Non si è chiesa se si esclude (Mt 5:43-48)
Riflessioni bibliche di Michel Le Conte tratte dal sito dell’associazione David et Jonathan (Francia), liberamente tradotte da Marco Galvagno
Ecco la quinta e ultima antitesi del discorso della montagna riguardante l’amore e il suo contrario, l’odio. La legge secondo la quale bisogna odiare i propri nemici non è scritta nell’Antico testamento, tuttavia è una legge psicologica quasi naturale: l’unità del gruppo e anche di una chiesa si fa sempre escludendo quelli che non ne fanno parte e che hanno un comportamento diverso da quello che ci si aspetta da loro.
Freud lo chiamava “il narcisismo della piccola diversità”: l’unità del gruppo si fa naturalmente a spese di quelli che consideriamo diversi.
La radicalizzazione di Gesù consiste nel rifiuto di ogni discriminazione tra buoni e cattivi: la gente che non applica la legge e la gente che non sa applicarla, lo straniero strano e quello che non capisce, tutti sono benvoluti da Dio.
La comunità cristiana non deve essere costruita secondo la logica del mondo: ogni persona deve essere riconosciuta indipendentemente dalle sue qualità ereditate o acquisite, dalla sua origine, dal suo sesso e dal suo orientamento sessuale. Nel versetto 48 si può tradurre: “siate perfetti” o “sarete perfetti”, perché la perfezione che Gesù propone non può essere un dato di fatto acquisito, uno status quo, ma dobbiamo continuare a convertirci incessantemente.
Gesù ci propone di fare un’esperienza nuova, quella della comprensione di noi stessi e degli altri come esseri amati da Dio. Questa percezione trasformata di noi stessi può nascere solo giorno per giorno grazie all’ascolto quotidiano della parola di Gesù. La tenerezza misericordiosa di Dio è l’alfa e l’omega della vita cristiana e ne è anche la sorgente.
Testo originale: David et Jonathan