Tempo di Natale. Diamo ragione della nostra speranza!
Newsletter del gruppo Nuova Proposta di Roma del 22 dicembre 2013
Cari amici! L’Avvento ci sta conducendo verso un nuovo Natale di luce e rinascita. Per noi di Nuova Proposta (ndr il gruppo di donne e uomini cristiani ed omosessuali di Roma) è un anno particolare, in cui stiamo riflettendo sul tema della speranza. Su quello che significa per noi la parola speranza, sul coraggio di “rappresentarla”, di concretizzarla, di difenderla, di condividerla.
Come Giuseppe e Maria. Affidiamo al Signore che si fa bambino per noi, il nostro desiderio di vivere una vita piena, autentica, realizzata, piena di Amore, fraternità e progettualità.
Vi auguriamo un sereno e fecondo Natale luminoso, con queste riflessioni di Ermes Ronchi sul passo del Vangelo che abbiamo commentato insieme nei nostri incontri dei giorni scorsi.
Il Signore rende più grande il cuore
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. […] Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Prima che andassero a vivere insieme (passava un anno tra il matrimonio e la convivenza) Maria si trovò incinta. Sorpresa assoluta della creatura che arriva a concepire l’inconcepibile, il proprio Creatore.
Qualcosa che però strazia il cuore di Giuseppe, che si sente tradito, con i progetti di vita andati in frantumi. E l’uomo giusto, entra in crisi: non volendo accusarla pubblicamente (denunciare Maria come adultera e farla lapidare) pensò di ripudiarla in segreto. Giuseppe non si dà pace, è innamorato, continua a pensare a lei, a sognarla di notte. Un conflitto emotivo e spirituale: da un lato l’osservanza della legge (l’obbligo di denunciare Maria) e dall’altro il suo amore.
Ma basta che la corazza della legge venga appena scalfita dall’amore, che lo Spirito irrompe e agisce. Mentre stava considerando queste cose ecco che in sogno un angelo, che poi è Dio stesso, gli parla… Giuseppe, mani indurite dal lavoro e cuore intenerito e ferito, ci ricorda che l’uomo giusto ha gli stessi sogni di Dio.
Sotto l’immagine di un angelo Dio gli dice: Non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Non temere, la parola preferita con cui Dio apre il dialogo con l’uomo. Non temere, Dio interviene sempre in favore della vita. Nel Vangelo di Matteo per tre volte vengono angeli: per annunciare la vita di Gesù, per proteggerne la vita dalla ferocia di Erode, a Pasqua per annunciare che quella vita ha vinto la morte.
Ella darà alla luce un figlio e tu Lo chiamerai Gesù! Egli salverà il popolo. Il nome “Gesù”, in ebraico Jeshuà, deriva dal verbo “salvare”, la cui radice ish ha, come primo significato quello di allargare, dilatare. Gesù salverà: allargherà, accrescerà, espanderà lo spazio della tua umanità, renderà più grande la vita. Salverà dal peccato, che all’opposto è l’atrofia del vivere, il rimpicciolimento del cuore; il peccato è ciò che rende piccola la tua persona, e non c’è spazio per nulla e per nessuno.
Dio viene e crea spazio in me, spazio per le creature, i poveri, i sogni, il cielo. In fondo, religione equivale a dilatazione (G. Vannucci).
L’augurio di Natale che vorrei fare a ciascuno di voi e a me per primo: Che il Signore renda il tuo cuore spazioso! Giuseppe fece come gli aveva detto l’angelo e prese con sé la sua sposa. Maria lascia la casa del sì detto a Dio e va nella casa del sì detto al suo uomo, ci va da donna innamorata.
Povera di tutto, Dio non ha voluto che Maria fosse povera d’amore, sarebbe stata povera di Dio. Perché ogni evento d’amore è sempre decretato dal cielo. Dio si è fatto uomo, e più gli uomini cresceranno in umanità, più scopriranno la divinità che ha messo la sua tenda in ciascuno di noi.
“E chi vi potrà fare del male, se sarete ferventi nel bene? E se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non vi sgomentate per paura di loro, né vi turbate, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. E’ meglio infatti, se così vuole Dio, soffrire operando il bene che facendo il male.” (dalla I lettera di S.Pietro 3, 13-17)
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