Esame di coscienza. Sono una ex suora lesbica
Riflessioni di Judy Smith tratta dal libro “Dentro il Convento. Le monache rompono il silenzio” di Nancy Manahan e Rosemary Curb, Tullio Pironti editore, 1986, pp.73-76
Mie sorelle, vi penso spesso e mi domando dove siate; amiche mie, compagne, controparti di altre congregazioni. Abbiamo vissuto tutte la vocazione religiosa il più a lungo cercando di farlo al meglio, prima di lasciare il convento e raccogliere quel che rimaneva di noi per tornare nel mondo. Cosa ne è stato di te, sorella Mary Vianney, S.P., dopo aver scritto al Papa per dispensarti dai voti finali, sapendo che quella richiesta era inutile e dispregiativa, perché se anche ti fosse stata negata te ne saresti andata comunque?
Esiste ancora quella persona, oppure ne hai distrutto l’identità assieme alla veste, mentre ti infilavi negli abiti civili e correvi verso la fermata del bus? (1959-68 Requiescat in pace). Quella donna, che allora ero io, è stata sepolta nel mio inconscio, oggi torna solo a popolare i miei sogni.
Cos’è successo a sorella Ann Brigid, sorella Fidelia, sorella Thomas marie? Anche voi avete distrutto l’anima della monaca, come se non fosse mai esistita? Avete il coraggio di ammettere che siete ex monache o nascondete con vergogna quegli anni? Chi mi è vicino lo scopre subito: non sopporto i dubbi e preferisco raccontare tutto di me: così almeno possono giustificare le mie stranezze. Quegli anni in convento vi sono serviti a crescere, oppure li ricordate come un errore imbarazzante? Vi infastidisce se vi chiamo sorelle?
Vi domandano mai: «Perché siete entrate? Perché ve ne siete andate? Ditemi, com’era veramente? C’erano molte lesbiche?». E ditemi anche, cercate ancora come me la risposta più adatta? Siete state capaci di rinunciare ai voti senza il tormento dei sensi di colpa e la paura di fallire? Cercate ancora di imitare quello stile di vita? E il mondo secolare vi mette ancora paura?
Quel vostro convento della classe media vi ha lasciate desiderose di una totale povertà? Andate ancora cercando una vita semplice? Vi spaventano i soldi? Oppure il femminismo ha spezzato le catene permettendovi di migliorare?
Vi siete vendute agli uomini per cercare sicurezza? Ditemi ne è valsa la pena? Il vostro divorzio da Cristo vi ha trasformato amanti indegne per gli esseri umani? Che rapporto avete con Cristo?
Fu l’amore per una donna a spigervi ad andarvene? Avete lasciato quel vostro amore dietro le sbarre del convento? Vi siete accorte di quell’istinto che vi spinge verso le donne? State pagando le conseguenze sociali dell’essere lesbiche o bisessuali? E se vi siete innamorate di un altro uomo, o di più uomini, questa unione vi ha impedito di sentirvi a tutti gli effetti lesbiche, nonostante l’insaziabile attrazione per un mondo popolato solo da donne?
Avete avuto rapporti carnali, o professate il celibato? Avete perduto la sicurezza del convento: sentite ancora il dolore di una ferita che non si potrà rimarginare? Avete problemi con l’autorità, vacillate tra l’obbedienza passiva e il desiderio della ribellione?
Vi trovate paralizzate dall’indecisione, spaventate all’idea di sprecare il vostro tempo, cercate qualcuno che vi sappia guidare?
Vi sentite colpevoli se cercate di costruirvi una carriera? E ancora, vi sentite ferite nell’anima? Avete avuto bisogno di uno psicanalista per scoprire che i vostri sentimenti hanno diritto d’esistere, e che la rabbia è un responso giustificato alle ingiustizie.
Soffrite di nostalgia, fantasticate che il convento sia l’unico luogo sicuro sulla terra, un paradiso idillico da cui siete state estromesse? Vi manca la vecchia liturgia? Siete mai scoppiate in lacrime cantando da sole «Veni, sponsa Christi»?. Vi sentite diverse quando viene Natale e Pasqua? Vi manca il silenzio? Siete perfezioniste? Vi ricordate delle punizioni corporali inflittevi dalla madre superiora in nome di un’educazione che. vi avrebbe rese migliori?
Siete ciniche? Riuscite ad esprimere tutto l’odio? Avete punito voi stesse invece di combattere infrastrutture repressive? Quando lasciaste il convento, abbandonaste anche la Chiesa? Pregate ancora? V1 mancano i privilegi del convento oppure vi siete abituate ad essere uguali alle altre donne? Siete state perdonate dalla vostra famiglia per avere scelto i voti? E per averli rinnegati?
Vostra madre ha gettato via i vostri giocattoli? Le sorelle del convento trovano tempo per stare con voi, o voi con loro? Le vostre amiche si ritrovano con altre ex amiche? Siete riuscite a sopravvivere alla crisi della fede, o avete cercato un’alternativa nella teologia, nella psicologia, ateismo, paganesimo, scientologia, buddismo femminismo, magia nera, nelle idee radicali? Avete scoperto una strada che vi permette di adeguarvi agli esseri umani? La vostra creatività è riuscita a sopravvivere?
Gli esami di coscienza solitamente si concludono con un atto di contrizione, ma io non mi sento colpevole per essermi fatta monaca ed avere abbandonato il convento. Non sono colpevole per essermi salvata da un sistema che opprime e distrugge. La vita oggi è spesso difficile e solitaria, ma perlomeno non sono più muta e invisibile. Sono qui, unita a voi da una indelebile fratellanza.
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* Quando ero monaca appartenevo alle sorelle della provvidenza di Saint Mary of the Words, nell’Indiana.
** Prima della seconda metà degli anni ’60 la maggioranza delle monache si sottoponeva ogni notte ad un rituale, interrogandosi per scoprire se avesse commesso dei peccati infrangendo le regole.