Papa Francesco, svolta in Vaticano. Adesso i cattolici gay sperano
Articolo di Franca Giansoldati tratto da ilmessaggero.it del 31 Luglio 2013
(Papa) Francesco schiude ai gay un orizzonte pastorale tutto nuovo. Un atto coraggioso, inaspettato, considerando il pulpito dal quale arriva. Lucetta Scaraffia, sull’Osservatore Romano, annota che Bergoglio, sebbene non abbia cambiato nulla delle regole morali in vigore, con quelle semplici parole pronunciate in aereo tornando dal Brasile «ha cancellato un moralismo rigido e pettegolo che allontana dalla Chiesa cattolica quell’accusa infamante di omofobia che l’ha perseguitata negli ultimi tempi».
Già perché il cammino spirituale dei credenti omosessuali, un arcipelago variegato che agisce sotto traccia come ai tempi delle catacombe, resta un percorso accidentato, faticoso, venato da incomprensioni reciproche.
Dai catechismi di Pietro Canisio, santo e gesuita che prese parte al Concilio di Trento, il quale stigmatizzava con durezza inusitata «che i gay gridano vendetta al cospetto di Dio», di acqua ne è passata. Con l’ultimo Catechismo la Chiesa ha messo nero su bianco che a Dio non piacciono di certo le discriminazioni, anzi, ha dato disposizioni ai parroci e ai fedeli di includere i gay e far loro arrivare tutta la grandezza della misericordia del Signore.
Eppure qualcosa ancora non va se i pochi sacerdoti che si occupano attivamente di questa pastorale di frontiera, si muovono con estrema circospezione per non dare adito a scandali, per non irritare o, peggio ancora, per non creare problemi ai vescovi.
CONFINI
Grazie ai social network e a internet, i gruppi di cattolici gay si muovono in contatto tra loro, dando vita ad iniziative spirituali, ritiri per meditare la Parola, accendere dibattiti. Soprattutto per far capire a chi è in cerca di una luce che l’amore di Cristo non ha confini. A livello nazionale è famoso il Progetto Gionata mentre a Roma sono attive due realtà nate una ventina di anni fa, Nuova Proposta e La Sorgente.
Padre Josè è uno dei preti che da tempo concretizza il metodo Bergoglio consistente nell’andare a pescare le pecorelle smarrite, in questo caso fedeli omosessuali che allontanatisi dalla Chiesa proprio perché si sentono fortemente discriminati. Due volte al mese si incontrano in una chiesa del centro storico in modo informale.
«Preferisco non essere più preciso per non mettere a repentaglio la continuità dell’accoglienza. Sì, è vero, finora da parte della Chiesa vi è stata nei confronti di questa pastorale una certa sfiducia, una tendenza a non includere, a ignorare più che a discriminare in senso stretto».
Questo sacerdote (che lavora in una congregazione del Vaticano) preferisce raccontare dietro anonimato. I tempi delle catacombe che tornano. Corsi e ricorsi della storia. «La novità delle parole del pontefice consistono nel fatto che abbia affrontato liberamente questo argomento. Lo ha fatto con schiettezza, per fare capire che la Chiesa è una madre inclusiva e non esclusiva.
In Brasile, Bergoglio, durante un incontro, ha aggiunto anche che bisogna dare cittadinanza a coloro che in mezzo alle sofferenze si sono sentiti finora esclusi. Questo vale tantissimo per le persone omosessuali». Chi frequenta queste comunità stabilisce un contatto, si parla, si avverte il bisogno di riconciliarsi con Dio. «Lei non immagina quante persone ci sono».
La pastorale dei confini complicati, fede e omosessualità, binomio spesso contrastato dalle sfere vaticane. Ma le vie del Signore restano infinite.