Il giudizio e la colpa nella vita nei cristiani LGBT (Gioele 2)
Riflessioni bibliche* di Chris Smith, Deirdre Hinz e Douglas Abbott tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2008, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
I temi di questa settimana vanno dal giudizio e il pentimento all’attacco di una religione autoreferenziale e disumanizzante. Troviamo anche una dichiarazione personale di perdono, dei nemici che fanno la pace e l’ammonizione evangelica di praticare umilmente i nostri atti religiosi e spirituali.
C’è molto da dire sulla vita delle persone LGBT in relazione a ognuno di questi temi. Ma il tema che più di tutti tormenta l’immaginazione e il cuore di chi scrive queste note è l’orribile e devastante piaga che il profeta Gioele descrive in maniera così vivida.
Gli estensori di questo commento non pretendono di leggere obiettivamente o di aver vissuto i fatti descritti in questi passi. Noi siamo due lesbiche e un gay e vi invitiamo a “origliare” la conversazione faccia a faccia che abbiamo avuto mentre lottavamo con questi testi che parlano alla nostra vita come a quella della nostra comunità LGBT.
In Gioele 2:1-2, 12-17 il profeta invita al pentimento di fronte al terribile disastro che si profila per il paese, a meno che gli abitanti “tremino” (versetto 1) e si correggano con il digiuno, il pianto e il lamento (versetto 12). Se i sacerdoti e i ministri di Dio piangeranno “tra il vestibolo e l’altare” (versetto 17) e il popolo si lacererà il cuore (versetto 13) e cambierà radicalmente, forse Dio deciderà di non punirli.
– Qual è la vostra concezione del pentimento nella vostra vita individuale e nella vita di una comunità religiosa? Che tipo di pentimento è necessario in molte delle nostre chiese per porre un termine alla devastazione delle vite LGBT?
Una delle prime cose che le persone religiose devono affrontare quando leggono questi giudizi e questi passi che parlano di pentimento è il modo in cui Dio e la sua azione erano concepiti al tempo della stesura del testo. Spesso la gente pensava: Se è accaduto qualcosa di terribile a una persona o a tutto il popolo, allora Dio dev’essere in collera e l’intero popolo merita di essere punito.
Oggi chi legge questo testo forse vuole pensare, più che all’interpretazione delle tragedie personali e sociali in termini di ira e punizione divini, alla violenza e all’oppressione che gli esseri umani perpetrano sui loro simili. Forse potremmo pensare a quando siamo noi le “locuste e le armate di nemici”. Quando siamo divenuti nemici delle nostre sorelle e dei nostri fratelli e dello stesso pianeta?
Abbiamo bisogno di pentirci nel nostro paese e in tutto il globo, non come mezzo di “persuadere” Dio ma come atto di giustizia e di responsabilità per tutto ciò che gli esseri umani hanno fatto di ingiusto. La devastazione che il profeta Gioele predice incombente nei versetti 1 e 2 ha già attraversato la terra LGBT. Le locuste dell’odio e della violenza sono ancora realtà quotidiane nella vita della nostra comunità.
La devastazione dovuta ai molti bracci della Chiesa e della società continua letteralmente a distruggere la vita dei giovani LGBT e a molti di noi è costata il lavoro, i legami famigliari e le relazioni intime. Il Dio che Gioele descrive sembra essere a un tempo nostro alleato e nostro nemico. Dio sembra essere dalla parte della devastazione e contro la vita delle persone LGBT.
Eppure, dall’altro lato questo è lo stesso Dio di fronte a cui ci dobbiamo pentire. È sfiancante incontrare una volta di più un Dio che deve essere blandito perché cessi la “piaga della violenza” e guardare negli occhi un Dio di fronte al quale bisogna implorare pietà e perdono perché cessi la punizione eterosessista. Per noi tre però è troppo facile sedersi e parlare di tutte le maniere in cui la Chiesa e la società eterosessiste hanno perpetuato l’”esercito della violenza” contro le nostre vite.
È palese che Gioele stia invitando “tutto” il popolo al pentimento (versetto 1), non solo alcuni. Anche la comunità LGBT ha di che pentirsi, non per quello che siamo come persone LGBT, per l’omoerotismo e l’omosessualità, ma per le volte in cui non siamo stati abbastanza netti e offesi verso ciò che continua ad accadere nella nostra vita e nella vita della nostra famiglia e dei nostri amici.
Forse non sempre abbiamo levato la voce contro le pratiche religiose autoreferenziali e disumanizzanti di cui parla il profeta Isaia questa settimana. Un aspetto molto insidioso dell’abuso e della violenza è il dispendio di energia che bisogna mettere in atto per rispondere e reagire all’oltraggio. Non sempre abbiamo sostenuto quella “riforma morale” della quale profetizza Isaia 58:6-8. In realtà molti membri della nostra comunità sono i “nudi” (versetto 7) e i vulnerabili ai quali Isaia invita a occuparsi con azioni concrete.
Talvolta è stato molto più facile proteggere la nostra “piccola sfera” di sicurezza nel nostro quartiere e nella nostra famiglia elettiva piuttosto che diventare quelli che “sciolgono le catene inique” e “tolgono i legami del giogo” (versetto 6) a favore dei membri della nostra comunità LGBT che sono molto più emarginati, oppressi e vulnerabili di chi si è ben inserito nella società e nelle chiese.
