “vanità” è qualcosa di vuoto o senza valore, traduzione della parola ebraica “hebel”, che letteralmente significa “alito” o “vapore”. L’autore di Ecclesiaste continua a ripeterci che tutto è vanità.
Il Salmo 48 (49): 1-12 ci rammenta di nuovo che tutta la nostra ricchezza materiale passerà a chi lasceremo sulla terra quando moriremo; non possiamo portarla con noi. Il salmista dichiara con forza che tutti noi affronteremo il momento della morte fisica. Quale sarà, in quel preciso istante, il significato di tutta la roba che abbiamo accumulato? Sarà “vapore” come dice l’Ecclesiaste? Oppure abbiamo già deciso che il nostro tesoro è in Dio e in lui solo?
– Come credenti LGBT, fino a che punto la nostra cultura ci invita ad investire il nostro tempo e le nostre energie in cose che sono “vanità” e “vapore”? Come dovremmo rispondere a queste forti pressioni all’interno delle nostre sfere di influenza?
L’immagine di Dio che hanno molte persone LGBT è sporcata dal carico di cattiveria che deriva da chi dice di rappresentare Dio. Questo è molto comune nei cammini spirituali. Coloro che riescono a tornare alla fede e alla comunità di fede spesso deve affrontare ardui sforzi, senza dimenticare le cicatrici spirituali del loro passato.
Anche in questo caso dobbiamo comunque considerare la chiamata di Cristo. Il messaggio di Cristo, sempre attuale, è triplice: 1) che la venuta del governo di Dio è imminente; 2) che la decisione che bisogna prendere è della massima serietà; 3) che la vocazione che Dio ci propone è radicale. Così, che sia un lieve buffetto o la sveglia da un profondo sonno, l’amore di Dio è la sorgente e la ricchezza davanti a Dio è l’obiettivo.
Il mondo è pieno di cose che ci distraggono dal maturare spiritualmente. Qualche volta sono la crudeltà degli altri e l’emarginazione che ci portano a distrarci, altre volte sono le nostre passioni e insicurezze. In tutti i casi, l’amore di Dio è presente e inesauribile. Alla fine, la ricchezza davanti a Dio è la sola cosa che ci soddisferà.
La nostra preghiera
Tu Santo, che soddisfi le nostre anime con cose buone
dacci la forza di porre le nostre menti in te
non nelle cose solo terrene.
Riempi ogni vuoto e ogni paura con la tua grazia.
Dacci il coraggio di mettere da parte ciò che perisce
e di vivere in libertà
parlando in verità,
offrendo pane, riparo e conforto agli altri,
ponendo la nostra fiducia in Te, nostra Libertà, nostra Verità, nostro Pane.
Nel nome di Gesù, che ci dona tutte le buone cose
Amen
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
Testo originale: Ordinary Time through Reign of Christ Sunday Year C