Non abbiamo sempre implorato il perdono nella maniera potente a cui ci esorta il Salmo 50 (51). Mettiamo davanti le stesse scuse che il salmista incita ad abbandonare per poter rinnovare il cuore e la vita (versetti 1-17).
– Per i membri della comunità LGBT: quale perdono cercate in relazione agli altri membri della comunità LGBT? Per i nostri alleati: quale preghiera di perdono offrirete a Dio per la devastazione delle vite LGBT e in che modo potreste concretamente scogliere le catene inique che abbondano attorno a noi?
Come persone LGBT, noi dichiariamo umilmente e fermamente che il Dio dei profeti è anche il nostro Dio. Anche se non siamo responsabili dell’enorme devastazione della violenza omofobica ed eterosessista nel nostro paese, in quanto parte della comunità umana ci sentiamo spinti a esprimere il nostro pentimento e a cambiare seriamente vita.
Non sempre abbiamo fatto il necessario per fermare la devastazione, piuttosto abbiamo fatto tutto ciò che ci è stato richiesto per “adattarci” e cercare di vivere una vita “normale”. Resistere alla piaga costante delle locuste è doloroso e sfiancante.
Le locuste ci affliggono da moltissimo tempo e talvolta noi membri della comunità LGBT abbiamo bisogno di staccare, rigenerarci e rinnovarci per la lunga lotta verso la trasformazione sociale e religiosa. Il Mercoledì delle Ceneri è un momento importante per discernere se è il tempo dell’azione decisiva e coraggiosa o del ritiro dalla devastazione per poterci rinnovare.
Quando leggiamo Matteo 6:1-6, 16-21 riconosciamo che spesso noi pratichiamo le nostre discipline spirituali in quella “privacy” a cui invita Matteo (versetti 2-6, 16-18). Ci impegniamo in atti simbolici e materiali di preghiera, digiuno ed elemosina nel segreto della nostra vita comunitaria. Non facciamo così perché è una cosa buona e umile come suggerisce Matteo ma perché siamo timorosi di farlo in pubblico ed essere più visibili.
Abbiamo paura di essere più radicali nella nostra “autentica integrità” in un mondo nel quale gli uomini gay vengono uccisi e legati a una staccionata del Wyoming e le madri lesbiche perdono i loro figli quando escono allo scoperto. Questa non è una scusa per essere meno visibili e radicali, eppure ha sempre un impatto particolare e unico sulla vita delle persone LGBT. Nel leggere le parole di Matteo capiamo che la comunità LGBT spesso vive la sua autentica integrità nel mondo privato e segreto delle sicurezze che ci creiamo l’uno per l’altro. È difficile vederci, difficile scovarci.
Spesso ci sembra di non avere nessuna struttura onnicomprensiva e unificante, una cultura o una realtà che tenga insieme la nostra comunità, così a volte siamo obbligati praticare la nostra “autentica integrità” nella privacy della nostra comunità. Eppure quello che colpisce nel mandato di Matteo è che egli conta sul fatto che ogni pio ebreo pregherà, digiunerà e parteciperà ad atti di carità e giustizia ed invita perciò a farlo in umiltà (versetti 1-6). La lettura tratta dal vangelo di Matteo è uno di quei testi che richiedono di esaminare attentamente il “contesto”.
Le persone LGBT potrebbero capovolgere le parole di Matteo e sforzarsi di esprimere coraggiosamente e pubblicamente la nostra vita e le nostre pratiche di “giustizia” e sfidare la comunità eterosessuale ad essere anch’essa una testimone. Matteo invita alla costanza nel giusto comportamento e a compiere quelle azioni con umiltà.
– In che modo Dio potrebbe incaricare le persone LGBT di invitare tutte le persone pie e religiose a impegnarsi in quegli atti profondamente religiosi a beneficio della nostra comunità e delle altre persone oppresse, e a fare questo con profonda umiltà?
Quando leggiamo le parole di 2 Corinzi 5:20b-6:10 esse ci sfidano ad essere la nuova creazione della comunità di Dio. Capiamo quanto spesso siamo “sconosciuti, eppure siamo notissimi” (versetto 9) e trattati da “impostori” eppure “siamo veritieri” (versetto 8). Paolo sta difendendo la nuova comunità religiosa di cui fa parte e dichiara che essa compie atti di riconciliazione e di pace enumerando tutte le oppressioni che sopporta nel nome di Dio e del mondo trasformato. Il Mercoledì delle Ceneri è il momento adatto per tirare le somme di quante “tribolazioni, necessità e angosce” (versetti 3-10) ognuno di noi ha sopportato per il bene della giustizia, per le persone LGBT e tutta la creazione.
– Quali azioni a favore delle persone LGBT vi hanno procurato autentiche angosce e afflizioni? Dove vedete esempi della nuova creazione di Dio in cui la vita delle persone LGBT è meno devastata e meno oppressa?
La nostra preghiera
Dio di giustizia
dacci il coraggio di affrontare
tutti i momenti della nostra vita
in cui abbiamo partecipato alla devastazione
delle vite LGBT.
Aiutaci, in questo Mercoledì delle Ceneri,
ad essere onesti e a pentirci
dell’oppressione che abbiamo contribuito a creare e mantenere
e donaci una nuova risolutezza
di essere autentiche comunità di fede
che incarnano la tua nuova creazione
mentre ci impegniamo in atti di riconciliazione e di pace.
Amen
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
Testo originale: Ash Wednesday, Lent and Easter through Pentecost Sunday Year A